Indignati: perche' in italia la protesta non decolla?

Creato il 30 settembre 2011 da Afrodite
Perché in Italia gli indignati non prendono piede? Li abbiamo visti all'opera nei Paesi del Nordafrica, protagonisti delle rivolte che hanno portato a cambiamenti di regimi autoritari; li abbiamo visti in Spagna dove, sotto la spinta di una indignazione colorata di allegria, hanno costretto il premier Zapatero ad annunciare le dimissioni prima della scadenza del mandato; li vediamo in Grecia, simbolo della disperazione di un Paese alla gogna ma anche di una pervicace volontà di resistenza.
E in Italia, perché no? Forse che non abbiamo sufficienti motivi di protesta? Ne abbiamo anche troppi! Eppure, salvo il caso isolato di Parma, dove gli indignati nostrani hanno costretto una Giunta di corrotti a dimettersi, non riescono ad attecchire. E in questi giorni ne abbiamo avuto la riprova: poche decine di contestatori, appartenenti al popolo viola, hanno sostato davanti al Parlamento in occasione delle votazioni per l'autorizzazione all'arresto di Milanese e per la messa in mora del ministro Romano. Uno spettacolo ributtante, non solo per il salvataggio dei due inquisiti da parte dei colleghi della maggioranza, ma anche per quegli abbracci tra "compari" che ne sono seguiti. Eppure....
Ciò non significa che gli italiani non stiano manifestando il loro sdegno e la loro volontà di cambiare. Lo hanno fatto con i referendum sull'acqua, il nucleare e il legittimo impedimento, con le amministrative a Milano, Napoli e Cagliari, più recentemente con la raccolta firme anti-Porcellum. Lo fanno affollando i banchetti, composti, ma convinti e consapevoli. Ci auguriamo che alla fine questa determinazione - di chi organizza in primo luogo, ma anche di chi sottoscrive - sarà premiata con un risultato analogo a quello di Egitto, Tunisia e Spagna.
Ma perché questa differenza con gli altri Paesi?
Una risposta possibile a questa domanda l'ho trovata in un articolo di Riccardo Luna, pubblicato venerdì 23 settembre sul quotidiano La Repubblica.
E' risaputo che i protagonisti delle recenti rivolte sono in maggioranza giovani e che uno strumento fondamentale da loro utilizzato per organizzarsi è stato Internet. Bene, il giornalista spiega questa nostra "anomalia" con il fatto che i giovani in Italia userebbero Internet solo per "cazzeggiare" e non per informarsi. Lo sostiene Marco De Rossi, autore di una piattaforma per la scuola online che si chiama Oil Project, il quale afferma che "su 70 studenti di 18 anni (indagine svolta a Cuneo, ndr.) nessuno sa cos'è Google Reader, solo 2 si informano in Rete sui siti dei giornali online mentre tutti usano Facebook".
"Numeri agghiaccianti", li definisce De Rossi, che per la cronaca non è un vecchio babione ma un ragazzo di 21 anni.
Sempre per la cronaca in Germania è nato il Partito dei Pirati, che conta 14.000 volontari prevalentemente under 30 e che nelle recenti elezioni ha ottenuto a Berlino l'8,9%. Anche loro usano la Rete per organizzarsi, ma non disdegnano azioni di "guerriglia verde" (come piantare all'improvviso orti in città) o manifestazioni in bicicletta.
Anche da noi su Facebook si condividono link contro il governo e si scrivono frasi di protesta, per non parlare dei video che a turno sbeffeggiano l'uno o l'altro componente del Governo (ultima la Gelmini). Ma tra il dire e il fare...
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