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Devono saperla centellinare fino al nuovo sorgere del Sole. A dirla così, sembrerebbe un’ovvia operazione: basterebbe che durante il giorno si vada oltre il bisogno diurno e la riserva di cibo superi di molto il limite necessario. Invece, le piante non lavorano così rozzamente, ma riescono a non sprecare niente e a predisporre perfettamente il banchetto notturno. In altre parole, tengono conto che le giornate possono essere più o meno lunghe e che il Sole può sparire troppo in fretta (cielo estremamente nuvoloso o cose del genere) e, infine, considerare che la riserva di cibo notturna può variare da giorno a giorno a causa delle condizioni al contorno. Riassumiamo: le piante hanno a disposizione due informazioni fondamentali. La prima riguarda la durata della notte e la seconda la quantità di cibo a disposizione. Entrambi sono dati variabili quotidianamente. Eppure, esse arrivano SEMPRE, alla mattina, con la riserva utilizzata perfettamente, senza aver patito la fame e senza aver lasciato inutili “rifiuti”.Per potere ottenere questo risultato vi è una sola possibilità: sapere fare una semplice, ma delicatissima operazione aritmetica: la DIVISIONE. In altre parole, le piante dividono la quantità di cibo a disposizione per la durata della notte e sanno esattamente quanto possono mangiare minuto per minuto. La nuova ricerca ha chiarito che durante la notte un meccanismo biologico all’interno delle foglie misura la quantità della riserva e la stima della durata del periodo buio. L’informazione sul tempo deriva da un orologio interno simile a quello che possiede anche il nostro corpo (ben più evoluto). A questo punto viene eseguita la divisione che normalmente porta a un consumo finale, all’alba, che non si discosta dal 95% dell’amido a disposizione. Non solo le piante evitano l’insorgere di una pericolosa “fame” notturna non saziabile, ma riescono a non sprecare quanto la loro collaborazione con il Sole e la sempre più terribile CO2 (poverina…) hanno saputo formare precedentemente. Se le piante mangiassero troppo in fretta, sarebbero costrette a fermare la loro crescita di notte, se fossero troppo lente, crescerebbero male e sprecherebbero una sostanza faticosamente costruita dalla Natura. Il problema è: “Come fanno le piante a eseguire questa fondamentale divisione, sempre diversa giorno per giorno?” Al momento si pensa che le due informazioni base (quantità della riserva e tempo a disposizione) siano materializzate nella concentrazione di due tipi di molecole (chiamate S e T rispettivamente). Se le molecole S stimolano l’utilizzo dell’amido e le T lo contrastano, la quantità di cibo utilizzata in funzione del tempo dipende direttamente dal rapporto tra molecole S e T. In poche parole le piante eseguono l’operazione S/T e il gioco è fatto! Estrapolando il discorso, sembra proprio che la Natura, anche quando esegue processi che sembrerebbero puramente dovuti all’istinto biologico, usi sempre e comunque meccanismi di tipo matematico, indipendentemente dalla nostra capacità di descriverli. Oppure no? La discussione precedente va avanti… Fonte: A / V
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