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Infermiera assenteista: quando i lavativi saranno considerati dei nemici da isolare?

Da Febjen1
Grazie.Grazie all’anonima infermiera dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna che ha lavorato per la comunità (e il salario) addirittura sei giorni in nove anni. Sono tanti. Avrebbe potuto evitar(se)li. Se l’avesse fatto, forse non sarebbe stata scoperta, indagata e messa agli arresti domiciliari. Evidentemente non ha voluto esagerare, ha preferito lasciare un indizio della sua presenza. Una [...]

Marco Ventura

Grazie.
Grazie all’anonima infermiera dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna che ha lavorato per la comunità (e il salario) addirittura sei giorni in nove anni. Sono tanti. Avrebbe potuto evitar(se)li. Se l’avesse fatto, forse non sarebbe stata scoperta, indagata e messa agli arresti domiciliari. Evidentemente non ha voluto esagerare, ha preferito lasciare un indizio della sua presenza. Una traccia di sé.
Grazie. Sei giorni sono quasi una settimana!
Grazie anche per l’esempio, per l’ispirazione della sua inventiva. È riuscita a fingere due gravidanze. Di più, due figli. È stata, per tutti, una mamma coraggio con due gestazioni difficili. Aveva certificati, timbri e attestati, autentici ma inattendibili, ottenuti – pare - carpendo la buona fede (?) di medici e funzionari. E così, lei che avrebbe dovuto “assistere” i pazienti si è costruita il profilo ideale dell’”assistita”. L’approfittiamone fatto persona.
Quanti non hanno avuto la stessa abnegazione di quest’infermiera che per sei giorni si è decisa a prendere il tram la mattina presto, nella nebbia, e andare fino al Sant’Orsola e timbrare il cartellino? Quanti si sono resi semplicemente invisibili? Quanti, da ben più di nove anni, intascano uno stipendio regalato?
Ricordo il dipendente di un’azienda pubblica che il primo maggio di non so più quale anno, festa dei lavoratori, organizzò un party per gli amici. Sulla porta di casa stringeva la mano a tutti, ridendo: “Auguri!”. “A voi che lavorate!”, aggiungeva.
Quando verrà il momento che questi lavativi siano considerati non più dei modelli da imitare, ma dei nemici da isolare, prima che in tribunale, nella vita di tutti giorni?


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Marco Ventura, inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo “Hina, questa è la mia vita”. Da “Il Campione e il Bandito” è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore fiction televisiva.


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