
Sta di fatto che ieri mi sentivo proprio nello spirito giusto per unirmi alla fiumana colorata degli Indignados, per una marcia pacifica, colorata e idealista per le strade della città. Era da tempo che ci riflettevo (vedi questo post). Non è mai facile per me scendere in strada: l'impulso iniziale è frenato da riflessioni, da se e ma, conflitti e contrasti, oltre che dalla cicatrice di delusioni cocenti al liceo, quando mi ritrovavo con i miei ideali in mezzo a manifestanti il cui unico scopo era saltare un giorno di scuola.


Un cordone di polizia separava il corteo da quegli edifici ormai familiari, che scintillavano le sole del tramonto, mentre un plotone di giornalisti riprendeva la scena. Ho pensato con un sorriso che grazie a tessere e tesserini che avevo nel portafoglio avrei potuto oltrepassare la linea addirittura in due vesti diverse. Ma era molto più bello stare lì e respirare l'energia, la speranza che si riaccende, aria pura in uno smog infinito.
[Tutti i titoli dei media oggi sono purtroppo dedicati al disastroso esito della manifestazione a Roma. Erano attese 200.000 persone - contro le modeste 6.500 di Bruxelles - ma questo non è piaciuto a qualcuno. Chiunque esso sia, ha centrato in pieno lo scopo di: 1) rovinare completamente un evento che aveva un grande potenziale; 2) screditare le manifestazioni di questo genere; 3) fare sì che i titoli riportino tutti il nome del premier. Complimenti, davvero.]