Nella storia dell’Islam sciita il comandante al-Mukhtar è un eroe (per esteso il suo nome sarebbe al-Mukhtār ibn Abī ʿUbayd Allāh, in arabo المختار بن أبي عبيد الله الثقفي ) . Fu lui, infatti, a guidare una rivolta contro il califfato Ommayade per vendicare la morte dell’Imam Ali nel 680. La ribellione ebbe successo, anche se fu di breve durata e portò alla morte dello stesso al-Mukhtar nel 687. Nella tradizione sciita, quindi, Mukhtar rappresenta il coraggio e la giustizia, la vendetta contro i nemici sino all’eroico sacrificio della propria vita (nello sciismo il martirio è un vero e proprio culto che trova nel giorno dell’Ashura, il ricordo della morte di Ali, il suo momento più alto). Il mito del comandante Mukhtar, chiaramente, ha plasmato totalmente la Repubblica Islamica. La televesione nazionale iraniana, IRIB, ha trasmesso un colossale di 40 puntate dedicate alla narrativa di Mukhtar, mentre in Iraq è stato creato un movimento terrorista jihadista, finanziato dall’Iran, denominato proprio Mukhtar Army (al comando di Jaysh Al-Mukhtar).
Di recente, purtroppo, il mito di Mukhtar è stato usato per insegnare ai giovani iraniani l’odio verso tutti coloro che criticano la Guida Suprema. Unendo tradizione e modernità, gli informatici del regime hanno creato un videogame intilato “Il Ritorno di Mukhtar”. Il gioco, però, non ha nulla a che vedere con la storia dello sciismo e la ben nota diatriba con il mondo sunnita. Al contrario, il giocatore ha come obiettovo quello di uccidere i nemici della Repubblica Islamica. Così, al fianco delle solite bandierine di Israele e degli Stati Uniti, appaiono i volti dei leader dell’Onda Verde, Moussavi e Karroubi, ma anche quello dell’ex Presidente riformista Khatami. Vogliamo ricordare che, nel 2011, furono gli stessi deputati iraniani ad invocare la morte di Moussavi, Karroubi e Khatami, durante una seduta del Majles. Una nuova riprova della bestialità della politica iraniana (vedere per credere).
Qui sotto vi proproniamo alcuni spezzoni di questo macabro videogame. Si tratta, vogliamo ribadirlo, di una nuova riprova della degenerazione fondamentalista e ossessiva del regime khomeinista. L’ennesima conferma che, a dispetto delle incoraggianti parole di Rohani, Teheran ben poco è cambiato….