il numero uno de INGRESSO LIBERO, la rivista digitale che vi abbiamo già presentato:
il nuovo editoriale di Paolo Bassi
Parole da ascoltare
La foto di copertina è mia, mentre le mani e la musica sono di Luca Martini. Luca è uno scrittore ed è anche un bravo pianista e riesce a far coesistere sulla pagina e sulla tastiera entrambe queste qualità. Questo fatto è indispensabile per la buona riuscita di un’opera di narrativa o di un brano musicale: entrambi devono raccontarci qualcosa e lo devono fare con un’armonia che riesca a trascinarci. Mi spiego meglio: quanti sono quei libri che, durante la lettura, sanno colpirci esclusivamente con colpi di scena, paroloni, personaggi che sembrano inventati lì per lì solo per fare numero e quante sono quelle musiche caratterizzate solo da ritmi martellanti, con le stesse quattro note rimescolate quasi all’infinito e con testi, quando ci sono, completamente assurdi? Sono un’infinità, le nostre librerie ne sono piene e noi ci perdiamo in un pentagramma di suoni dodecafonici.
Quando scriviamo occorre che noi, per primi, prestiamo orecchio alle nostre parole, occorre che, rileggendoci, queste parole facciano parte di un accordo armonico e non perché le stiamo cantando, ma semplicemente perché ognuna, introducendo la successiva, spiani la strada alla frase che sta nascendo.
Mi è stato chiesto spesso come poter riuscire a scrivere “bene”.
Iniziate a scrivere di getto, ho risposto, senza pensare a regole sintattiche, grammaticali, alla punteggiatura, perché spesso sono le prime idee quelle migliori e più sincere. Poi lasciate riposare le vostre pagine come un buon vino e, dopo un periodo più o meno lungo, riprendetele in mano e rileggetele ad alta voce, ascoltandovi come foste un estraneo. Vi accorgerete subito delle note stonate, di quelle parole o frasi che non si legano bene tra loro, dei brani che risultano inutili alla narrazione e di quelli che, invece, meritano di essere sviluppati. Noterete che un personaggio sta parlando con una voce che non è la sua o che gli manca un interlocutore che caratterizzi meglio il dialogo. Usate solo gli aggettivi indispensabili e “show don’t tell”, “mostrate” cioè con pennellate di parole scene e personaggi e non limitatevi a “raccontare”. Altro periodo di riposo e, con un’altra rilettura, avrete messo le basi migliori per la vostra composizione, nell’attesa che diventi una sinfonia.
Provare per credere …
Paolo Bassi [email protected] 338 1492760
la rivista la trovate qui:
http://www.box.com/s/6c892a6966c609ddde1b