Sulle carenze e sui problemi della Rai, in confronto al successo e alla reputazione della BBC, è da oggi online l’analisi di Roberto Perrotti, con poche parole e molte evidenze numeriche.
Scrive Perotti: «le accuse alla Rai sono sempre le stesse da decenni: politicizzazione, cattiva amministrazione, sprechi, raccomandazioni. Bisogna andare oltre queste critiche qualitative. Un’indagine di Inflection Point condotta nel 2013 mostra che la percentuale di intervistati che ritengono i programmi della TV pubblica “molto buoni” in Italia è la più bassa (meno del 5%) fra tutti i 14 paesi del campione. (…)
La difesa della RAI è tipicamente imperniata su due argomenti: il canone RAI è tra i più bassi d’Europa, e negli ultimi anni c’è stato un crollo degli introiti pubblicitari. Entrambe le affermazioni sono vere. Ma questo non significa che la RAI abbia saputo fronteggiare questi problemi con la necessaria capacità. (…)
La BBC, con il 50% in più di occupati rispetto alla RAI, ha il 20% in meno di dirigenti. Ma il dato più significativo riguarda i giornalisti. Su un totale di 1939 giornalisti, ben 324, un impressionante 17%, hanno la qualifica di dirigenti. Pochi enti al mondo, pubblici o privati, devono avere un tale rapporto tra dirigenti e non dirigenti»
Un commento? 2.000 giornalisti per sentire sempre le stesse frasi e vedere per 48 ore sempre le stesse immagini (d’agenzia) sono troppi. Ma l’eccesso nell’eccesso sono i 324 giornalisti-dirigenti, tutte persone di responsabilità, che tengono molto alla loro posizione e al loro stipendio.
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Recensione a c. di Giulio Caruso