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Inediti di Shar Danus

Creato il 08 aprile 2015 da Wsf

foto WSF2

Shar Danus è uno pseudonimo, un personaggio inventato, neanche tanto originale.
Al solito, la tendenza è quella di credere che ci sia qualcuno che “detta i versi” attraverso di noi. Anche Shar ha questa pretesa: incarna un Ammiraglio, un daimon, a suo modo steampunk: attraccato all’antico e l’orizzonte al post-moderno.
Qui si propone una selezione di scritti (tra cui l’inedito L’ordine distratto delle cose) che rimarcano la sua dualità, le sue doppie appartenenze: al mare e alla terra, alle due madrelingue, allo scherzo e alla malinconia, alla musicalità e al silenzio.
Buona lettura.
L’Autore

*

CANTI DI APPARTENENZA

SCHERZO POETICO

Sentite, attenti: bene.
Poesia è altro, non questo
acchiapparello di parole
che descrivono ampi giri
sulla testiera morbida del letto
da rastrellare col retino da farfalle.
Leggete. Non tradite i nobili,
i grandi della giocoleria del verso.
Io, capriole faccio.
Volteggio, fenicottero,
tra coriandoli e tutù.
Chiedete il bis e vi sarà concesso.

*

TERRA DI LAGUNA

È pace per me in questa terra di paludi.
Siedo sotto un sicomoro,
nel frascare mesto delle salicornie.
Come il tuffetto ad ogni avvistamento umano affondo:
vado cercando in romitorio le domande
da cui sono partito,
gli stratagemmi per cui sono tornato.

L’olezzo di salsedine satura le stimmate tra i fossi,
arabeschi di fiori di barena.
Io, figlio di mare ad una doppia sponda,
qui trovo riposo, mi addormento
e sogno
di trasfigurarmi in pasto per un cormorano
che si spalanca largo appeso a un palo
ritto sul torbido piattume lagunare

*

L’ORDINE DISTRATTO DELLE COSE

La giacca sta
impiccata all’ultimo bottone.
Un berretto
appeso alla maniglia
che schiude alla finestra,
al mare e barche
che due occhi hanno sfocato
in un campo brullo
e cassoni blu cobalto.

Questo sole arrugginito non si arrende
– spande l’aria –
al tramestio uggioso dei pensieri
posti sotto ai piedi
e nello spazio tra le dita.

Nella quiete trovo
l’ordine distratto delle cose
prima dello stacco.

*

ALTERNA APPARTENENZA

Non seguirò più corsi di dizione.
Voglio che resti l’accento forte
delle doppie come alterna appartenenza
che la mia lingua concede ai due palati.
Le O chiuse nelle scatole di tonno
Erre e Ti arrotolate tra le labbra
commente irroccos, istrales e frastimmos*
Accosta l’orecchio alle mie valve
come di spazio aperto tra le onde.
E, nascoste bene tra i tratturi,
senti le ‘i’ frinire, nella notte
Ulula il suono antico del nuraghe.

*trad: come imprecazioni, strali, maledizioni

*

TUTTI I MOTIVI

Un bicchiere di Mateus
i piedi sull’altro lato del divano
nel posacenere una sigaretta,
quasi spenta.
Dalla penombra i fari mi salutano
facendo eco allo specchio del mobile.
Ella canta solo per me, dice
che mi ama.
Ripasso lentamente tutti i motivi
per cui la sera
l’autunno
il divano
Erwitt e Klimt
la nostalgia
dei tuoi chili di nudità sul mio petto
il mio pelo d’orso
i piedi davanti a me
il vino rosso
sono una fotografia sottoesposta
del caminetto acceso
giù, a casa dei miei, mia.
Sorseggio

*

TRE PENSIERI SERENI

Erano tre
i miei pensieri sereni:

I.

Il volto d’un foglio muto
la fotografia di me, bimbo
– spaurito e tenero –
e il terzo
il più fragrante
nitido, terso
vento di terra, di Tharros
scirocco dal lato morto.

II.

Il ciacolio diuturno di quattro vecchierelle
sul patio i piedi che rimestano bucce di patate
mi restituisce al rimuginio d’un tempo:
abbandonare le sciagure umane
e ritornare quotidiano alla terra.

III.

Quando piove, il lombrico
compie due atti di redenzione:
assurge dalla terra – smossa –
a sfamare il passero.

*

MUTO MI ATTRAVERSO

Muto mi attraverso
peregrinando per il mio deserto
franco da rivolgimenti forestieri
Sfaldano in silenziosi ghirigori
dendritiche radici tra le sabbie:
intrecci di pensieri sconfinati.
Qui decanta il tempo, lo spazio
si fa greve, oasi desolata dove
trovo imperitura fonte di quiete


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