Dalla Cena delle Beffe alla Grande Abbuffata è regola narrativa che le discussioni attorno a una tavola imbandita prendano una piega grottesca, che se non sfocia decisamente nelle torte in faccia prelude almeno a una salva di rutti liberi. L’Italia, essendo ormai un paese romanzesco, mantiene viva e gagliarda la tradizione, presentandoci di tanto in tanto i potenti di turno riuniti attorno a una ricca imbandigione per decidere gli affari di stato, tanto per ribadire al popolaccio tramviario che sì, è proprio tutto e sempre un magna-magna. Dal patto della crostata alla cena dei cretini la Seconda Repubblica è stata tutto un profluvio di occasioni mondane e mondanissime nelle quali la nostra classe politica ha dimostrato che non sputa mai nel piatto dove mangia. Grazie ad alcuni gnomi comunisti accortamente infiltratisi in casa Vespa travestiti da coppieri ermafroditi, possiamo darvi conto dell’ultimo menù imbandito dal curiale Giornalista di Stato, a casa del quale si è discusso delle magnifiche sorti e progressive del futuro luminoso governo del paese. Vediamo la lista alla quale accludiamo rapide spiegazioni su piatti e bevande:
Vini: aboliti i rossi perché sono comunisti, restano solo i bianchi o il nero d’Avola. La Lega si porta il solito peroncino da bere per rivangare il suo naturale peronismo.
Antipasto: Lingua di Capezzone al burro fuso
Piatto dalla preparazione complicatissima perché la lingua di Capezzone va lavata per ore e ore sotto l’acqua, più della coda di bue, per levare quel sentore di stercorario che vi alligna. Il burro fuso viene prodotto direttamente dall’untuosissimo portavoce. Ma non sarà una crudeltà strappare la lingua a Capezzone? No: primo perché come sempre è consenziente, secondo perché non sta zitto neppure così.
Primo: Vermicelli alla Minzolini con nero di seppia
Vermicelli attivissimi, che si muovono nel piatto come fossero vermi veri, e non a caso sono forniti dalla redazione del TG1, mentre il nero di seppia serve a nascondere il fatto che non c’è sale, non c’è piccante e non c’è neppure rimasta pasta nella zuppiera.
Secondo: Trota padana in salsa verde
Bossi aveva espressamente chiesto strozzapreti per sottolineare la distanza da Casini, ma poi una mediazione fra il cuoco filippino e Gianni Letta ha portato a questa trota (rigorosamente padana) che sarà successivamente assunta al carrozzone dell’Expo Milano per guadagnare 15.000 euro al mese.
Piatto forte: Bollito al latte alle ginocchia
Il bollito è ormai l’animale totemico del nanarca. Grazie alle iniezioni di botulino tiene ottimamente la cottura ed è immerso in una quantità di latte alle ginocchia derivante direttamente dalle simpatiche battute di Fessodarcore.
Contorno: Carciofone alla romana
Fra cicorielle e cicorione qualcuno pensa di riconoscere il bel Rutelli in questo carciofo, ma in realtà Rutelli è sparito e questo carciofo deve essere qualcun altro. Alemanno?
Contorno: Aria fritta.
Gentilmente fornita dal PD come regalo al padrone di casa, nella vana speranza di essere invitati anche loro a casa di Vespa...nisba.
Per dolce, scartati dal Re De’Nanis pan di Spagna e zuppa inglese perché in Spagna e in Inghilterra ci sono i comunisti abbiamo due o tre immigrati flambé gentilmente bruciati dalla Lega, poi crema catalana separatista e tiramisù al viagra per tutti.
Caffè nerissimo e, per digerire, Grappa Bocchino, Italo Bocchino o anche solo bocchino e basta, a scelta.
Per tutti voi restano da inghiottire, rospi, lacrime amare, cazzi amarissimi, pere cotte e mezzo bicchiere di olio di ricino se siete giornalisti.