Mi è capitata una nota su un’ indagine della Fondazione ISTUD, prima Business School indipendente in Italia, che dal 1970 opera nel campo della formazione professionale superiore e della ricerca sul management, che ha presentato il 12 settembre in occasione della III giornata nazionale delle Cure a casa, i risultati dell’indagine condotta nel 2011 sui modelli di qualità, sulle tecnologie, sulla sostenibilità e sulla diffusione del badantato nelle cure domiciliari a livello nazionale.
In sintesi crescono in Italia le cure domiciliari e la disponibilità delle famiglie ad intervenire , in parte economicamente, ma nessuno sa quanto effettivamente possono costare i vari servizi.
In un periodo di vacche magre abbiamo che la quasi totalità dei distretti rispondenti alla Ricerca ISTUD (il 93%) riporta di non adottare una contabilità analitica per l’utilizzo dei costi standard del paziente.
Altro fenomeno preoccupante è la scarsa conoscenza della Telemedicina, pur essendo piena la penisola di convegni c’è ancora qualche amministrazione sanitaria che pensa la telemedicina come una nuova “Intranet aziendale!“
Altro elemento di come ognuno vada per conto suo e non si realizzi economie e analisi di costi è la mancanza di convenzioni operative tra i distretti e i comuni (nel 99% dei casi) per reperire assistenti familiari (badanti).
Insomma sprechi, sprechi e nessuno che voglia innovare. Se le Organizzazioni Agricole si dessero da fare (di piu!!!) sul benessere globale e non solo sull’alimentazione ci sarebbe la possibilità di confrontare nuovi servizi rural-social e attivare percorsi di qualificazione e sperimentazione.
Meno male che ci sono i Buoni Frutti …che girano l’Italia!
Pacman
Nostradamus
Magical Cat Adventure
Snake