L’assessore regionale Gaetano Armao interviene finalmente, con la dovuta energia e chiarezza, su alcuni dei tanti luoghi comuni, diventati nel tempo “certezza dei fatti e dei dati” da parte dei “benpensanti” di ogni tipo e colore quando parlano e scrivono di Sicilia.
(AGI) – Palermo, 24 set. – “La pretestuosa diffusione di dati da parte della Copaff, la commissione paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale, sugli oneri delle Regioni per lo svolgimento di funzioni, e’ frutto di omissioni e semplicistiche comparazioni, che non dovrebbero sfuggire ad un organo che deve svolgere la sua funzione in modo imparziale e garantire il percorso verso un federalismo equo e solidale che appare sempre di piu’ a binario morto“. Lo dice l’assessore regionale per l’economia della Sicilia, Gaetano Armao intervenendo sui dati relativi ai costi per il personale della Regione siciliana.
“Equiparare, superficialmente, il costo del personale della Sicilia e delle altre Regioni a Statuto speciale, con quello della virtuosa Lombardia, senza precisare che le prime svolgono centinaia di funzioni che nella Regione piu’ popolosa d’Italia sono svolte dallo Stato, con ingente dispiego di risorse umane, strumentali e finanziarie, se poteva essere una svista, adesso e’ divenuta un’intollerabile mistificazione”. “Tra soprintendenze, musei, parchi archeologici, geni civili, uffici del lavoro, corpo forestale, uffici della motorizzazione (funzioni svolte dalla Regione, che i siciliani pagano con le loro tasse), oltre al personale che la Regione fornisce per uffici territoriali dello Stato – precisa Armao -, oltre 10.000 dipendenti sono impegnati in compiti che in Lombardia vengono svolti dal personale statale, con uffici, beni strumentali, risorse finanziarie a carico dell’erario“. “E’ fuor di dubbio – prosegue l’assessore – che nessuno intende sfuggire al preciso dovere di partecipare al risanamento ed al rilancio delle istituzioni del nostro Paese.
Soprattutto da parte delle Regioni che nel passato decennio hanno visto crescere la spesa in modo incrementale. La Specialita’ non puo’ essere una zona franca per i privilegi, alla piu’ estesa autonomia corrisponde una maggiore responsabilita’. Ebbene la Sicilia nel 2011 ha intrapreso, senza esitazioni, questo percorso, riportando la spesa corrente a quella di dieci anni prima (2001), incrementando pero’ gli investimenti e avviato la riduzione delle societa’ regionali da 34 a 14, puntando al risanamento e ad una politica dei conti in regola”. “Ma se si vuol far chiarezza e tener unito il Paese – conclude Armao – lo sforzo deve non solo essere corale, ma deve partire da basi condivise e fondate, che individuino i costi standard delle funzioni e non equiparino entita’ incommensurabili, innescando nocive confusioni. Come precisato, con la consueta fermezza dal Presidente Napolitano qualche giorno fa a Palermo ‘non c’e un territorio da premiare come concentrato di virtu’, ne’ un territorio visto come concentrato di vizi da punire’, occorre invece un esame di coscienza collettivo, che non puo’ che tutto il Paese, l’intera societa’ italiana, e generare un nuovo grande sforzo di cambiamento e di coesione nazionale“. (AGI) Com/Mzu
da AGI.IT