Le famiglie con disabilità vincono il ricorso al Consiglio di Stato, che ha respinto nuovamente l’appello presentato dal governo sul nuovo Isee (Indicatore della situazione economica equivalente), lo strumento che da gennaio 2015 indica la condizione economica complessiva delle famiglie italiane. In pratica gli indennizzi percepiti dai disabili non possono essere considerati una fonte di reddito. I trattamenti erogati dalle pubbliche amministrazioni sono quindi un sostegno al disabile e non una «remunerazione del suo stato di invalidità, oltremodo irragionevole oltre che in contrasto con l’art. 3 della Costituzione», viene indicato nella sentenza.
Il Consiglio di Stato conferma quindi quanto già sentenziato dal Tar del Lazio. «Ero sicura che il Consiglio di Stato ci avrebbe dato ragione», ha commentato Chiara Bonanno, una delle promotrici del ricorso. "È una sentenza storica, perché nata dalla volontà di tante persone e famiglie vessate da una legge iniqua e ingiusta e da un governo che si è mostrato persecutorio nei nostri confronti. Chi ha fatto questa legge ha creato gravi danni economici, ma sopratutto alla dignità di queste persone. Tante persone debolissime si sono letteralmente trascinate dal notaio, per firmare il mandato all'avvocato. È stato faticosissimo fare tutto questo: ma abbiamo vinto. I deboli hanno sconfitto il potere. E oggi festeggiamo".
Da: Corriere della sera
Il caso Fidenza
Il regolamento specifico del Comune di Fidenza, approvato frettolosamente il 10 settembre 2015 senza tener conto dei pareri contrari espressi delle associazioni che operano a sostegno dei disabili che peraltro Rete Civica aveva portato in Consiglio Comunale (vedi più sotto il testo dell'intervento) dovrà essere rivisto.
Rete Civica Fidenza commenta così la sentenza:
Consiglio Comunale del 10 settembre 2015 L'intervento di Rete Civica Fidenza Questa sera stiamo parlando di un regolamento importante su cui bisognava trovare condivisione e definire una modalità di intenti che non penalizzasse i cittadini. L’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) viene utilizzato per accedere ad una serie di servizi sanitari e assistenziali, indispensabili per la sopravvivenza delle persone con disabilità grave e non autosufficienza. Su delega della legge n. 214 del 2011, è stato emanato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 Dicembre 2013 n. 159 recante il “Regolamento concernente la revisione delle modalità di determinazione ed i campi di applicazione dell’indicatore della Situazione economica equivalente (ISEE). Il D.P.C.M. (decreto del consiglio dei ministri ) ha riformato l’ISEE con modalità che comportano una pesante compromissione della piena realizzazione dei diritti fondamentali delle persone con disabilità, in violazione dei principi costituzionali di tutela delle persone disabili desumibili dal combinato disposto degli art. li 2,3,32 e 38 della Carta Costituzionale . A seguito della riforma introdotta dal decreto, vengono considerate reddito la pensione di invalidità, l’indennità di accompagnamento e tutte le provvidenze economiche per le prestazioni sociali e sociosanitarie agevolate concesse alle persone con disabilità.In tal modo, vengono ad aumentare il reddito utile ai fini del calcolo dell’ISEE somme di denaro ovvero contributi economici ed agevolazioni fiscali concessi dagli Enti pubblici per recuperare lo svantaggio in cui si trova la persona con disabilità e per assicurare la realizzazione dei diritti costituzionalmente riconosciuti. Questo comporterà l’inaccessibilità al servizio riabilitativo da parte di molte persone disabili e si tradurrà nella perdita del loro diritto alla cura anche per persone non autosufficienti. Le persone con disabilità non potranno più accedere – ad esempio – ai contributi per l’assistenza indiretta (vita indipendente), agli assegni di cura, ai contributi per l’abbattimento delle barriere architettoniche o per il trasporto personale.
Il nuovo ISEE opera :
- una discriminazione tra disabili maggiorenni con nucleo familiare a sé, disabili maggiorenni e disabili minorenni , per le prestazioni agevolate di natura socio-sanitaria,inserendo nel calcolo ISEE solo nel primo e nell’ultimo caso il reddito familiare, con conseguente disparità di trattamento tra persone disabili e con la lesione del diritto delle persone con disabilità a formare una propria famiglia in violazione dell’art. 23 della convenzione ONU;
- pone un tetto alle franchigie, considerando detraibili fino a un massimo di 5 mila euro le spese sanitarie per il familiare disabile, ma solo se indicate in dichiarazione dei redditi, Ciò con una doppia conseguenza negativa: chi utilizza le dichiarazioni dei redditi forfetarie non può beneficiare di queste detrazioni; le spese sanitarie per le persone con disabilità documentate oltre il limite detraibile di 5 mila euro l’anno non potranno essere detratte, ma paradossalmente saranno sostanzialmente considerate reddito disponibile;
- valorizza il reddito e patrimonio di tutti i componenti del nucleo familiare anagrafico di appartenenza (che comprende anche fratelli, cognati o conviventi dei fratelli e loro figli) anche per i nuclei familiari che accolgono persone con disabilità grave e anziane non autosufficienti, lede il principio di evidenziazione della situazione economica del solo assistito, che è una diretta attuazione della Convenzione ONU e dei principi di non discriminazione, dignità intrinseca, autonomia individuale e indipendenza della persona con disabilità: infatti non può esserci autonomia individuale se la scelta della prestazione dipende dalla disponibilità di tutti i familiari di farsi carico di ingenti oneri della retta;
- conteggia nel patrimonio immobiliare anche la prima casa in base alla rendita catastale, tuttavia le tariffe di estimo sono elaborate dall’Agenzia del Territorio in funzione della dimensione del comune, con una conseguente disparità di trattamento tra persone disabili che vivono in comuni diversi;
- attribuisce agli Enti erogatori la possibilità di introdurre ulteriori criteri di concessione delle prestazioni sociali, con conseguenti disparità tra persone disabili abitanti in comuni diversi, contrariamente a quanto stabilito dall’art. 117 cost. sui livelli essenziali di assistenza, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;
Considerato quindi che questo regolamento va a modificare l' attuale concorso al costo dei servizi delle persone di Fidenza persone con grave disabilità e per gli anziani ultrasessantacinquenni non autosufficienti e per le famiglie, rispetto alla fruizione dei servizi domiciliari, diurni o residenziali e servizi alla persona ed è alto il rischio di esclusioni e rincari.
Considerata la bocciatura del Tar del Lazio con tre senteze gemelle 2454-2458-2459 del febbraio 2015 ) che hanno dichiarato illegittimo il Dpcm 159/2013 nella parte in cui fissa il calcolo per i disabili.
Considerato che nel marzo scorso la segreteria nazionale PD alla presenza del segretario Renzi, pare aver preso in esame la possibilità di introdurre nella delega fiscale una forma di “quoziente familiare”. Lo strumento dovrebbe tenere conto di detrazioni, crescenti secondo il numero dei componenti del nucleo familiare e dalle problematiche del nucleo familiare come la non autosufficienza e disabilità ( sperimentazione già effettuata a Fidenza ) e che tutto questo stabilirebbe un “coefficiente ” progressivo riconosciuto dallo stato, oltre il doppio di quanto faccia oggi ad esempio l’ ISEE.
Considerato che tante le amministrazioni intendono attendere in tal senso l'evoluzione dei lavori ministeriali in materia e il recepimento delle sentenze da parte dell'INPS, nonché il ricorso al Consiglio di Stato, cosi' come ci sono amministrazioni che hanno impegnato la Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministro del Lavoro di apportare le necessarie correzioni al D.P.C.M. n. 159 del 2013, secondo quanto censurato ( municipi romani).
Considerato che n questo caso essere tra i primi, non è segno di virtuosismo, perchè andiamo a restringere la soglia di aiuti ai cittadini in particolare agli anziani non autosufficienti- disabili- famiglie numerose e problematiche e comunque andiamo ad adottare un provvedimento restrittivo. Chiediamo inoltre se è stato chiesto il parere dei sindacati e se vi è un accordo in tal senso -in particolare i sindacati dei pensionati ?
Le pronunce dei giudici amministrativi, "i ritardi di ordine operativo e di chiarimenti risolutivi da parte del Governo, le difformità nei comportamenti delle istituzioni regionali e territoriali - aggiungono - stanno rischiando seriamente di compromettere gli obiettivi della riforma e il rapporto con i cittadini utenti. Paradossalmente stanno minando proprio il principio che considera l'Isee un livello essenziale a garanzia dell'uniformità di trattamento. Pertanto chiediamo al Governo di assumere immediati provvedimenti, anche transitori, affinché si garantisca certezza dei diritti alle famiglie più vulnerabili e un quadro di regole stabili per lo svolgimento dell'attività amministrativa e reiteriamo la richiesta di avere un confronto urgente sulla riforma e le sue prospettive".
Chiediamo di ritirare la delibera di prorogare al dopo legge di stabilità e di dare corso ad un confronto + approfondito su questo tema , VICEVERSA IL NOSTRO PARERE È CONTRARIO