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Inediti di Paolo Statuti

Creato il 04 dicembre 2012 da Wsf

Difficile scomporre il lavoro poetico di Paolo Statuti dalla sua passione per la traduzione poetica. Da trent’anni si dedica alla traduzione dei poeti polacchi dalle avanguardie fino ai nostri giorni, e con passione. Non a caso, dopo una laurea in Scienze Politiche ha virato il suo destino universitario, conseguendo una seconda laurea in lingue e letterature russe e slave, e fra i docenti Angelo Maria Ripellino. Dal 1982 vive in Polonia, dove ha cominciato un lavoro antologico e diffusivo sulla poesia di quel Paese.  Nel 1990 ha ricevuto il premio annuale della Associazione di Cultura Europea – Sezione Polacca, per i meriti conseguiti nella divulgazione della cultura polacca in Italia.

“Cos’è per me la poesia?  E’ una intuizione improvvisa, un’immagine pittorica, una luce che si accende nell’animo… è come un soffio d’aria fresca in una giornata torrida, un ruscello scintillante o un fiume in piena, una rosa che sboccia o una che muore, un corale di Bach … è quando, leggendo, guardando o ascoltando provo un brivido di gioia, una dolce quiete o anche una profonda commozione che mi spinge a scrivere - confida Statuti – amo  ancora molto una definizione della poesia data da  Boris Pasternak  che ha scritto: “La poesia è quell’altezza che supera tutte le gloriose Alpi, e si trova nell’erba, sotto i piedi, cosicché basta soltanto chinarsi per vederla e coglierla”

 

Inediti di Paolo Statuti

Alba

La betulla si veste di rosa,

gli uccelli accorrono e gridano:

- Come sei bella!

Nell’erba il grillo sbadiglia

e accorda il suo violino.

Il contadino riprende

la via dei campi,

l’impiegato la via dell’ufficio,

il prete la via della sua chiesa,

ed io riprendo la via dei miei sogni,

sempre così vivi e colorati,

sempre così sinceri e…irreali.

In treno

Torno a Varsavia

il treno scivola via

sui pattini-rotaie

tempo e spazio

racchiusi nel vagone.

Nel campo una mucca

suona il fagotto

e concede bis

che nessuno richiede.

 

Don Chisciotte

Cavaliere della Mancia,

ti vedo alle prese coi giganti.

Dulcinea come sempre

ti è accanto e ammira

il tuo coraggio,

sicuramente ti ama.

Anche Sancio a modo suo

ti ama e ti dà consigli,

ma tu giustamente

non lo ascolti.

Ecco ora sei partito

a lancia bassa,

ma…che succede…?

Dei maligni stregoni

hanno trasformato i giganti

in mulini a vento

e una pala ti ha colpito in pieno.

Ora Sancio si ubriacherà

dal dispiacere.

Ronzinante farà un nitrito

di plauso,

scoprendo i denti gialli

e cariati.

E la dama del Toboso

ti bacerà,

facendoti arrossire.

Don Chisciotte,

patrono dei poeti,

ogni notte in cielo

vedo la tua stella,

non posso sbagliare,

perché è l’unica stella errante.

STATUTI TRADUCE TUWIM PER WSF

Julian Tuwim (1894-1953)

LA LOCOMOTIVA

(Ho tradotto questo capolavoro della poesia polacca per bambini abbastanza liberamente e piuttosto come una “variazione sul tema” o, se preferite, come “trascrizione”. Come ogni traduzione poetica, essa è frutto di un compromesso tra la fedeltà e la libertà del traduttore, inevitabile specie quando si devono rispettare ritmo e rime del testo originale).

Nella stazione la locomotiva -

Enorme, pesante,

Di olio grondante.

Soffia, ansima e dalla pancia

Il fuoco avvampa:

Bum – che caldo!

Uh – che caldo!

Puff – che caldo!

Uff – che caldo!

Ansima e sbuffa, sbuffa a malapena,

E di carbone la pancia è strapiena.

I vagoni sono già agganciati,

Grandi, pesanti come carri armati

E ognuno è pieno di adulti e bambini,

In uno cavalli, in un altro bovini,

In un terzo siedono solo grassoni,

Siedono e mangiano grassi capponi.

Nel quarto dodici casseforti,

E nel quinto sette pianoforti,

Nel sesto una bombarda blindata!

Sotto ogni ruota una zeppa ferrata!

Nel settimo tavoli tondi e caraffe,

Nel seguente un orso e due giraffe,

Nel nono tanti maiali ingrassati,

Nel decimo casse e bauli borchiati,

I vagoni sono circa quaranta,

Anzi no, forse anche cinquanta.

E se venissero sia pur mille atleti

E mangiasse ognuno sei pasti completi,

E tutti avessero ogni muscolo teso,

Non reggerebbero tutto quel peso!

A un tratto – un fischio!

A un tratto – fiffiì!

Il vapore – bum!

Le ruote – tutum!

Dapprima

lentamente

come una tartaruga

pesantemente

Si è scossa

si è mossa

sulle rotaie

pigramente.

Uno strappo ai vagoni e tira,

E ruota dietro ruota gira,

Accelera e corre, corre più sicura,

Martella, batte ribatte e tambura.

Dove va? Dove va? Sempre diritto!

Sempre sui binari, a capofitto,

Per monti, per campi vola come un dardo,

Per evitare di giungere in ritardo,

A tempo rimbomba e batte to–to-to:

Tac to-to, tac to-to, tac to-to, tac to-to,

Fluida e lieve  vola lontano,

Come se fosse un aeroplano,

Non una macchina così trafelata,

Ma un’inezia, una baggianata.

E dove, e come, perché così incalza?

Perché to-to, to-to in avanti balza?

Corre, martella, avvampa, bum-bum?

Il vapore l’ha mossa con forza puff-puff,

Puff -  il vapore dalla caldaia ai pistoni,

E i pistoni come duecento polmoni

Pompano, pompano e il treno avanza,

Tac to-to tac to-to con forza e baldanza,

E le ruote rombano e batton to-to-to:

Tac to-to, tac to-to, tac to-to, tac to-to!…

(Versione di Paolo Statuti)


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