"Quando nel 1983 mi sono messo in viaggio per raccogliere le storie che dovevano diventare 'Italia anno uno', il Paese era uscito da poco dalla stagione [...] del terrorismo e stava entrando spensieratamente nella stagione del craxismo rampante e della 'Milano da bere'. A molti sembrava un'idea bislacca la mia, andare in giro per le campagne a parlare di refrigerazione e di serre industriali o nelle città a incontrare i pubblicitari e gli informatici. A me invece sembrava la cosa più naturale del mondo: la società e l'economia italiana stavano cambiando in maniera decisiva [...] e io volevo semplicemente andare sul posto a rendermi conto di quello che stava succedendo. Avevo fatto esattamente lo stesso vent'anni prima, quando ero andato a Vigevano a scoprire la provincia dove era esploso il miracolo economico: e anche allora fatti noti a tutti, cambiamenti del modo di lavorare, di vivere che non si poteva far finta di non vedere, erano ignorati dall'informazione, non esistevano per i lettori dei giornali, figurarsi per quelli che vedevano solo la televisione. Anche oggi [...] non mi sembra che la situazione sia molto cambiata: abbiamo letto migliaia di articoli, di inchieste sulla crisi finanziaria che ci travolge, sul capitalismo sfrenatamente corrotto e corruttore di ogni idea politica, di ogni speranza di futuro decente, però non ci abbiamo ancora capito niente. Ci vorrebbe qualcuno che si metta in viaggio come ho fatto io allora o forse ancora più che questo, ancora più di un inviato ci vorrebbe un traduttore, uno che cerchi di capire e di farci capire. Ecco, io spero almeno questo: che chi legge oggi [...], oltre a capire qualcosa dell'Italia di allora e di adesso, si chieda come mai nessuno si mette più in viaggio per il nostro Paese, cercando di raccontare e di far comprendere quello che è sotto gli occhi di tutti e sulle pagine di nessun giornale." (Giorgio Bocca, Bellardey, agosto 2010)
E' questo un riassunto della Prefazione alla riedizione del libro 'Italia anno uno' (1984), nel quale l'autore cercò di analizzare il globale stato di salute dell'intero Paese partendo dai suoi minimi termini. Se ne va un cronista, uno degli ultimi rimasti, simbolo di una professione svolta senza mai perdere di vista lo straordinario potere di analisi con cui l'uomo deve guardare alla società: guardare dentro al più piccolo degli esempi possibili, per poter ricavare qualcosa di minimo con cui cercare di spiegare queltotale che troppo spaventa. Se ne va un soldato innamorato della propria passione, addestrato a ricercare fino all'ultimo quelle atmosfere che tanto consigliava a quelli che, meno esperti, desideravano capire come svolgere od avvicinarsi a quel meraviglioso mondo chiamato giornalismo: "Il mestiere del giornalista è molte cose che si imparano: scrivere chiaro e in fretta, avere capacità di sintesi, non perdersi nei dubbi e nelle esitazioni, ma anche essere colto, aperto al mondo e alle sue lezioni, capace di emozioni, di solidarietà umana. [...] Non preoccupatevi, se un segreto c'è, è quello che avete già in testa, il segreto di chi ha orecchio per i suoni del creato, di chi ha occhio per la caccia, dello schermidore che sa parare e tirare." Scrivere chiaro per essere compresi da chiunque, per poter divulgare e diffondere concetti fondamentali al maggior numero possibile di persone; amare la propria professione significava, forse, sapersi reinventare di volta in volta, annullando quelle barriere che la conoscenza del mondo è capace di frantumare. Essere giornalista ha significato, fino all'ultimo, capacità assoluta di indignazione e denuncia: la solidarietà umana davanti a tutto, cercando di comprendere fino al minimo dettaglio tutti i fenomeni che, su scala microscopica, potevano alterare macroscopicamente sistemi ed equilibri. Se esiste un segreto per essere uomini, Giorgio Bocca ha cercato di rappresentarlo: se ne va un cronista che ha provato a 'fotografare' lo sviluppo e la (de)crescita di questo Paese, in tutte le sue evoluzioni ed involuzioni. Inviato, traduttore, giornalista e cronista: questo e molto altro ha provato ad essere. Un pensiero da parte di un ragazzo che lo ha conosciuto poco, ma ammirato comunque molto. Che la terra ti sia lieve.