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Cari Tavolini, l'altra sera, mentre aspettavo il lunedì in preda alla classica stanchezza da domenica sera, mi sono imbattuto in un film che ho già visto diverse volte: Indian – la grande sfida.Ho anche il DVD e mi ero ripromesso di guardarlo per scriverne. Diciamo che la mia pigrizia è stata pesa d'anticipo.Indian (2005) è una storia vera, una biografia. Racconta la storia di Burt Munro, un motociclista downunder il cui sogno è quello di portare la sua Indian Scout del 1920 sul Bonneville (il famoso lago salato dello Utah dove si stabiliscono i record di velocità) e stabilire un record di velocità. Nel ruolo di Burt c'è Anthony Hopkins, un vero mostro sacro che rende un grande omaggio a Burt (scomparso nel 1978 all'età di 79 anni).Il film è ambientato nel 1967 anno in cui Burt riuscì per la prima volta a raggiungere Bonneville e a far correre la sua Indian.Ma non voglio dilungarmi sulla trama, potete vedere il film o leggerla anche da altre parti. Il film è piacevole, nonostante il protagonista sia un 68enne segnato da incidenti e vecchiaia il ritmo dello stesso non ne risente e rimane sempre vivace e piacevole, inanellando vicende e incontri molto velocemente. Hopkins è ovviamente un mostro, riempie sempre ogni scena dando colore ad ogni singola inquadratura. Perchè Munro è un personaggio che va esplorato, ossessionato piacevolmente dalla voglia di record, semplice, quasi ingenuo ma sempre positivo, sempre pronto ad aggiustare, sia che si parli della sua Indian che del destino. Burt passa la vita a preparare, aggiustare e sistemare la sua Indian, è un meccanico e un “inventore”, progetta, realizza, forgia, salda ogni pezzo della sua moto e del suo sogno. Questo è uno degli aspetti che ho preferito, Burt potrebbe sembrare un vecchio all'ultima spiaggia, che ha atteso ormai troppo il suo sogno fino a farsi superare. Invece Burt è un deciso, anche se colpito da mille vicissitudini, mille piccoli problemi lui non molla mai, fregandosene degli anni che passano lui tira dritto. Perchè si concede sempre il tempo di aggiustare il suo sogno. Noi ne siamo capaci, siamo capaci di aggiustare i nostri sogni quando la vita li segna e li rompe? Burt lo fa di continuo, fregandosene del tempo, inseguendo un sogno.E lo fa anche se tutti dubitano. Nel film mi è piaciuto che gli unici a credere in lui, a non pensare a lui come ad un vecchio rimbambito siano un bambino e un gruppo di motociclisti, che vede la fiamma che lo anima. Lungo il viaggio questa sua determinazione cortese gli fa incontrare tanti amici, tante persone pronte a sostenerlo, pronti a fare loro la sua causa e a volerlo supportare, anche se increduli e dubbiosi. Ho scritto "determinazione cortese" perchè Burt non è un eroe di quelli "o con me o contro di me", è sempre ottimista, delicato, non prende la vita a pugni ma, nonostante questo, non molla un colpo, non si arrende, non indietreggia. Ci insegna che esistono modi di difendere i propri sogni anche senza rabbia, solo con determinazione.Insomma, lasciamo perdere i discorsi tecnici sul film perchè non ne sono capace, non so giudicare regia, fotografia e tutto il resto. Mi limito a valutare come sono le 2 ore spese guardando il film. Beh, Indian merita, una storia in cui si impara a non mollare, ad accettare che le cose possano non andare subito nel verso giusto, in cui si impara che i sogni si possono anche riparare, che non ci sono avversità più grandi dei nostri sogni, se solo lo vogliamo, è una storia che ogni tanto dovremmo rivedere. Poi è bello risentire la citazione “si vive di più 5 minuti su una moto di questo tipo che non certi tizi tutta una vita” ormai attribuita a tanti biker.