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Inferno

Creato il 23 maggio 2013 da Ninapennacchi

InfernoUna premessa. Uno dice: perché leggi Dan Brown? Beh, è semplice. Perché è il mio "dottor Gablehauser". Ve l'ho messa in un occhio? Ok, riproviamo. Il dottor Gablehauser è il capo del dipartimento universitario dove lavora Sheldon Cooper, genio e professore nella sitcom "The Big Bang Theory". Il fatto è che Sheldon non può vedere Gablehauser, perché ha scritto, sue testuali parole, "una serie di libri popolari che riducono i grandi concetti della scienza a una serie di aneddoti, ognuno dei quali e' stato sminuito per adattarsi alla durata del movimento intestinale medio." (The Big Bang Theory, prima stagione, episodio n.4)
È LUI! È DAN BROWN! Nei suoi libri riduce i grandi concetti della scienza a una serie di aneddoti, questo è certo, e altrettanto certo è che ognuno di questi concetti e' stato sminuito per adattarsi alla durata del movimento intestinale medio. 
Però diciamocelo, ragazze: Sheldon Cooper è un genio e può ridersela di Gablehauser, ma a quelle come me i bignami scientifici di Dan Brown servono. Ho un'ignoranza enciclopedica (non so niente di tutto) e annusare un po' di concetti astrusi o di storia dell'arte o di medicina, per quanto pieni di imprecisioni e assurdità, male non mi fa. Odio studiare, amo la narrativa. La soluzione? Gable—cioè, volevo dire, Dan Brown. 
Fine premessa. Parliamo di Inferno. Mi è piaciuto? Nì (voto: ***). La domanda che quasi subito ha preso a girarmi nella testa è stata: ma ha sempre scritto così male, 'sto tipo? No, perché io non ci ho mai fatto caso. "Il Codice Da Vinci", letto anni fa, mi piacque molto (ora non ho il coraggio di riprenderlo in mano). Lo stesso dicasi (tranne che per il finale) di Angeli e Demoni. Gli altri no ("Crypto" mi fece storcere il naso, "La verità del ghiaccio" l'ho rimosso, "The Lost Symbol" l'ho trovato di una puerilità quasi offensiva), ma la domanda quella resta: sono io che sono cambiata, o è cambiata la sua scrittura? 
Boh. Certe cose (stilisticamente parlando) mi han dato fastidio come unghie sulla lavagna. Ad esempio tutti quei pensieri diretti. "Ora faccio questo," pensò Langdon, e poi lo fece. "Ora dico quest'altro," pensò Langdon, e poi lo disse. Perché ridonda così? E soprattutto, perché mi odia così? Quando chiudevo il libro mi ritrovavo a scrivere robe del genere: 
Nina cammina per la strada in una bella giornata di sole. "Ora cammino per la strada in una bella giornata di sole," pensa Nina. Si ferma a mangiare una mela. "Ora mangio la mela", pensa Nina. 
Sob. 
Veniamo alla trama di Inferno. Inizialmente mi ha molto irritata. 'Sto Langdon si ritrovava sempre in trappole da cui era impossibile scappare, e poi usciva tranquillamente dall'entrata principale (nonostante tutto il mondo fosse al suo inseguimento). Però la seconda parte del libro l'ho trovata migliore, più gradevole, il colpo di scena mi ha preso alla sprovvista, ed è sempre bello quando un autore te la fa. Vorresti andare lì e dirgli: mi hai depistato con modi ingannevoli e fraudolenti, e per questo ti amo, sposiamoci. Maledetto masochismo di noi lettori. Io adoro essere depistata. 
E tornando al bignami scientifico. È vero, ho disimparato un po' l'italiano a causa di questo libro ("Ho disimparato l'italiano," pensa Nina) ma ho scoperto un bel po' di cose che non sapevo. Una in particolare voglio condividere con voi. 
"Langdon ignorò volutamente la statua raffigurante Ercole e Diomede – spesso oggetto di commenti maliziosi –, i cui corpi nudi avvinghiati nella lotta si esibivano in una creativa “presa del membro” che non mancava mai di suscitargli un brivido."
Presa del... cosa? Non potevo non approfondire.

Inferno

La statua di Ercole e Diomede. 

Son cose belle da sapere. No?

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