Il premier croato Zoran Milanovic e quello serbo Ivica Dacic
Qui di seguito la trascrizione della corrispondenza di Marina Szikora per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda a Radio Radicale.
"Sono venuto a Belgrado per vedere se possiamo fare meglio", ha detto il premier croato alla conferenza stampa dopo l'incontro con il suo collega serbo. Milanović ha espresso rammarico perche' i due paesi, come ha detto, hanno perso mezzo anno e ha rilevato che la Croazia e la Serbia hanno passato negli ultimi anni un periodo difficile e che sta ai governi nell'ambito del loro lavoro di fare ragionevolmente quello che si deve fare. La politica, ha detto Milanović, non e' pero' soltanto ragionevolezza bensi' anche sentimento. Quando si tratta delle integrazioni europee della Serbia, il premier croato ha ribadito che la Croazia sara' giusta. "Appoggiamo il cammino della Serbia verso l'Ue. Non e' soltanto una frase, si tratta del nostro interesse", ha detto il premier croato aggiungendo che la Croazia svolgera' un ruolo di collega e collaboratore.
Il premier serbo Ivica Dačić da parte sua ha detto che le relazioni tra la Serbia e la Croazia sono cruciali per la regione e che e' importante che i due governi collaborino, che vi esista una collaborazione operativa nella costruzione delle relazioni tra i due paesi. "Noi non possiamo cambiare il passato ma possiamo influenzare il presente ed il futuro" ha detto il premier serbo. Dačić ha sottolineato che non sono stati evitati nemmeno i temi che riguardano il vicino e piu' lontano passato. Prima, ha detto Dačić, bisogna parlare di questioni del passato: di profughi, trasferiti, processi per crimini di guerra, confini, accuse reciproche. Per quanto riguarda la collaborazione economica, Dačić ha indicato che essa non deve essere unilaterale mentre Milanović ha invitato le imprese serbe a venire sul mercato croato sottolineando che la Croazia rispetta le regole del mercato.
Per quanto riguarda l'incontro dei due premier a Belgrado i media hanno speculato che si tratta di un incontro avvenuto su pressione di Bruxelles. Il premier serbo Dačić lo ha fermamente smentito rilevando che si tratta di una iniziativa comune. Bruxelles poteva solo essere sorpresa perche' questo incontro e' avvenuto cosi' velocemente, ha osservato Dačić. Secondo gli analisti politici l'incontro e' arrivato proprio nel momento giusto e dovrebbe segnare una nuova fase nelle relazioni tra i vicini. "La Croazia e la Serbia hanno molto piu' in comune rispetto a quello che li divide e quindi sono importanti gli incontri dei leader dei due paesi a fin di migliorare la collaborazione" ha detto a Bruxelles il rappresentante del segretario di stato americano incaricato per i paesi dell'Europa sudorientale, Philip Reeker. Nel 21-esimo secolo dobbiamo andare avanti, lavorare sulla ripresa economica. Nessuno puo' esserne isolato, bisogna lavorare insieme, sia nel campo economico che per quanto riguarda soluzioni di problemi internazionali, ha detto il diplomatico americano.
I due premier hanno parlato anche del tema molto delicato, vale a dire delle reciproche accuse per genocidio presentate alla Corte internazionale di giustizia ma, come e' stato precisato, non si e' entrato nei detagli. "La questione appesantisce le nostre relazioni, lo sappiamo tutti. Cercheremo la soluzione", ha promesso Milanović. Secondo Dačić e' meglio se per la soluzione non si aspetti fino al 2014 quando e' previsto l'inizio del processo davanti alla Corte.
Ripercorrendo un po' le fasi per niente facili del rapporto tra i due paesi vicini sul quale inevitabilmente pesa la guerra di occupazione serba, va detto che il primo miglioramento temporaneo vi e' stato durante il mandato del presidente Stjepan Mesić che spesso aveva incontrato l'allora presidente serbo Boris Tadić. Poi le relazioni tra Croazia e Serbia sono nuovamente peggiorate dopo il riconoscimento croato dell'indipendenza del Kosovo e questa e' stata anche la ragione dell'assenza di Boris Tadić all'inaugurazione del presidente Ivo Josipović nel 2010. Poi, il primo incontro di lavoro, molto di sorpresa, dei due presidenti, Josipović e Tadić nel marzo 2010 ad Opatija. Una salita delle relazioni con diversi altri incontri dei due capi di stato. Tutto e' durato fino al maggio del 2012 quando ci sono stati cambiamenti di potere in Serbia e l'arrivo di Tomislav Nikolić ed Ivica Dačić alla guida del paese. Le relazioni sono maggiormente peggiorate dopo le sentenze di assoluzione ai generali croati Ante Gotovina e Mladen Markač.
Fino a qui gli aspetti positivi di questo incontro tra i due premier. Non va però trascurato il fatto che proprio mentre era in corso la riunione tra Milanović e Dačić, il presidente della Serbia Tomislav Nikolić si e' rivolto ai giornalisti esprimendo la propria posizione: Nikolić e' dell'opinione che prima avrebbe dovuto svolgersi l'incontro tra i due presidenti perche' questo significherebbe stabilire buoni rapporti e ha aggiunto di non sapere perche' Ivo Josipović sta evitando questo incontro. Nikolić e' andato anche oltre questa domanda affermando che secondo lui qualcuno non e' sincero poiche', rileva Nikolić, se la Croazia ha presentato l'accusa contro la Serbia per genocidio, allora come e' possibile che il presidente del governo croato si rechi in visita in Serbia. "O sanno che noi non abbiamo commesso il genocidio, oppure la visita non e' sinceramente amichevole", ha detto Nikolić, aggiungendo che la Croazia non puo' essere arrabbiata con il presidente della Serbia e quindi cercare qualche altro canale per mantenere le relazioni con la Serbia: "Sono io quello che rappresenta la Serbia ed i suoi cittadini sia in paese che all'estero", ha concluso Nikolić.
Dall'altra parte, il presidente croato Ivo Josipović, domenica scorsa ha rilasciato una intervista per il quotidiano di Belgrado 'Danas' esprimendo soddisfazione per l'incontro avvenuto tra i due premier e dicendosi contento dei risultati di questo incontro. "Il contenuto del loro colloquio e le loro intenzioni sono sulla traccia della politica di riconciliazione e di relazioni di buon vicinato" ha detto Josipović. Ha aggiunto che bisogna sapere che c'e' ancora molto da fare e secondo le sue parole questo incontro dovrebbe essere una sollecitazione affinche' i due governi inizino con piu' fermezza a risolvere le questioni aperte. Tra queste, il presidente croato ha rilevato particolarmente la questione delle persone scomparse, qualificandola innanzittutto come problema umano e poi anche una importante questione politica. Bisogna appoggiare politicamente la reciproca fiducia, suggerisce Josipović e' precisa che essa non si costruisce soltanto alle riunioni dei politici o nei media, ma e' importante sollecitare lo scambio culturale e sportivo, turismo, commercio e la collaborazione scientifica.
Nonostante la dura retorica e le relazioni che i giornalisti spiritosamente hanno chiamato come "un' epoca di gelo" precisa il presidente croato, non e' stato cancellato quello che si e' fatto nei precedenti tre anni, alludendo all'efficace collaborazione nello spirito di riconciliazione promossa da lui ed il suo ex collega serbo Boris Tadić. "E' arrivato il momento di sciogliere il ghiaccio e di andare piu' velocemente e meglio rispetto a quello che e' stato raggiunto finora" ha osservato Josipović. Alla domanda come vede le dichiarazioni del presidente Tomislav Nikolić che prima dovevano incontrarsi i presidenti e poi i premier, Josipović ha risposto che questo e' uno degli approcci. Cosi' e' iniziata la collaborazione che avevano iniziato lui e Tadić. Il secondo e' questo, di iniziare dal livello interparlamentare per raggiungere dei risultati.... Bisogna avere in mente tutte quelle ragioni che hanno portato all'epoca di gelo, toglierle insieme e sciegliere il momento giusto. "Credo che sia meno importante se il nostro incontro avverra' qualche mese prima o dopo, e' molto piu' importante che l'obbiettivo sia pienamente realizzato" ha detto il presidente croato.
Toccando nell'intervista l'inevitabile domanda sulle sentenze di assoluzione dei generali croati, Josipović ha detto che e' stato il Tribunale internazionale a stabilire la sentenza e non la Croazia. La soddisfazione in Croazia risulta dal fatto che in Croazia c'e' la convinzione che i crimini non sono accaduti in modo e con la colpa delle persone cosi' come risultava dall'atto di accusa e soprattutto non di un'impresa criminale. "E' importante che tutti nella regione abbiamo un rapporto di principio verso i crimini di guerra e che la responsabilita' delle singole persone sia basata su criteri assolutamente giuridici. Lo so che non e' stato sempre cosi'" ha spiegato Josipović ribadendo che sono in corso indagini sui crimini di guerra commessi durante l'azione Tempesta.