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Indian mystery!

Creato il 14 luglio 2014 da Sopravvivereinindia @svivereinindia

Giusto per farvi capire che sono rincoglionita ma non proprio rincoglionita del tutto, voglio raccontarvi del “Grande mistero”.

Come ho già detto i manager della mia society ascoltano solo mio marito, io non conto niente, anche se passo più tempo a casa di lui. Se chiedo io una cosa loro non la fanno, se mi vedono non mi salutano e i servi dei servi fanno gli amiconi con me solo per provare a toccarmi le tette in ascensore. È successo veramente? Si. Ho urlato come una pazza? Si. Ho maledetto loro e tutte le loro divinità? Si. Ho chiamato la polizia? No. Perché? Perché sono scema, mi fanno pena e perché mi fanno anche paura. Dopo quell’avvenimento, decisi di non far entrare più nessuno in casa mia.

Mesi dopo il fattaccio arrivò un sotto manager indiano con un manager indiano e mi portarono la posta. Era un fatto abbastanza strano, io la posta non l’avevo mai ricevuta in India, non sapevo neanche di avere una cassetta della posta quindi la cosa m’insospettì. Guardo le lettere e vedo che sono tutte dell’anno prima, la più recente era di gennaio, derido la velocità delle poste indiane e tanti saluti. Due giorni dopo sono in cortile con Giuliano e parto in esplorazione, voglio trovare la mia cassetta della posta. Ovviamente è in un posto dimenticato da Dio, guardo dentro e vedo un sacco di lettere e offerte pubblicitarie. La sera vado da mio marito e inizio ad interrogarlo: “dove sono le chiavi della cassetta della posta? Perché non te ne sei mai interessato? Hai visto che ci hanno mandato degli inviti per delle inaugurazioni? Magari ci davano da bere gratis e noi ce le siamo perse”. Mio marito mi rispose solamente: “io non sapevo niente. La cassetta delle lettere è una storia a me nuova”. Annamobene.

Il giorno dopo inizio a rovistare fra le 100mila chiavi che abbiamo in appartamento, si perché non va bene “una-chiave-apre-tutto”, ci devono per forza essere ventimila chiavi diverse… non sia mai che la tua vita poi diventa troppo semplice. Scendo in cortile con il cane e provo tutte le chiavi del mondo, provo anche a scassinare la cassetta, provo ad aprire quella del vicino di casa, provo con la famosa forcina per i capelli ma niente, la maledetta sta chiusa.

Torno in appartamento, cerco di darmi un tono, mi ripeto la frase in inglese e mi dirigo dal manager. Sapevo già che i tipi mi avrebbero snobbato alla grande, sono scesa di casa già perdente. Arrivo, parlo, e torno… senza chiave, con la risata dei tipi che mi seguiva fino al terzo piano.

Passano i giorni, passa il traffico, passano i tipi che bruciano la plastica per strada, arriva l’ultimo giorno prima di partire. Faccio la valigia, vado a fare compere, chiudo tutto per ben benino, poi mi ricordo di quella maledetta cassetta della posta. Mi siedo in divano e faccio un rapido quiz a me stessa. Hai trovato la chiave? No. PCLPLDCDNT l’ha mai trovata? No. M. pulizie ad uccello l’ha mai usata? No. Gliel’hai chiesto? Si. Chi ti ha portato la posta l’ultima volta? Il manager e il sotto manager. Possono avere solo loro la chiave? Si.

Bona, ero pronta. Questa volta ero agguerrita, sapevo che la chiave l’avevano loro. L’altra volta ci avevano privato di chissà quante inaugurazioni, era mio compito frenare questa brutta abitudine. Mi reco in guardiola, cattiva come il male, risoluta come pochi, ma, con una gentilezza che caratterizza i cattivi della Disney quando stanno per colpire.

Vedo la tipa della security, chiedo delle mie chiavi, lei mi vede e mi fa sedere, mi fa aspettare come si fa con i bambini scemi, quelli che sai già che dovrai contraddire ma intanto prendi tempo. Il tempo passa, le chiavi non saltano fuori. La tipa chiama un’altra tipa, lei chiama un tipo. Il tipo mi guarda, ride e se ne va. Annamobene parte 2.

Dopo più di 20 minuti di tira e molla io non demordo perché so che loro puntano a stremarmi. Ad un certo punto una tipa mi fa: “se vuoi io chiamo il capo dei manager ma ti ho detto che da noi la chiave non c’è”. Io sorrido gentilmente e le dico: “vai, vai chiama”. Lei mi guarda e guarda un tipo a caso, il tipo a caso mi fa un sorrisetto come a dire: “che eri scema lo sapevo, ma non fino a questo punto.” Arriva il capo dei manager, l’ultima volta che ci siamo visti mio marito gli stava dicendo che un suo dipendente mi aveva toccato una tetta. Lui fa una faccia del tipo “che coioni sei ancora tu” mista a “tanto non abbiamo niente”. Gli spiego la situazione: “non ho le chiavi, l’altra volta le avevate voi, non me le avete mai date. Datemele now.” Lui si avvicina con fare finto-gentile e mi dice: “vedi qua? Le chiavi non ci sono, vieni vicina così vedi bene, non ci sono. Noi non le abbiamo. Mi dispiace, ma non ci sono”. Io allora gli ripeto: “l’altra volta è venuto il tuo compare a portarmi la posta com’è possibile che le chiavi non siano qui?”. Lui mi ripete la solita solfa e intanto inizia ad andarsene. Io lo guardo e gli dico: “aaaaah so this is a mystery?!”, lui mi guarda e ride.

Io esco ridendo perché avrò anche perso la battaglia ma la prossima volta che arriverà il padrone di casa gli dirò con fare distratto: “ah sa una cosa? I tipi hanno perso le nostre chiavi della cassetta delle lettere e noi adesso non riusciamo più ad aprirla”. Il padrone andrà su tutte le furie e loro, che del padrone hanno paura, saranno costretti a chiederci scusa in ginocchio perché ovviamente le chiavi salteranno fuori magicamente. Ecco, io in quel momento sarò in prima fila, sfoggerò il mio sorriso più falso e con fare canterino dirò: “non prendetemi per il culo mai più my sweet indians!”.


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