Tratto dal Blog di Federico Rampini. Marzo 2011
Blog Estremo Occidente
Inflazione, quel piccolo sporco segreto degli economisti
Tra poche ore sul pericolo-inflazione si pronuncerà anche Ben Bernanke, il presidente della Federal Reserve. Oggi infatti è attesa l’audizione al Senato del banchiere centrale americano, e col petrolio a questi livelli (più il dollaro debole) la questione dello choc sui prezzi sarà in primo piano. Fino a ieri però dalla Fed sono arrivati segnali rassicuranti: l’inflazione non fa paura, tanto che la banca centrale prevede di continuare fino ad agosto a “pompare liquidità” (cioè stampar moneta) comprando titoli di Stato, per sostenere la ripresa dell’economia americana.Ma perché il rialzo del petrolio lascia così sereni i banchieri centrali? Gli economisti distinguono tra le voci dell’inflazione da una parte le “componenti volatili” come energia e alimenti, e dall’altra parte tutto il resto. Finché i rincari riguardano solo le “componenti volatili” non c’è da preoccuparsi, questa è la dottrina ortodossa. Che va decifrata, perché nasconde una notizia non proprio gradevole per i lavoratori dipendenti.
L’inflazione diventa tale, e quindi è un pericolo da combattere per le banche centrali, solo quando i rincari vengono recuperati da aumenti salariali. Allora gli choc sui prezzi si diffondono a tutti i costi di produzione, e la spirale rischia di sfuggire al controllo. Ma con il 9,4% dei disoccupati in America (e livelli analoghi in Europa) il potere contrattuale dei lavoratori è bassissimo. Aumenti salariali non sono in vista. Quindi l’inflazione si blocca sul nascere. Perché la paghiamo solo noi, con un potere d’acquisto decurtato, ma siamo incapaci di trasmetterla e di generalizzarla. Senza scala mobile, senza sindacati forti, senza ondate di rivendicazioni, niente spirale. Tutto tranquillo sul fronte occidentale.
Segnalazione a cura di Gianluca Brembilla