L’abbondanza di informazione in linea teorica è certamente un vantaggio poichè dovrebbe essere elemento di arricchimento. Ma è davvero così?
Danah Boyd, Senior Researcher per Microsoft Research e Research Assistant Professor in Media, Culture, and Communication alla New York University [e molto altro ancora], intervistata da News.me dice la sua sul tema. Intervista di cui non posso che consigliare la lettura integrale.
Riporto solo il passaggio conclusivo:
The public has access to information in unprecedented ways. Unfortunately, it has access to good information and access to shitty information. For me, the challenge is: How do you create media literacy? How do you get people to critically engage the news that’s available? These are issues we need to address, but the availability of information is still amazing. And I think that’s part of what’s so terrifying to people, that there’s so much information out there.
More information does not make a more informed population. We need to think about what it actually means to create a more informed society. We’re a long way away from that. But I don’t have some nostalgic lust for the past, because I don’t think we’ve ever been truly informed.
Stessa corrente di pensiero per Doonesbury nella striscia di domenica scorsa pungente ed efficace come d’abitudine.
Credo siano temi dei quali si discute troppo poco, forse troppo assillati dai modelli di business, dalla sostenibilità economica e dai ricavi calanti, o nulli, si rischia di perdere di vista il focus: cos’è informazione come si valuta la sua qualità?
Se il tema, come mi auguro, vi interessa, consiglio di partire da questo articolo pieno di rimandi per approfondire incluso un mio minimo contributo sulla questione pubblicato sul sito della Fondazione Ahref quest’estate.