Il dolore e l'indigesto pensiero di saperti lontano, intoccabile, altrove era devastante in ogni parte del mio corpo.
Di solito mi adatto in un modo o nell'altro. Anche quella volta l'impresa fu riuscita. E il cuore ricominciò a battere a un ritmo considerato nella norma; la fame tornò e le lacrime smisero di rigarmi le guance e arrossirmi gli occhi.
Ricordo nitidamente i tuoi di occhi che chiari e leggeri mi sorridevano. Li ricordo sui gradini davanti la porta della mia stanza mentre coscienti e incoscienti ci comportavamo al contrario di quello che predicavamo.
Sorridono ancora i tuoi occhi come due anni fa, quando non eri forse ancora mio. Sorridono ancora chiari e leggeri, sembra che vedano un futuro più di quanto riesca a vederlo io. Sei sempre lì, e qui, accanto e intorno a me, ai miei pensieri, ai miei respiri. Inalo ancora il profumo della tua pelle, avverto delicatamente ancora il tocco della tua mano.
Mi manchi come la prima volta che sei andato verso l'aereo, come la seconda volta che i miei amici avevano fretta di rientrare, come la terza quando la domenica il nostro tempo finisce, e finisce di domenica in domenica, sempre.
Sarà forse per questo che ancora non mi abituo a viverti lontana da lì, da qui, da te. Da Noi.