E allora pensavo, con il bicchiere in mano, pieno di qualcosa che comunque non bevo.
Pensavo che se il ricordo più bello – e non più bello andando per esclusione, ma bello in quanto ontologicamente bello – di un altro anno imbarazzante è l’attesa ad una gelida fermata del bus, raccontando una storia non piacevole e non conclusa, priva della necessaria dovizia di particolari, a una persona non conosciuta, in una città in cui non sei mai stata, se è questo ciò in cui ripari, forse il nuovo anno è un’ottima scusa per prendersi il lusso e il tempo di star sola di nuovo.
Il tempo per capire, perché ne hai più bisogno di quanto credi.
Per imparare a dirlo a chi di dovere, senza la posa di caratteri georgia.
Soprattutto il tempo per vedere la città in cui non sei mai stata e conoscere la persona non conosciuta.
(Sì, il prossimo pezzo per la rivista lo scriverò sulla litote.
Una litote come “Sono certa che non lo farai affatto male questo lavoro, P.”)