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Infiorata di spello 2013, la capatura … questa sconosciuta

Creato il 29 maggio 2013 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria
La Capatura

La Capatura

di Elena Proietti

Scorrendo la Home Page in basso leggerete l’articolo sull’infiorata di Spello, adesso invece cerchiamo di immergerci in quella fase che precede la difficile realizzazione di un tappeto floreale, ovvero la fase della CAPATURA. “Capare” non significa altro che spetalare i fiori, che andranno poi successivamente essiccati rigorosamente all’ombra per mantenere nel miglior modo possibile il colore originario.

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E fin qui nulla di straordinario, il non ordinario sta nel riunirsi e mettersi seduti a capare questi benedetti fiorellini a testa bassa per minimo un paio d’ore a sera. Ma assolutamente necessario. Voi che venite a trovarci quella fatidica

frantoio
mattina vi siete mai chiesti quanti petali di fiori ci sono lì in terra? Ecco fate una prova, prendete una semplice margherita di campo, togliete tutti i petali e metteteli uno vicino all’altro… Fatto? Ecco… adesso vi siete perfettamente resi conto che non avete coperto nemmeno un centimetro quadrato della superficie

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su cui avete appoggiato i vostri fiori, ora immaginate lo stesso petalo essiccato, ricoprirà ancor meno superficie, giusto ? Avrete ora certamente idea di come passiamo le serate di quest’ultimo mese noi poveri pazzi disposti a maggior gloria di Dio a creare capolavori che andranno quasi immediatamente calpestati dalla folla. In genere ci si ritrova a casa di qualcuno la sera dopo il

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lavoro, nel pomeriggio qualcuno sarà andato a raccogliere i fiori o le erbe da capare in serata, ci si siede tutti insieme e si comincia a lavorare, chiacchierare e capare con l’acacia, uno dei primi fiori che ci annunciano la primavera. La fioritura dell’albero dà lo spunto al ritrovarsi del gruppo, appena sboccia questo fiore bianco con i telefonini iniziamo a mandare messaggi di richiamo, ci

mpiccia
cerchiamo, ci ricordiamo di far parte di una realtà ben precisa, ci si incontra per strada e si rinfocola una sana rivalità che fa da stimolo al raffinarsi della manifestazione, rispunta la voglia di stupire, si va avanti, si cercano nuovi fiori, nuovi colori nuove tecniche. Non mi ero mai fermata tanto a riflettere sull’inizio di quest’avventura che mi accingo ad affrontare come sempre da ormai tanto tempo, effettivamente stupisce anche me pensare che la semplice fioritura di un albero tanto comune metta in moto situazioni tanto complesse. E dovreste venire a trovarci una di queste sere, vederci intenti a separare uno ad uno i petali della ginestra, starnutendo per il polline e grattandoci

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continuamente per le miriadi di insetti cwwwhritzhe trovano rifugio nei fiori. Nulla va sprecato, nemmeno uno di quei preziosi petali viene lasciato cadere, ognuno di loro ci porta più vicino al risultato. Una volta separati vanno messi ad asciugare all’ombra, ogni gruppo poi usa la sua tecnica, non sta a me dire come, non tutti seccano i fiori al sole, qualcuno magari li asciuga in forni tiepidi, ma dovrete certo convenire con me che se anche questa dovesse essere la parte meno affascinante del lavoro è di sicuro la più interessante a livello personale. Permette di intessere una serie di rapporti sociali che consolidano le amicizie e creano relazioni che dureranno tutta la vita. Dal mio punto di vista la magia dell’infiorata è da vedere anche e soprattutto in questa fase, è il momento in cui le persone si coordinano e danno il via a quell’armoniosa danza che permetterà alla fine di eseguire un quadro perfetto.



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