Poi dopo alcuni inverni in Francia e in Piemonte, verso i 13 anni abbiamo incominciato ad andare a San Vigilio di Marebbe in Alta Badia e da allora ogni anno si tornava lì.
Le priorità da ragazzina erano lo sci, le piste del Plan de Corones e le serate a Les Morines in compagnia degli amici storici che venivano da varie località italiane (Verona, Roma, Latina, Cagliari, Bologna, Pordenone, Napoli, Catania) ma che puntualmente ritrovavo lì. E per una settimana eravamo inseparabili, sulle piste, in pausa wurstel al Miara, in albergo a giocare a carte, al piano bar a cantare (non tutti si intende), in piscina, in sala giochi, in discoteca, all'Iglu (pub locale di cui non ricordo il nome). E voi, che c'eravate, ve ne ricordate?
E poi i tempi cambiano, c'è chi si fidanza, chi cambia rotta, chi scegli altri lidi, magari esotici, magari decide di non tornare più. Eppure io me li ricordo ancora quei mitici anni spensierati e un po' incoscenti.
Crescendo, i gusti, le necessita sono cambiate. Da una decina d'anni torno qui per il piacere di respirare questi luoghi, di coglierne il particolare, l'ospitalità innata, la semplice eleganza, il dettaglio mai casuale, gli ingredienti locali, la cura nel trasformarli.
Sono una romanticona, ormai lo sapete. E l'Alto Adige a mio parere sa cogliere quel sano romanticismo dei dettagli. E quale ricorrenza migliore del Natale? Dove la Magia regna sovrana. Dove è così semplice creare il bello attorno ad un evento, ad una stanza, ad una strada, ad una porta.
E così ho deciso di trascorrere l'inizio del 2013 in una terra che amo, che sa farmi stare bene e che mi riporta alla mente solo bei ricordi.
Quale luogo migliore per incominciare il nuovo anno?
E allora eccovi le immagini dei miei primi giorni dell'anno itineranti...a LaVilla, a San Cassiano, a Brunico.
E a tutti voi, da queste vallate, auguro uno splendido 2013.
E che anche voi possiate trovare il vostro luogo del cuore.
E poi restare incantata davanti agli occhi di questa donna, su un manifesto, nel centro di Brunico.
Una vecchia signora che racconta il suo Natale di 60 anni fa al nipotino. E tramanda, con le mani segnate dal tempo, con gli occhi che hanno visto la fame e la guerra, con un filo di voce, tramanda i sapori e i saperi di una volta.