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Inediti di Donatella Pezzino

Creato il 22 marzo 2014 da Wsf

do

Travalicare

La mia preghiera
sgrana semi d’organza e fiordalisi
mistifica l’aria stagna in una sinossi viscerale.

Rimpiango tutto: di me
ricalcherei solo i puntini in sospensione.

Ed ho nella specchiera, un che di opaco:
è la nebbia del fiato, che mi tasta il polso.

***

Le embolie dell’ego

Altro cemento per endovena
ed altro ancora

mentre indosso la pelle sterile
del mio colostro solitario e barbaro

disperatamente
mi devo bastare

e farmi utero, ed embrione
per tenere le ossa al caldo

***

La finestra chiusa

Serpeggio
liquida fra clavicembali ben temperati
encefali anestetizzati, catechismi alcalini.

Idiosincrasie si rincorrono sulle pareti.
Forse particole di luce retroflessa, d’aria viziata.

E glisso
oltre una decalcomania che non sbiadisce
sulla retina di un ominide appena sbozzato.

E mi chiedo cosa resta ai tramonti, alle acque reflue.
All’ozono che germoglia le rondini in volo.

***

Convergenze

L’orlo del bicchiere sa il veleno, il sale
le vocali aperte e poi richiuse.

Abbiamo dissanguato i petali alle margherite
prima di consegnare i tendini all’indifferenza.

Prima di restare così, come sospesi
sovraimpressi in un plenilunio d’erba.

***

Il salto del cavallo

Rappresa, invelenisco.

Mi nego così, fra i purismi della mantide
e le bestemmie deliranti di un vento al catrame.

Ubriaca, riemergo.

Riemergo dai confini di una scacchiera claustrofobica
e con un unico salto bianco, stordito di silenzi

sono oltre.

***

Rientranze

L’angolo ovale
è graffito su una piaga scoperta

e mi rintocca sul tempo delle estinzioni precoci
delle cicatrici mal riposte, delle graticole supponenti.

Dimenandosi in quadratura
libera eclissi non ancora addomesticate.


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