Fa freddo in Nepal, alla mattina si è toccato 0 gradi, nelle montagne (Jomosom, Jumla) anche -5, nel Terai si è sfiorato lo zero con gran nebbioni mattutini. Fredddissima anche la situazione politica , specie nella pianura, Parsa. Bara, Rautaht (Terai centrale) 4 morti fra i maositi e funzionari dello statio. Guerra politico-mafiosa fra i separatisti armati del Tarai Mukti Morcha (JTMM) e i maoisti; fine dei colloqui fra i sei gruppi armati attivi nella regione e il governo. Queste le cause della ripresa della rivolta etnico-religiosa, ovvio c’è chi soffia sul fuoco.
A Kathmandu il capo (incarcerato) del Nepal Defence Army (NDA) Ram Prasad Mainali (ora in fase di conversione cattolica), ha confessato che il suo gruppo è responsabile dell’attentato sanguinoso alla chiesa di Kathmandu lo scorso maggio (2 morti e diversi feriti) e di altri attentati nella capitale e nel Terai. I finanziamenti li riceveva dai gruppi integralisti hindu. Gli stessi (Bharatiya Janata Party -BJP-, Rastriya Swayamsevak Sangh (RSS), Bajrang Dal e Shiva Sena party) che spingono per la restaurazione del Nepal come stato hindu, ripropongono la monarchia e protestano per l’avvicinamento con la Cina. Il leader del Rastriya Swayamsewak Sangh (RSS) Mohan Bhagwat ha dichiarato durante una funzione religiosa che “ Beijing was trying to tighten its hold on Nepal which India must counter through a firm diplomatic strategy”.
Nel Terai s’agitano gruppi religiosi fondamentalisti hindu, probabilmente supportati da parte dei servizi segreti indiani. Intanto le forze speciali indiane Seema Sukhakshya Bal (SSB) hanno impedito all’esponente maoista Ram Bahadur Thapa di visitare la diga di Khurdalotan e I territori attigui che, secondo i nepalesi, sono stati in parte fagocitati dall’India. Nei mesi scorsi decine di famiglie nepalesi furono allontanate dalla zona con la forza dallo stesso SSB. Anche il leader Prachanda è sceso nel Terai, a Mihakali, dove si sospetta che parti di territorio siano stati inclusi nei confini indiani. Durante la visita sono volate parole grosse contro il governo indiano “ We just want equal treatment, not big brother and small brother” ha dichiarato ribadendo che l’India sta manovrando contro l’inserimento dei militari maoisti nell’esercito e controllando l’attuale governo. Ha infine ribadito una vecchia questione cioè che I trattati in vigore devono essere rivisti specie quello del 1950 (Peace and Friendship Treaty) che determina i rapporti economici e commerciali fra i due paesi (copie oggi bruciate pubblicamente da attivisti maoisti).
Si apre un nuovo fronte nella già caotica situazione nepalese. I maoisti che soffiano sul nazionalismo e gruppi filo-indiani (sostenuti dai partiti integralisti hindu e, probabilmente, da settori dei servizi segreti) che auspicano un Terai indiano o qualche forma d’intervento da parte dell’India a protezione degli abitanti della regione (in massima parte d’origine indiana) e della sicurezza dei confini. L’India ha sbagliato un po’ di calcoli. Ha favorito la caduta di re Gyanendra (aprile 2006) per liberarsi una volta per tutte dalla nazionalista dinastia, ha sperato che nelle elezioni dell’aprile 2008 i maoisti uscissero sconfitti, ha lavorato per rimpiazzarli con i partiti a lei più vicini (Congresso e UML) non favorendo il ricambio della loro dirigenza (da sempre corrotta e inefficace). Ora si trova con un altro paese confinante allo sbando. A Kathmandu continuano a circolare banconote e passaporti indiani falsi che molti pensano provenienti dai servizi segreti pakistani. Dalle frontiere può entrare e uscire qualsiasi cosa e persona. 20.000 guerriglieri maoisti indiani potrebbero avere sicuri santuari. Ora stanno cercando d’evitare l’ultima tragedia (dal loro punto di vista) cioè l’arruolamento degli ex-guerriglieri maoisti nepalesi nell’esercito regolare, una delle poche istituzioni su cui gli indiani contano.
Sicuramente sono in corso trattative, incontri, mercanteggiamenti vari fra Delhi e i maoisti. Questo può spiegare perché Prachanda stia agitando la “questione nazionale” (national indipendence and civilian supremacy è il nuovo slogan) pericolosamente per premere sul governo indiano. Sono tornate fuori vecchie storie come quella secondo cui buon re Birendra sia stato ucciso da un complotto manovrato dall’India perchè troppo indipendente da Delhi. Lo stesso, qualcuno raccontava, è accaduto per il leader dell’UML (comunisti moderati) Madan Bhandari scomparso in un misterioso incidente d’auto nel 1993. Fra la gente gli indiani non sono ben visti: turisti supponenti girano per la capitale e programmi radiofonici e televisivi indiani che riducono i nepalesi a caricature, i migranti considerati poco. Antipatie diffuse che ogni tanto sfociano in qualche tumulto anti-indiano a Kathmandu.
Ma i rapporti con l’India sono fondamentali specie adesso che si sta mettendo in piedi un oleodotto che permetterebbe (se i nepalesi pagassero) un flusso costante di petrolio nel paese, senza più le consuete penurie derivanti da blocchi dei traffici o scioperi vari; contemporaneamente si sta discutendo una nuova via commerciale per le merci passante per il Bangladesh e non più solo per il congestionato porto di Calcutta. Questioni importanti per un paese landlocked come il Nepal. Come ovunque, soffiare sul fuoco del nazionalismo può essere una via veloce per raggranellare consenso ma anche una pericolosa deriva.
Unisce, ancora, la fede. Migliaia di nepalesi hindu (fra cui il leader del partito di governo il comunista-moderato Jhala Nath Khanal stanno scendendo ad Haridiwar, dove quest’anno si celebra l’immenso festival del Maha Kumbh Mela, sulle sponde del Gange e sulle scalinate (ghat) note come “Orme di Dio”. Ogni 12 anni milioni di fedeli, decine di migliaia di Sadhu devono bagnarsi (snan) nel giorno propizio di Makar Sakranti (martedì 12) nella sacra Ganga per purificarsi dai peccati di questa e altre vite e raggiungere la purezza. Lo stesso accade, con minori benefici in altri parti dell’India come a Sagar dove nella corsa vero il fiume sono morti 7 fedeli. Io ero stato ad Allahabad, forse 24 anni orsono e lo ricordo come un incubo, sadhu esaltati che spingevano via con i forconi i pellegrini per raggiungere il fiume, persone esaltate pronte a calpestare ogni cosa per toccare le acque all’ora propizia, elefanti adornati che trasportavano Guru adorati, un mare di persone in perenne movimento e, anche, lì qualche decina di morti. Un casino tale che la polizia bloccò le strade d’accesso per impedire ai fedeli di arrivare.
Il periodo sacro e propizio durerà fino ad aprile, ma questi sono i giorni più benefici prossimi alla nuova luna. Shiva e il Sole (l’inizio della fine dell’inverno) sono da propiziare. Dai mitici libri dei Veda (dai queli dipartono le molte scuole hindu) si rintraccia Haridivar (cittadina commerciale abitualmente di 200.000 abitanti). Qui, quando ancora dei e demoni (asura) lottavano, cadde un goccia di sacro amrit (la bevanda sacra degli dei) che Garuda stava portando al suo Signore Vishnu. Altre gocce caddero a Allahabad, Nasik e Ujjain, luoghi sacri e sedi cicliche della grande festa. Comunque, per i più comodi, è possibile ricevere per posta un po’ d’acqua dal fiume sacro con una donazione on-line a Iskon (costo USD 101), che con il ricavato fornirà pasti caldi ai pellegrini del festone.