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INDILIBR(A)I – La libreria L’Altracittà – Intervista a Silvia Dionisi

Creato il 09 febbraio 2015 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

L'altracittà_coverINDILIBR(A)I - Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

L’Altracittà
Via Pavia, 106 (Policlinico/Piazza Bologna) – Roma

06.64465725 / mob. 338.8329517
http://www.lacittadeilibri.it/
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di Lorena Bruno

Silvia Dionisi è nata a Rieti, ha un dottorato di ricerca in Storia e Teoria dello sviluppo economico, ha deciso di fare la libraia una decina di anni fa, rilevando insieme al suo amico e compagno di studi Andrea Petrini la libreria Moderna a Rieti. Dal maggio scorso hanno raddoppiato, aprendo a Roma la libreria L’Altracittà.

Quando e perché inizia la tua storia di libraia?
Comincia poco più di dieci anni fa, dopo un percorso di studi umanistici e di ricerca universitaria, ma a un certo punto mi sono stancata dei tempi universitari e della solitudine dello studioso. Un annuncio su una rivista locale mi informò che a Rieti − la mia città d’origine − una libreria storica stava per essere ceduta. Avevo ben presente quel posto, perché era un po’ magico, una libreria d’impostazione classica, tutta in legno, come fosse una biblioteca o una farmacia. In poche ore, con due amici d’infanzia e le rispettive famiglie, abbiamo pensato di intraprendere questo folle volo. Tutti e tre avevamo una formazione esclusivamente umanistica, incapaci di gestire un libro contabile, senza sapere cosa volesse dire lavorare con distributori, editori, scadenze, ricevute bancarie, eccetera. Siamo stati affiancati, poi in un secondo momento siamo andati avanti da soli, scoprendo ognuno le proprie attitudini in quel nuovo lavoro, e la bellezza del contatto col pubblico. Le persone che vengono in libreria si aprono e raccontano le loro storie, con tutto quello che comporta nel bene e nel male. Non volevamo limitarci alla sola vendita del libro, ma volevamo che ci fosse qualcosa da condividere, e abbiamo iniziato a organizzare gli incontri con l’autore. In una città piccola come Rieti diventava un vero e proprio evento. Fare il libraio è faticoso, richiede tutte le tue energie, non sempre si è disposti a sacrificare tutto per un lavoro che spesso ti lascia senza un soldo per lunghi periodi, così da tre soci siamo diventati due.

Silvia Dionisi

Silvia Dionisi

E avete deciso di aprire anche a Roma.
Dai tempi dell’università ho sempre vissuto a Roma, facevo la pendolare. Quando si è aperta una possibilità in zona, e dopo aver verificato che qui non esisteva nulla di simile a quello che avevo in mente, ho deciso di avviare anche questa esperienza romana. Siamo in Via Pavia dal maggio scorso, sufficientemente contenti. Non molliamo mai, cerchiamo sempre nuove idee, convinti che le librerie di nuova generazione siano dei veri e propri presidi culturali, non da soli ma con i lettori. Il nostro è diventato uno spazio aperto da vivere insieme, una nuova agorà.

Perché il nome L’Altracittà?
Perché per me Roma era veramente “l’altra città”, lavorando a Rieti. E poi nella città della tristezza, della crisi, delle brutture c’è anche spazio per altro che si può condividere. La nostra non è una libreria per bambini, nonostante ci sia uno spazio dedicato a loro, perché secondo me è importante che gli adulti condividano momenti pensati per i più piccoli e che i piccoli, a loro volta, partecipino a certi eventi con gli adulti.

Che cosa deve fare un libraio per non soccombere alla crisi?
Il libraio e la libreria tradizionale devono corredarsi di altre attività, i canali di distribuzione sono cambiati, si sono moltiplicati e il servizio che possiamo fornire noi librai è la cura del cliente e il racconto del libro, individuare insieme al cliente (che a me piace chiamare lettore) quale sia la lettura migliore per lui. Il libraio è una sorta di consulente della lettura e la lettura di un buon libro fa stare meglio, fa parte del prendersi cura di sé. Inoltre la libreria è un luogo fisico che si identifica molto, nelle grandi città, con il proprio quartiere. In questi primi mesi di attività ci siamo concentrati sull’osservazione e lo scambio per capire che cosa interessa, non soltanto riguardo ai libri, ma anche per altre attività; si può prendere spunto da un libro per parlare di cinema, teatro, musica e molto altro. Per questo motivo la libreria si identifica con il tessuto sociale che la circonda, per costruire insieme un’offerta culturale. La risposta del quartiere è positiva, c’è curiosità, attenzione, una forma di sostegno alla vendita del libro.

Di che cosa hanno bisogno i librai oggi?
Hanno bisogno di un rapporto diretto con gli editori per un ascolto reciproco; ci sono troppe mediazioni tra editori e librai, troppe distrazioni, troppi libri pubblicati. C’è bisogno di un dialogo vero e di una maggiore tutela a livello legislativo.

Se fossi solo una lettrice, che cosa vorresti trovare in libreria?
Mi piacerebbe trovare storie di donne, storie che hanno a che fare con il viaggio, anche temporale: mi piace leggere di personaggi storici e biografie di chi ha vissuto una vita particolare. Faccio molta attenzione anche al formato del libro, mi piacciono formati piccoli e molto curati come quello Sellerio. I libri devono attirare la mia attenzione anche da questo punto di vista.

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Quali sono i libri che hai scelto di vendere nella tua libreria?
Ho pensato che sarebbe stato bello un ritorno ai classici di ogni paese. Ho fatto una sorta di mappatura di quei titoli che, a seconda delle diverse aree geografiche, sarebbero stati quelli di riferimento. Mi sono servita anche dei repertori sulle buone letture, per esempio I libri ti cambiano la vita di Romano Montroni (Longanesi) o Come curarsi con i libri edito da Sellerio. Immaginando che i classici più noti si trovino in ogni casa, li abbiamo integrati con i titoli meno conosciuti degli autori più famosi e pubblicati da case editrici più piccole, ma molto attente alla qualità.

Chi sono i clienti della tua libreria?
Persone dai 25 fino ai 55-60 anni, di buona cultura, abbastanza informati sulle nuove uscite; sono clienti curiosi, uomini e donne in uguale misura. Sono molto aperti, a caccia di libri non troppo in vista, sono lettori consapevoli.

Quali sono le iniziative di promozione della libreria?
Sulla promozione sono un po’ fiacca, credo. On line uso solo Facebook e il sito web. La promozione per me è molto tradizionale, innanzitutto il passaparola che, sebbene lentamente, mi sta portando discreti risultati; poi ci sono altre attività non strettamente promozionali ma che rappresentano proprio l’anima della libreria, tutte quelle iniziative che consentono di riempire la libreria di persone. Sì perché per me la promozione è avere la libreria piena di gente.

Qual è il libro più venduto nell’ultimo mese?
Soprattutto Giuda di Amos Oz (Feltrinelli), e la tetralogia di Elena Ferrante (e/o). In generale vendo molto tutti i libri di tradizione ebraica, il quartiere è ad alta densità ebraica e sono tutti lettori forti, sia di saggistica sia di narrativa.

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Quale libro ti piace consigliare di più?
Cerco più che altro di ascoltare i lettori e capire le loro attitudini. Ho consigliato spesso libri che parlano di altri libri, come ad esempio Curarsi con i libri, edito da Sellerio. Un libro che consiglio molto è anche Una trilogia palestinese di Mahmoud Darwish (Feltrinelli), che non è molto conosciuta.

Che cosa c’è da leggere sul tuo comodino?
In questi giorni c’è La sua voce è profumo di Giovanna Zucconi, edito da Mondadori, che segue un po’ il filone dei libri sugli odori.

 

 Lorena Bruno oltre a collaborare con Via dei Serpenti sta organizzando il concorso letterario Racconta un libraio.

Giovedì 12 febbraio alle 18:30 sarà alla libreria L’Altracittà per presentare la raccolta di racconti I fantasmi dell’aldiquà (La Scuola di Pitagora, 2014) insieme all’autore Luca Ricci.


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