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Ineleggibilita’ – incompatibilita’

Creato il 26 maggio 2013 da Speradisole

INELEGGIBILITA’ – INCOMPATIBILITA’

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D.P.R. 30 marzo 1957, n 361

Art. 10

1. Non sono eleggibili inoltre:

1) coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l’obbligo di adempimenti specifici, l’osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta;

2) i rappresentanti, amministratori e dirigenti di società e imprese volte al profitto di privati e sussidiate dallo Stato con sovvenzioni continuative o con garanzia di assegnazioni o di interessi, quando questi sussidi non siano concessi in forza di una legge generale dello Stato;

3) i consulenti legali e amministrativi che prestino in modo permanente l’opera loro alle persone, società e imprese di cui ai nn. 1 e 2, vincolate allo Stato nei modi di cui sopra.

2. Dalla ineleggibilità sono esclusi i dirigenti di cooperative e di consorzi di cooperative, iscritte regolarmente nei registri di Prefettura.

(http://www.riforme.net/leggi/testo-unico-leggi-elettorali.htm)

La ineleggibilità di Berlusconi, in base al Testo Unico delle Leggi Elettorali D.P.R. 30 marzo 1957, n.361, farebbe riferimento al punto 1 dell’art. 10, nel quale si  esplicita che non sono eleggibili coloro che “in proprio o come rappresentanti legali sono titolari di concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economiche”. In effetti, poiché la concessione delle reti televisive ad un privato si concretizza davvero in una concessione dello stato ed è di notevole entità economica, sembrerebbe facesse riferimento perfetto a Berlusconi.

Ma dalle carte amministrative in mano allo Stato il titolare delle concessioni governative per le reti TV non  è Berlusconi Silvio, bensì Berlusconi Pier Silvio, il figlio (così mi è parso di capire dal poco che è stato spiegato). Quindi chi sta in parlamento ora non è titolare di concessioni governative.

Da questa semplice constatazione si deduce perché, su questo tutto, il Pdl tace, Berlusconi tace, anzi dice che la cosa è ridicola, ed anche i suoi avvocati tacciono. E’ logico sanno benissimo che presentata così la sua ineleggibilità non sta in piedi, semplicemente perché lui come persona fisica all’anagrafe non è titolare di concessioni,  in base alla legge del 1957 e, davanti ad un tribunale, vincerebbe e alla grande.

Diverso è invece il concetto di “conflitto di interessi”. In questo caso non si parla di ineleggibilità, ma di incompatibilità con cariche pubbliche parlamentari o di governo.

Berlusconi risulta il principale azionista di quella grande impresa di cui è (o sarebbe) titolare concessionario il figlio. In questo  caso, si dovrebbe fare riferimento alle prime parole del punto 1) dell’art. 10, sopra descritto, a quella parola che dice “in proprio”. Questa parola implica o il possesso di un pacchetto azionario di controllo, se non addirittura il possesso complessivo dell’impresa di cui concessionario è (o sarebbe)  il figlio. Se i giuristi interpretassero la parola “in proprio” come titolarità diretta, personale, in quanto maggiore azionista di una concessione pubblica, allora Berlusconi padre, potrebbe essere anche ineleggibile oltre che  incompatibile  con incarichi parlamentari, per conflitto di interessi.

In ogni modo l’essere titolare del maggior pacchetto azionario di un’impresa che prevede concessioni statali, è chiaramente un “conflitto di interessi” ed è su questo punto che occorrerebbe agire con forza e serietà  (ed eliminare lo schifo della legge Gasparri).

L’azionista di controllo, in questo caso, se vuole restare in Parlamento, deve vendere. Se anche mantenesse una gestione fiduciaria e concedesse ad altri la responsabilità amministrativa dell’azienda concessionaria, questo non gli impedirebbe di influenzare il Parlamento o di promuovere iniziative atte a favorire gli interessi della sua impresa. Conflitto di interessi, appunto.

Quindi solamente una buona legge sul conflitto di interessi potrebbe far saltare Berlusconi,  non il richiamo alla sua ineleggibilità derivta dal D.P.R. 361 del 1957. Anche perché, quando fu promulgata quella legge, non c’erano ancora le privatizzazioni e le liberalizzazioni che sono state fatte dagli anni ’90 in poi.

Chiaramente quanto detto è solo un tentativo di capire cosa si nasconda dietro tutto il putiferio che si è sollevato in questi giorni, intorno alla ineleggibilità di Berlusconi e del perché vi sono tanti pareri diversi.



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