A Milano si comincia a ballare!
Ieri sono scesi in passerella alcuni dei più importanti marchi di moda maschile nostrani e mondiali. Eccovi la mia solita insalata mista con voti:
Partiamo con Dolce e Gabbana. Proprio poco tempo fa pensavo a quanto fosse bella la collezione in salsa operistica di D&G dell' AI 2009-2010 da donna. E dannavo il duo siciliano per non aver proposto niente da uomo. Poi oggi in Tv ho dato un'occhiata di sfuggita a un pezzetto della sfilata trasmesso durante il tg, con un fantastico Pavarotti che cantava arie di Verdi. Il mio sogno sembrava essersi avverato. Invece la collezione non è ispirata all'opera, ma presenta i soliti stereotipi Italiani che ai due simpatici stilisti piacciono tanto: macismo, barocco.... condito da un amore per la pomposità, lo scuro, le sete e i velluti.
Se fosse stata presentata da Van Noten, un po' ripulita, addosso a dei mingherlini denutriti e con qualche tocco di luce e pulizia, l'avrei elogiata molto. Così puzza di Dolce e Gabbana, un po' coatta. Però non è male.
Il finto vecchio, con scarpe rovinate e modello di cappotto del padre di Domenico, va di moda e domina la passerella, ah, a proposito: i cappotti sono declinati in 70 modi differenti. Notevole, no?
Cito qualche frase fatta dei due stilisti: " Il fatto è che noi siamo figli di Michelangelo, di Leonardo". E poi "C'è bisogno di valori che ti facciano sentire bene: la famiglia, gli affetti, gli amici, il lavoro [...] Ci possono togliere i soldi ma non i sogni". Questo per dire: nulla di nuovo sotto il cielo. Io, però, ammetto che contro di loro parto prevenuto.
Voto: 6 e 1/2Il concetto: Un'idea carina ma su cui non si è giocato e che viene ripetuta fino allo sfinimento.La frase: "Allergia portami via".
Si passa poi a Les Hommes, marchio belga che mi pare sia al debutto a Milano: hanno trasferito qui il quartier generale sperticandosi in lodi alla città e al sistema manifatturiero Italia: evvai, almeno loro (ogni riferimento a Standard and Poors è voluto e per niente casuale).Qua la parola d'ordine è Peru, le forme voluminose ma i capi portabili.
Voto: 7-: Non è colpa loro, è il Perù che non mi interessa!Il Concetto: Colori caldi, forme morbide e avvolgenti, vestibili. Apprezzo la sartorialità di alcune uscite.La frase: "Il trionfo lento del Tangerine tango".
Costume National è la terza (ndr: l'ordine non è di sfilata ma puramente casuale): mi piace la maglieria intellettuale del brand. Capasa, al solito, offre un abbigliamento informale tecnologico e minimal. Belle le nuances, dal verde al bordeaux e bianco sporco. La ricerca nel campo dei materiali raggiunge l'apice quando pelle e tessuti sfumano l'uno nell'altro e si uniscono. Le scarpe, dalla punta metallica, sono copiatissime da Balenciaga di questo inverno, che a sua volta le avrà copiate a qualcun'altro (Louboutin?).
Voto: 6 e 1/2: La sfilata non mi fa impazzire, ma ci sono pezzi interessanti. Come D&G.Il Concetto: Autoreferenzialità.La frase: " Dov'è finito il sr. Spock?"
Zegna sembra risollevvare un po' le sorti di questa pessima prima giornata di fashion week milanese. Ma ne parleremo dopo, insieme a Burberry, Sanders e Hardy Amies...
Gli altri:...Corneliani non delude mai. Almeno non dovrebbe: la sintetizzerei con un "quarto stato in grisaglia". Niente di chè, stessa sartorialità anni '30. Un maglione poi sembra la copia dei Jil Sander femminili SS 2012. Senza neanche essersi sforzati di cambiarlo troppo.
Varvatos inizia bene e poi ritorna nel pozzo da cui è venuta. Ma perchè i coatti scelgono di sfilare a Milano e i fini sognatori a Parigi?
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