Indagine mortale
di David Levien
David Levien è sceneggiatore, romanziere, regista e produttore statunitense. Co-sceneggiatore di Ocean’s Thirteen e Il Giocatore, ha prodotto anche i film L’illusionista e Un viaggio inaspettato. Senza traccia è il suo primo romanzo, a cui ha fatto seguito Where the Dead Lay, secondo caso per Frank Behr.
Titolo: Indagine mortale
Autore: David Levien (Traduttrice: Francesca Noto)
Serie: //
Edito da: TimeCrime (Collana: Narrativa)
Prezzo: 8,90 €
Genere: Thriller e Noir
Pagine: 384 p.
Voto:
Trama: Frank Behr è assetato di verità e vendetta: il suo migliore amico e mentore è stato ucciso senza apparente motivo e senza lasciare indizi. Frank giura a sé stesso che, a prescindere da quanto impegno la polizia metterà nel risolvere il caso, lui utilizzerà ogni minuto, ora, giorno e mese necessari a trovare le belve che hanno commesso quell’omicidio. Ma prima che le sue indagini finiscano inesorabilmente in un vicolo cieco, una società d’investigazioni private lo contatta per proporgli un caso molto delicato: la scomparsa di due dei suoi migliori detective. Behr accetta, e da ex-polizotto metterà in moto tutti i suoi vecchi contatti, e le poche informazioni raccolte non gli eviteranno una ricerca nei recessi più oscuri della città. Il mondo sommerso della criminalità di Indianapolis lo risucchierà in una rete complessa di alleanze e rivalità, dove brutalità e ferocia sono le regole per la sopravvivenza. Ma proprio muovendosi in questo torbido sistema, creato da una potentissima famiglia criminale, Behr si confronterà con una rivelazione scioccante che collega i due detective scomparsi all’omicidio del suo amico fraterno.
di Simog55
Frank è un ex poliziotto che, a causa di un gravissimo trauma avuto nel passato, ha dovuto cambiare professione, vita, prospettive… tutto insomma. È un detective privato che vive per il suo lavoro; d’altra parte la sua vita ormai è decisamente scissa in due: c’è un “prima” ed un “dopo” completamente agli antipodi, e tra di loro un vero e proprio oceano di dolore.
Tutta la merda che aveva visto sulle strade come poliziotto, e poi come investigatore privato, aveva bisogno di un posto dove essere rinchiusa, e Behr aveva imparato fin troppo presto a trovarle uno spazio. Una scatola vuota dentro di lui, dove stipare tutto il dolore, chiudendovi sopra il coperchio prima che diventasse insostenibile. Disumanizzare le vittime, considerarle una serie di eventi, un’equazione da risolvere, un indizio, un pezzo di carne da maneggiare garantiva a un investigatore l’obiettività, l’abilità di ragionare. Lo rendeva potente e consapevole, risoluto al momento di fermare il colpevole. Il problema stava nel fatto che, molto presto, la capacità di discernimento veniva meno e tante altre cose rischiavano di finire in quella cassaforte. Mogli, figli, amici, tutto poteva finirci dentro; e quelli che non facevano attenzione, ma anche molti che ci stavano attenti, diventavano simili a degli zombie, gusci vuoti che procedevano per gesti automatici nella vita e nel lavoro, pregando che la mera competenza li tenesse a galla.
A parte il lavoro, Frank ha una sola passione: il Jiu jitsu brasiliano, e, grazie al suo maestro Aurelio Santos, nel tempo è riuscito ad eccellere in quest’arte marziale, che gli è utile sia nel lavoro che nel veicolare la sua rabbia distruttiva.
Una mattina, entrando in palestra per il solito allenamento, trova Aurelio ucciso brutalmente in un mare di sangue. Immediatamente in lui scatta l’impulso fortissimo di vendicare quello che era, a tutti gli effetti, l’unico amico vero della sua vita solitaria, e perciò inizia ad investigare, nonostante la polizia si sia fatta carico dell’indagine dell’omicidio.
A questo punto il thriller “ingranerà la quinta” e, in un vortice di colpi di scena e intrighi a scatola cinese, che contribuiranno a mantenere una perenne atmosfera di suspense, la storia continuerà senza un momento di pausa fino alla fine.
Volutamente non approfondirò la trama, anche perché, per scelta dell’autore, questo è un giallo nel quale lo scopo non è trovare l’assassino, dal momento che lo conosciamo fin dall’inizio, bensì seguire il modo in cui Frank Behr riuscirà a riunire tutti i fili di un’intricata matassa di indizi e di accadimenti, per arrivare, alla fine, a scoprire la verità.
Un libro duro, violento, permeato da un disincanto, che ho sentito, devastante. David Levien ha saputo tratteggiare con maestria l’animo del protagonista, ma direi anche degli altri personaggi, facendoci toccare con mano la sua solitudine, il suo non vedere speranza alcuna in niente e in nessuno. Solo nei romanzi di John Connolly, con il suo Charlie Parker, ho letto pagine così toccanti…
Un libro che consiglio ad un pubblico adulto, soprattutto per il grande contenuto di violenza brutale e senza sconti, che permea ogni pagina del racconto e che piacerà sicuramente a tutto quel pubblico maschile che ama trame concise, complesse e senza troppi romanticismi. Il romanzo non è sicuramente adatto ad un lettore non preparato a scene, contesti e descrizioni così feroci. Purtroppo, oggi sembra che non si possa più scrivere un bel thriller senza che ci siano sempre scene altamente drammatiche, minuziose in ogni macabro dettaglio… in questo caso non ci sono dettagli truculenti, bensì un clima di violenza generale, che si respira fin dalle prime pagine.
Complimenti alla TimeCrime per la coraggiosa iniziativa, che ha voluto far sua, di portare in Italia autori così interessanti ed autrici che altrimenti non avremmo mai avuto il piacere di leggere, a prezzi, oltretutto, così invitanti.