Libreria Pagina 348
Viale Cesare Pavese, 348 (Eur-Ferratella) – Roma
tel. 06-5013604
Pagina 348 è una libreria indipendente a gestione familiare che dal 1992 resiste alle grandi catene e ai centri commerciali. Si trova nel quartiere Ferratella (Eur) nella periferia sud di Roma, davanti alla fermata dell’autobus 779, accanto a un negozio di abbigliamento. Piccolo presidio “culturale” di un quartiere circondato dai “ponti” del Laurentino 38 e da Viale Oceano Atlantico che imbocca la Pontina, là dove svettano le torri e le cupole del centro commerciale Euroma 2.
Quando nasce la sua libreria e perché ha deciso di aprirla?
La libreria l’hanno aperta i miei genitori. Mio padre era un libraio, aveva una grande esperienza e insieme a mia madre rilevò questo negozio nel 1992. Fecero questa cosa per me e per mio fratello Alessio. Mio padre è scomparso nel 2005 e ora in libreria lavoriamo in quattro: mia madre Rosalba, mio fratello Alessio, io e la nostra amica Cristina.
Volendo descrivere la figura del libraio attraverso i miti letterari, sceglierebbe quello di Don Chisciotte o di Giovanni Drogo del Deserto dei tartari, o un altro ancora?
Il mio libraio di riferimento è mio padre, Mario Guerra, se un giorno riuscirò a essere la metà di quello che era lui potrò dirmi soddisfatto. Se devo per forza sceglierne un altro vado su Frank Doel, il personaggio interpretato da Anthony Hopkins nel film 84 Charing Cross Road.
Quali differenze ci sono tra un libraio e un venditore di libri?
La corrente elettrica. Se c’è la corrente e il computer funziona camminano sia il venditore di libri sia il libraio. Senza la corrente e senza il computer funziona solo il libraio.
Marco Guerra e Fabio Bartolomei
Recentemente la famosa Scuola Mauri per librai ha premiato Arion, il marchio di librerie indipendenti romano. Ma parliamo sempre di una catena, per quanto indipendente dai grandi marchi editoriali. Per avere successo, dunque, si deve essere comunque grandi e organizzati?
Per avere successo non serve affatto essere grandi, e infatti sono le librerie indipendenti quelle che stanno resistendo meglio alla crisi. “Catena” e “indipendente” poi sono due parole che non vanno d’accordo. L’anello della catena che non vende “dipende” dall’anello che vende ma fa chiudere le librerie indipendenti che ha intorno, le condizioni favorevoli come il pagare poco i libri e l’avere tanti soldi dalle banche “dipendono” dalla grandezza e dal numero degli anelli della catena e poi spargere anelli in così tante parti della città “dipende” non di certo dalla qualità del servizio e dai libri che si vendono. Tutto questo non ha nulla a che fare con le librerie indipendenti dove i conti devono tornare e nessuno ha mai regalato nulla. Alle scuole per librai non bisogna dare troppa importanza. Ogni tanto entrano in libreria ragazzi che dicono di voler diventare librai e chiedono che cosa fare per imparare il mestiere. Invece di iscriversi (pagando) a una scuola io suggerisco di svolgere (pagati poco ma pagati) un periodo di formazione durante una campagna scolastica, da settembre a ottobre, quando la libreria è frequentata da chi (controvoglia) è costretto a entrare per acquistare i libri scolastici per i figli. Solo imparando a gestire questo tipo di clienti, e non soltanto quelli colti, sensibili, indulgenti che frequentano la libreria abitualmente, si impara veramente qualcosa e se si supera la prova non si può temere più nulla. Durante le campagne scolastiche si fatica duramente, non c’è tempo per le chiacchiere, il caffè o la sigaretta. Si fa tardi la sera e si arriva molto presto la mattina. Lavorare in una libreria, se si ha l’obiettivo di farla funzionare al meglio, è comunque faticoso, significa in particolare sapere entrare in contatto con un pubblico vasto e variegato, e riuscire a conquistare l’interesse di chi legge poco o addirittura nulla.
Se lei fosse “solo” un lettore, che cosa le piacerebbe trovare in una libreria?
A me piacciono tutte le librerie, per tanti motivi diversi. In un paese di lettori si dovrebbe poter scegliere tra differenti tipi di libreria perché ognuna ha il suo fascino. Quello che accade è che a furia di penalizzare le librerie indipendenti e gli editori coraggiosi si corre il rischio di impoverire l’offerta creando per il pubblico librerie uguali che vendono gli stessi libri.
Di che cosa hanno bisogno i librai in Italia?
Di pagare le stesse tasse dei concorrenti. Di veder riconosciuta la loro funzione, una funzione che va ben oltre il valore dell’attività commerciale, e per riconoscimento non intendo i favori con cui si agevola di volta in volta l’uno o l’altro. Di mezzi di comunicazione che mettano il libro, l’unico oggetto capace di salvarci la vita, al centro della nostra società.
Ogni settimana presentiamo almeno un libro e nel corso degli anni abbiamo ospitato molti autori, grandi nomi come Andrea Camilleri, Erri De Luca, Giancarlo De Cataldo e molti altri poco noti ma meritevoli di attenzione. Per esempio abbiamo proposto ai nostri clienti l’allora sconosciuto Marco Malvaldi (qui il video della sua presentazione in libreria, il 30 gennaio 2012), che oggi vende centomila copie. Lo stesso è accaduto con Fabio Bartolomei, che riscuote grande successo nella nostra libreria, con Fabio Stassi, che abbiamo proposto molto prima che entrasse nella Cinquina del Campiello, e con molti altri. (Qui l’intervista di Via dei Serpenti a Fabio Bartolomei, il 27 luglio 2011, e la recensione di Giulia 1300 e altri miracoli che sarà presto un film. Produttore Fulvio Lucisano, regista Edoardo Leo, inizio riprese primavera 2014).
Il fatto di poter incontrare gli autori in un ambiente caldo e intimo, dove è il libraio a condurre la presentazione al posto del giornalista o del critico letterario di turno, crea un legame più immediato tra lettore e scrittore. Inoltre, non avendo pregiudizi né vezzi elitari, accogliamo volentieri anche coloro che scrittori non sono, a patto che scrivano libri interessanti. I libri di Giuseppe Cederna sono belli e siamo stati molto contenti di averlo avuto come nostro ospite, Veronica Pivetti è stata una rivelazione, il pomeriggio passato con Flavio Insinna è stato indimenticabile.
Abbiamo un canale video dove inseriamo brevi filmati estratti dagli incontri in libreria, giunto a 9000 visualizzazioni in poco più di due anni. Stampiamo da quattro anni una rivista mensile (300 copie distribuite gratuitamente alla cassa) con nostre recensioni, interviste agli autori, brani inediti degli scrittori, il calendario delle nostre attività. Collaboriamo con un gran numero di realtà presenti sul territorio come il Centro culturale Elsa Morante, il circolo Arci del nostro quartiere, diversi Festival.
Che tipo di clienti avete?
Più donne che uomini, più ultraquarantenni che giovanissimi, ma avendo la fortuna di accogliere un gran numero di clienti, il nostro pubblico è di tutti i generi. In generale sono persone molto affezionate, sanno che la differenza tra il 10% di sconto cui dà diritto la nostra tessera e il 15% di sconto di internet o dei supermercati retribuisce il nostro lavoro e non contribuisce ad alimentare il precariato e lo stato di schiavitù in cui sono costretti quelli che preparano i pacchi per la spedizione a casa dei libri acquistati online. Non ringrazieremo mai abbastanza tutti coloro che entrano nella nostra libreria per comprare un libro, perché sono gli acquisti dei clienti, più che gli incoraggiamenti, le autoassoluzioni e gli snobismi così diffusi nel nostro mondo, a sostenerci.
La novità sul nostro banchetto dei consigli, uno dei punti di forza della nostra libreria, è La verità sul caso Harry Quebert di Joel Dicker. Il libro più venduto a giugno è Contesa per un maialino italianissimo a San Salvario di Amara Lakhous, presentato da noi il 14 giugno. In quella occasione il mio amico Amara mi ha detto che a pagina 75, quando parla degli ultimi disadattati che si ostinano a vivere senza telefono cellulare, si è ispirato a me. Anche queste sono soddisfazioni!