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Infanzia Sperduta (#1)

Da Luca.sempre @lucasempre_
Ron Mueck


Non è vero che i bambini sono tutti belli – L’incredibile arte iperrealista di Ron Mueck

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Sono stato un bambino problematico. A sei mesi ho rischiato di crepare per una polmonite cronica che il pediatra scambiò per una banale influenza. 

Mi chiusero dentro un’incubatrice col respiratore attaccato. << Signora, non so se passerà la notte. >>, dissero a mia madre quelli dell’ospedale.

La notte passò e io con lei. Ma non indenne.

Da quel giorno infatti la mia infanzia fu tormentata da continui attacchi d’asma, attacchi così forti che se non ti sparavi in bocca dosi letali di cortisone potevi anche scordarti di respirare.

Così a 5 anni, forse per ripicca contro quel dottore che rischiò di spedirmi al creatore prima del tempo, pisciai in testa a due ignari vecchietti che proprio in quel momento si trovarono a passeggiare sotto il balcone di casa mia.

Dal secondo piano è impossibile fallire. E infatti non sbagliai. Centro perfetto.

Accadde però che mia madre mi beccò proprio nel bel mezzo di quella sontuosa pisciata liberatoria. Non so come, ma le madri hanno questa capacità di trovarti sempre, dappertutto, anche quando sei convinto di esserti nascosto proprio bene. Così mi trovò e mi gonfiò di botte.

Non ho mai saputo il nome di quei due vecchietti.

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# Le Azioni Cattive

Tutta la mia infanzia è piena di invidie e soprusi da parte di altri bambini.

È il destino di noi secchioni.

A scuola ero sempre il primo in ogni materia. Quando poi la maestra ci assegnava dei temi da svolgere… beh, non avevo proprio rivali. Tabula rasa, amigo.

Ricordo che una volta, alla lettura di un mio scritto, la maestra si emozionò a tal punto da sostituire il voto con una bella medaglia.

<< Medaglia d’oro! Luca, tu sei un dono di dio. >>, scrisse al posto del solito giudizio finale. E poi fece il disegno della medaglia.

Dono di dio un cazzo, avrei voluto risponderle.

La verità è che più lei mi esaltava, più l’invidia dei miei compagni s’ingigantiva.

Già. A qui tempi coltivavo più invidia io che cocaina Pablo EscobarE con l’invidia, puoi immaginare, crescevano anche le Azioni Cattive da parte degli altri bambini.

Nei miei confronti, ovvio.

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# Bambini Crudeli

Se mi chiedessero quali sono gli esseri più cattivi sulla faccia della terra risponderei proprio i bambini. Non i dittatori, i terroristi, i guerrafondai, la santa inquisizione. No. Alcuni maledetti bambini.

Perchè nella cattiveria dei bambini non c’è nulla di filtrato.

La cattiveria degli adolescenti (e ancor di più quella degli adulti) è spesso infarcita di furbizia, strategia, calcolo. L’esperienza infatti non ti rende più cattivo. Ti rende solo più lucido.

Per i bambini è diverso. La loro cattiveria è istintiva, diretta, senza filtri. È un cattiveria che non conosce secondi fini o altre strategie.

La crudeltà bambina mira a distruggere l’avversario solo per il semplice gusto di farlo, solo per vedere magari il tuo compagno di classe riempito di botte dalla sua stessa madre o messo in castigo dalla maestra di turno.

È pura, letale, perfetta.

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# L’Uomo Nero ti porta via per un giorno intero

Ricordo che ero all’asilo – avrò avuto 4 o 5 anni – quando un piccolo bambino testa di cazzo mi prese il cavallino dei Playmobil che avevo in mano e gli spezzò la coda senza pietà.

E mentre lo faceva la sua faccia era rossa, paonazza, colma di una rabbia che se avesse avuto 30 anni di più non avrebbe esitato a sganciarmi in testa anche una piccola bomba atomica, tanto per completare l’opera.

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Playmobil


Playmobil

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Non avevamo litigato, io e lui. Non gli avevo rubato i suoi maledetti pupazzetti nè lo avevo umiliato giocando a pallone, eppure quella canaglia cicciona decise che il mio bel cavallino di plastica doveva essere spezzato.

Merda.

Ma era solo l’inizio. Avevo 9 anni quando tornai a casa e trovai la mia cameretta letteralmente “sottosopra”. Un vero campo di battaglia.

Cos’era successo? Semplice. Mia sorella (4 anni più giovane di me) invitò per la sua festa di compleanno i suoi compagni d’asilo e loro, in tutta risposta, pensarono bene di profanare senza alcun rispetto tutti i miei meravigliosi giocattoli

Erano entrati nel MIO mondo e avevano scaraventato i MIEI giochi in tutta la stanza – la maggior parte buttati per terra a impolverarsi, altri addirittura pieni di saliva e morsi, maledetti bastardi – e alla fine, terminata l’orrenda profanazione, non si presero neanche la briga di rimetterli al loro posto, nelle loro scatole.

Fu un dolore gigante. Avevano oltraggiato il MIO mondo senza alcun rispetto, e così quel fattaccio – insieme all’episodio del cavallino – resta ancora oggi uno dei ricordi più lucidi che mi porto dietro da quei giorni (s)perduti.

Ecco perchè non nutro alcun interesse per l’infanzia bucolica o spensierata. A me interessa un altro tipo d’infanzia, quella problematica e molto cattiva, piena di stanze buie, bambini crudeli e persone malvagie da evitare.

A me interessa l’Uomo Nero, quello che se non mangi tutta la pappa di porta via per un giorno intero.

Così ho deciso di dedicare i prossimi articoli del blog (in testa ne ho almeno tre, ma forse saranno quattro) proprio a questo tipo d’infanzia. 

Viaggerai fra [arte], [letteratura], [cinema] e [musica] attraverso:

      • Giocattoli Spezzati
      • Giostre Abbandonate
      • Orfanotrofi
      • Famiglie Disfunzionali

E molto altro.

È la prima volta che su secondosempre un argomento viene “spalmato” in una serie di post legati l’uno all’altro. E non sarà l’ultima, certamente. 

All’inizio di ogni articolo inserirò i riferimenti ai precedenti, così se per caso ne hai perso uno (orrore!) potrai tranquillamente tornare indietro nel tempo e riprendere il viaggio lì dove l’hai lasciato.

L’articolo che ora stai leggendo è dunque una sorta d’introduzione a quello che ti aspetta nelle prossime puntate. 

Manca solo un dettaglio. Il significato del titolo che ho deciso di dare a tutta la serie. Perchè proprio “infanzia sperduta”?

Immagino che te lo sarai chiesto. 

Sei intelligente tu. Mica no.

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# Tutto quello che non si perde si (s)perde

La verità è che non puoi perdere qualcosa che non hai posseduto almeno in parte.

Il significato stesso di “perdita” presuppone l’esistenza di un oggetto, una persona, un sentimento con cui prima eri in stretto contatto e che ora – per qualche motivo – non possiedi più.

Invece tutto ciò che è “sperduto” non può perdersi proprio perchè, in qualche modo, si è già perso.

Un luogo sperduto è già di suo:

      • Indefinito
      • Privo di contorni netti
      • Sfuggente
      • In mezzo al nulla 

Dunque un luogo sperduto è un posto difficile da raggiungere e proprio per questo difficile da possedere.

Nei paesaggi sperduti c’è qualcosa di indefinito ma non di definitivo. Invece la perdita è sempre definitiva.

Sperduto è quel fanciullo che perde ogni orientamento e non sa più come tornare a casa. 

Sperduto è quel bambino che si trova a disagio in mezzo ad altri bambini, pargoli spregevoli e viziati che invece di accoglierlo a braccia aperte nel loro clan lo deridono, riempiendolo di cattiverie. 

Ecco perchè in questa serie di articoli non ti parlerò della bella infanzia che un tempo hai posseduto, quella che ti fa sorridere ogni volta che ci ripensi e che magari ti fa desiderare di tornare indietro ai giorni dei primi Gelati & Giocattoli.

No. Ho deciso invece di raccontarti (a modo mio) l’infanzia sperduta, quella stagione della vita in cui magari ti perdi nel bosco e non riesci più a trovare la strada di casa, l’infanzia delle stanze buie e degli Uomini Neri che se non fai il bravo (o la brava) ti prendono e ti portano via. 

Perciò seguimi nel bosco. E stai lontano dal fuoco.

Tag:Arte, Bambini, Crudeltà, Infanzia, Letteratura, Narrativa, Playmobil


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