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India: Rajasthan, la terra dei maharaja

Creato il 12 settembre 2014 da Viaggiarenews

Una delle immagini più stereotipate dell’India, quella delle donne dagli abiti coloratissimi e dai gioielli raffinati, degli elefanti bardati o al lavoro, dei cammelli somati e delle città che sembrano emergere dal deserto come da un sogno,  coincide con il Rajasthan, lo stato di nord-ovest  verso i confini con il Pakistan grande più dell’Italia  e occupato in gran parte dalla steppa e dal deserto del Thar, il deserto più vivace e affollato del mondo perchè basta qualche giorno di pioggia per trasformarlo in un immenso pascolo verde, gioia per gli animali domestici e selvaggi che vi pascolano Da qui sono passate per secoli le carovane tra la Cina e il resto dell’India, per la Persia e l’Asia minore, arricchendo i mercanti locali e facendo splendide le sue città; ancora oggi piccole carovane dei pastori nomadi si spostano da un pascolo all’altro con greggi e masserizie.  Rappresenta la regione indiana più nota e battuta dal turismo, che risente ancora in maniera radicata dell’antica impronta feudale, dove i tratti comuni con l’India classica sono davvero pochi. Si tratta infatti dell’antica Rajputana, la patria dei rajput, i figli del re, valorosi e fanatici guerrieri medievali che per quasi un millennio hanno seguito un rigoroso codice d’onore, per il quale era preferibile morire piuttosto che arrendersi, e per le donne e i figli suicidarsi piuttosto che cadere in schiavitù,  nonchè dei mitici maharaja, ricchi signori feudali che fino a mezzo secolo fa hanno esercitato un potere assoluto dalle loro sfarzose regge, oggi trasformate in musei o alberghi di lusso. I guerrieri rajput furono alla fine assoggettati dall’impero moghul, ma si presero poi la rivincita divenendone i condottieri dell’esercito. Il Thar, la steppa che si è fatta deserto, e i monti Aravalli che separano la zona arida da quella umida ricoperta da foreste, celano caratteristici villaggi con capanne di fango abitate da comunità pastorali capaci di mantenere intatti nel tempo uno stile di vita tradizionale. La popolazione è formata da un vero caleidoscopio tribale che affonda le radici nella preistoria e che li differenzia per i costumi, gli abiti, i gioielli, la religione e l’artigianato. Questa civiltà ha saputo produrre un artigianato di pregio e una raffinata architettura riscontrabile in templi, moschee, monumenti funerari, fortezze arroccate e lussuosi palazzi che costituiscono la grande attrazione turistica della regione, assieme agli sgargianti abiti femminili ornati da preziosi monili e agli immancabili turbanti dai colori intensi e ai lunghi baffi marziali degli uomini, sempre rigorosamente vestiti di bianco. I colori del deserto sono gli stessi che si ritrovano nei turbanti degli uomini e negli abiti delle donne, ma anche nelle case delle città, ognuna con una tonalità predominante. I colori non sono semplicemente decorativi, costituendo una sorta di linguaggio con precisi e complessi significati.  Un reportage fotografico nel Rajasthan non mancherà mai di soggetti attraenti, né di varietà cromatiche.

Nel proprio catalogo “Alla scoperta dell’insolito”, l’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.viaggilevi.com), specializzato in turismo culturale a valenza ambientale e etnografica, propone in Rajasthan un originale itinerario di 10 giorni che, assieme ad alcune delle più famose e importanti località turistiche, penetra nel deserto del Thar e nei Monti Aravalli consentendo la scoperta di habitat e di popolazioni tribali che costituiscono la vera essenza di questa regione. Dopo Delhi il percorso tocca Udaipur, una delle città più romantiche e suggestive dell’India, con i palazzi imbiancati di calce, le torri rastremate dei templi e le cupole del sontuoso palazzo reale che si specchiano nelle acque smeralde del lago Pichola, l’inaccessibile forte di Kumbalgarh del XV sec., a 1.100 m di quota sui monti Aravalli, protetto da sette possenti bastioni per una lunghezza complessiva di 36 km (seconda al mondo soltanto alla Grande Muraglia cinese) che racchiudono templi, palazzi e giardini (dal 2013 sito Unesco), e Ranakpur, il maggiore e il più bel complesso indiano di templi giainisti in marmo bianco cesellato, meta di pellegrini ma ignorato dai turisti in quanto ubicato in luogo suggestivo e isolato, con 29 sale sorrette da 1444 colonne ognuna diversa dalle altre e con raffinati intarsi. Dopo la visita della riserva naturale degli Aravalli, dove fitte foreste celano orsi, leopardi, iene, sciacalli, antilopi e coccodrilli, attraverso arcadiche scene campestri si raggiunge Korta, con i suoi villaggi tribali dalle atmosfere medievali  e le donne dagli abiti  policromi trasportano sulla testa anfore d’acqua con la stessa grazia delle modelle ad una sfilata di moda. E’ quindi la volta del seicentesco forte di Bhedrajun, con ai piedi una serie di graziose botteghe artigiane ancora attive,  ed infine Jodhpur , la città blu con le case cubiche dipinte di questo intenso colore che possiede una delle maggiori e opulente residenze reali indiane.

Partenze mensili di gruppo da ottobre a febbraio 2015 con voli di linea Air India da Milano (e altri aeroporti), percorso in fuoristrada, pernottamenti in confortevoli hotel, lodge e in residenze storiche nobiliari di charme con pensione completa, guide locali di lingua inglese e accompagnatore dall’Italia, quote da 2.680 euro in doppia.

Giulio Badini


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