Fino al 29 gennaio del 2012, il Museo di Arte Contemporanea MAXXI di Roma ospita la mostra Indian Highway, una rassegna collettiva e itinerante che ci mostra lo scenario dell’arte contemporanea in India. La mostra è curata da Julia Ferracci, direttrice artistica del MAXXI, e da Hans Ulrich Obrist, Gunnar B. Kvaran e Julia Peyton-Jones.
Il museo MAXXI realizza la prima mostra in Italia sulla panoramica dell’arte attuale dell’India, avendo presente che oggigiorno è una zona geografica che vive importanti trasformazioni economiche e sociali, che si vedono riflesse nella rappresentazione estetica. Per portare a compimento questa interessante esposizione, il Museo ha potuto contare sulla collaborazione del Museo d’Arte Moderna Astrup Fearnley di Oslo, in Norvegia, e la Galleria Serpentine di Londra.
Ad oggi l’arte dell’India irrompe nell scena mondiale, ed è considerata come una delle più interessanti tra i paesi emergenti, almeno stando alle classificazioni dei critici d’arte, che vedono in essa una nuova tendenza che riceve un impulso dei grandi cambi che sta vivendo questo paese. Senza dubbio, nello scenario delle grandi trasformazioni che si osservano nella crisi del modello occidentale, pochi parlano dei milioni di esseri umani che vivono nel sottomondo della miseria. Per questo risulta interessante la visione che gli artisti contemporanei danno a questa parte invisibile del successo economico dell’India.
Il percorso di questa mostra stabilisce una sequenza interessante che ci porta alla polisemia culturale tra i diversi artisti coinvolti in questa rassegna, dove significati e allusioni generano uno spazio di riflessione nello spettatore.
La dialettica tra la modernità e la tradizione, propria dei momenti di trasformazioni e modernizzazione, è qualcosa che l’arte accoglie con meravigliosa sensibilità, soprattutto quando è riflessa in differenti stili e correnti. Non essendo così marcata l’eredità post-coloniale sui nuovi artisti, essi possono manifestare un’accettazione più rilassata dell’arte occidentale, appropriandosi della condizione postmediale che l’arte contemporanea ha convalidato.
Uno degli artisti che sarà presente in queta mostra, e che rappresenta questa nuova generazione di artisti indiani, è jitish Kallat, nato nel 1974 a Munbai. La sua opera ha fatto il giro del mondo, ed ha come concetto il grido di disincanto delle trasformazioni culturali che hanno rotto l’incantesimo della società e dei valori ereditati dai grandi lottatori sociali, come Gandhi. Le sue opere sono prodotte in grandi dimensioni ed in diversi supporti artistici, come la pittura, la scultura e l’installazione.
Come molti dicono, l’arte è il prodotto del suo tempo, ed effettivamente questa esposizione lo dimostra ancorar una volta. Risulta quindi motlo interessante vedere le differenti espressioni dell’arte concettuale minimalista che ci parla della nuova India, dove la componente post-coloniale sembra essere ormai lontana all’orizzonte.
Per maggiori informazioni: http://www.fondazionemaxxi.it/it/schede/indian-highway
Nancy GuzmanUn grande apporto alla conoscenza della cultura contemporanea dell’India è “Indian Highway”, che ci invita a passare attraverso una società di contraddizioni. Se avete in programma di affittare appartamenti a Roma per qualche giorno, venite a farvi un bagno di cultura al Museo MAXXI.
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