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Industria del recupero: oltre il 65% degli imballaggi verso il riciclo

Creato il 06 dicembre 2013 da Stivalepensante @StivalePensante

Il boom riguarda la carta, il vetro e l’acciaio, ma il 43% dei rifiuti urbani è ancora in discarica.

(nonsprecare.it)

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L’industria del riciclo rifiuti, nonostante la crisi dei mercati internazionali e dei consumi, continua a crescere (nel 2012 +2% rispetto al 2011 nel tasso di riciclo imballaggi) e a sostenere settori industriali (siderurgia, tessile, mobili, carta, vetro) strategici per il Paese. Occorre però promuovere il riciclo dei rifiuti attraverso misure omogenee sull’intero territorio nazionale e ridurre significativamente l’attuale percentuale di smaltimento in discarica, pari al 43% dei rifiuti urbani.

Lo rileva lo studio annuale “L’Italia del Riciclo”, il rapporto promosso da Fise Unire (l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Nel 2012, nonostante la drastica riduzione dei consumi delle famiglie e della produzione industriale (-6,3%), il riciclo degli imballaggi ha registrato una crescita complessiva (+0,5% in termini assoluti e +2% nel rapporto riciclo/immesso a consumo) che attesta la capacità di tenuta del settore, sia pur tra le mille difficoltà dell’attuale congiuntura: 7,546 milioni di tonnellate contro le 7,511 del 2011 e le 7,346 del 2010. Incremento evidente in tutte le filiere con punte d’eccellenza nei comparti tradizionali, quali carta (84%), acciaio (75%) e vetro (71%) ed è ancora più significativo in quanto in molti di questi settori è avvenuto a fronte di una decisa contrazione dell’immesso a consumo. Evidenziano un deciso sviluppo anche filiere del recupero diverse da quelle relative agli imballaggi, quali il tessile (+20% con 96.700 tonnellate di raccolta differenziata) e la frazione organica (4,5 milioni di tonnellate recuperate). Tra i risultati positivi spicca anche il primato europeo dell’Italia per il reimpiego dei materiali ottenuti dalla demolizione dei veicoli a fine vita e il secondo posto per il loro riciclo.

Ma l’Italia sconta ancora oggi un grave ritardo rispetto alle altre nazioni Ue: conferisce in discarica circa il 43% dei rifiuti urbani, in diverse Regioni anche oltre l’80%, a fronte di altri Paesi europei (Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svezia) che, dopo aver portato il riciclo a livelli molto elevati e destinato una quota significativa al recupero energetico, hanno superato il ricorso allo smaltimento in discarica. Per raggiungere obiettivi più ambiziosi il settore necessita di regole chiare e applicabili e soprattutto di condizioni omogenee e ragionevoli tempi di rilascio delle autorizzazioni ambientali.

(corriere.it)

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E’ necessario, affermano le associazioni promotrici del Rapporto, che il Governo sostenga una seria politica di supporto allo sviluppo del riciclo dei rifiuti che lo renda effettivamente competitivo in tutte le filiere, sia sull’uso di materie prime vergini, sia sul recupero energetico; tale risultato si può centrare prevedendo idonei strumenti economici, quando necessari, valorizzando l’utilizzo di impianti di recupero di prossimità (dove possibile), disincentivando lo smaltimento in discarica rendendolo più costoso e promuovendo al contempo la qualificazione delle aziende del settore e dei prodotti ottenuti con materiali riciclati.

“Nonostante i difficili anni di crisi – dichiara Corrado Scapino, presidente di Unire - il settore del recupero rifiuti si conferma un sistema dinamico, almeno per quanto riguarda le imprese e gli organismi di gestione che lo coordinano, che ha mostrato nel tempo una buona capacità di adattamento e riorganizzazione in vista del raggiungimento di nuovi obiettivi. Purtroppo – sottolinea Scapino – continuiamo a riscontrare il mancato rispetto della gerarchia di gestione dei rifiuti, che vede il riciclo prioritario rispetto ad altre forme di gestione, e che deve realizzarsi attraverso atti, regolamentazioni, strumenti ed iniziative concrete, sia a livello centrale che locale. In tale ottica, occorre in primis attivare nuove leve per stimolare il mercato dei materiali riciclati, anche attraverso politiche di green public procurement che in Italia, a differenza di altri Paesi, stentano a decollare”.

Per Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, “anche il riciclo ha risentito della crisi che nel 2012 ha colpito, e continua anche quest’anno a colpire il Paese: le imprese del riciclo più forti hanno reagito bene alla crisi, ma non poche di quelle piccole e meno robuste hanno chiuso. Ma questo Rapporto fa intravedere anche i potenziali di sviluppo del riciclo, in vari settori: potenziali che potrebbero contribuire alla ripresa economica del Paese se si riuscissero a superare le barriere (normative, gestionali, di mercato, nonché relative alla disponibilità del credito) che ostacolano lo sviluppo di quello che è un settore strategico per una green economy”.

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