So che tutti stavate aspettando questa recensione, vista la difficoltà di comprensione del film, quindi bando alle ciance signori: INLAND EMPIRE.
Volevo scriverla già qualche anno fa, visto che su Internet non si trova nulla (io almeno non ho trovato nulla), ma qualche anno fa non avevo un blog.
Premetto che è stata l’unica volta, a dispetto degli altri film di Lynch e degli altri film in generale, che per capire un film ho dovuto guardarlo 2 volte (e io non guardo mai i film 2 volte, anche perché alla seconda visione si perde un po’ il fascino), il che è un fatto raro vista la mia ammirazione per questo tipo di opera, il genere weird, e ogni volta sto attento ad ogni minimo particolare (vedi Eraserhead, Strade Perdute, Mulholland Drive, ecc…), ma in questo caso l’attenzione inevitabilmente è venuta meno, vista la TOTALE destrutturazione della trama e la notevole lunghezza della pellicola (quasi 3 ore).
Dopo la seconda visione lo feci vedere a un mio amico, e questo è ciò che mi disse: “Ieri sera ho visto il film….poi ho maledetto per sempre David Lynch” XD
E’ IL FILM PIU’ COMPLICATO DI TUTTI I TEMPI, e a tal proposito un paio di anni fa trovai su Internet una spiegazione comica di INLAND EMPIRE, che mi fece così ridere che la salvai, e ora voglio incollarvela qua sotto, anche se non riesco più a trovare nè la pagina, né colui che l’aveva scritta; chi, leggendola, sapesse chi sia, è pregato di dirmelo, in modo che possa scrivercelo sotto.
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Finalmente un film piuttosto lineare di David Lynch, direi quasi piatto, con la storia che si dipana senza sbalzi dall’inizio alla fine. Non c’è quasi bisogno di spiegazione, ma la scrivo lo stesso per i più disattenti. Ci sono 4 piani paralleli nella storia, che possono essere così identificati:
• lettura immediata: la protagonista Susan/Nikki/Laura Dern è la rappresentazione del subconscio del cacciavite, risvegliata dallo psicanalista che in realtà è un trafficante di armi che tenta di riciclarsi nei teatrini OFF di Braodway con una coreografia di YMCA realizzata insieme ad un gruppo di 47 prostitute figlie della vecchia dal volto rugoso, che altri non è se non una ex attrice polacca scampata a Birkenau e sposata con la scimmia con una gamba di legno
• lettura sociopolitica: il film è chiaramente un manifesto antiabortista ed a favore della fine dell’embargo a Cuba, schierandosi apertamente per la candidatura di Mitt Romney alle presidenziali del 2008
• lettura cinefila: basta con le riprese in digitale, basta con l’abuso della steadycam, basta con le immagini a fuoco, basta con lo stop-motion, basta con questi flashback pseudo-tarantiniani. il film va girato seguendo prima le pagine dispari e poi quelle pari della sceneggiatura. basta con il montaggio
• lettura lynchiana: il film è mio e ci metto tutti i conigli che voglio
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Andrò contro corrente, prima di analizzarlo parlerò della regia e del cast: è interamente girato in digitale, il che forse gli fa perdere un po’ nella potenza delle immagini, che sono comunque molto suggestive a tratti, anche se non ai livelli di Mulholland Drive; ci sono spezzoni del film in cui i dialoghi sono davvero dei cult, destinati a rimanere nella storia, e gli attori che recitano danno tutti il meglio di se: Laura Dern, Jeremy Irons, Harry Dean Stanton, Justin Theroux, Grace Zabriskie, Julia Ormond, Terry Crews, ecc…
Come per gli altri farò sempre un copia-incolla da wikipedia per quanto riguarda la trama, che è scritta solo per la prima mezz’ora del film, anche perché scriverla tutta equivarrebbe a scrivere un libro, ci impieghereste un’ora solo per leggerla.
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Il film si apre con una ripresa in bianco e nero di un grammofono che suona Axxon N, «la più longeva trasmissione radiofonica della storia». La scena seguente, sempre ripresa in bianco e nero, mostra un uomo e una donna, entrambi col volto censurato, entrare in una lussuosa stanza di un albergo. I due parlano in polacco. La donna è confusa e spaventata mentre l’uomo sembra avere il controllo della situazione e sembra sottomettere la donna (che quasi sicuramente è una prostituta). Nella scena successiva vediamo una ragazza seduta su un letto che piange guardando alla televisione una sitcom interpretata da tre conigli antropomorfi (la sitcom è la prima puntata della serie Rabbits dello stesso David Lynch). A un certo punto uno di questi esce dalla stanza. L’inquadratura si sposta su una grande sala, lussuosa e buia, in cui entra il coniglio, che subito dopo scompare. A questo punto nella stanza, che ora è illuminata, ci sono due uomini che iniziano a parlare in polacco.
L’ambientazione cambia di nuovo e si sposta su Los Angeles. Qui un’attrice locale di nome Nikki Grace non sa ancora se avrà la parte come protagonista in un film intitolato On High in Blue Tomorrows (Il buio cielo del domani). Il giorno prima dell’audizione è visitata dalla sua nuova vicina, un’enigmatica signora anziana che afferma di essere certa che il ruolo del film è affidato a Nikki. Poi le racconta due storie. La prima parla di un bambino che, essendo passato attraverso la porta di casa sua per uscire a giocare, ha causato «la nascita del male». La seconda è un’altra versione della prima e parla di una bambina che, andando fuori a giocare, si perse nel vicolo dietro “la piazza del mercato”, che la donna dice essere “la via che conduce al palazzo”.
Dopo queste premesse inizia il film vero e proprio che è un susseguirsi complesso di scene in bilico fra sogno e realtà, secondo lo stile tipico del regista.
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Bene, è arrivato il momento della spiegazione del film: per comprenderlo appieno dovete stare attenti al titolo, Inland Empire, che è una via di Los Angeles (come per Mulholland Drive), piena di prostitute (è un indizio fondamentale questo).
Dovete distinguere 4 spazi temporali: quello in cui Luara Dern è un’attrice (Nikki) che sta per girare un film, quello del film che la nostra attrice sta girando (Il buio cielo di domani), quello del film originale polacco (47), e quello di Rabbits ( la mini-serie televisiva dello stesso Lynch).
Ora vi rivelerò un trucco per capire le opere di David Lynch: utilizza sempre 2 spazi paralleli, uno di essi rappresenta la realtà, l’altro invece è rappresentato dalla mente di un solo ed unico personaggio del film, che filtra la realtà; il trucco sta nell’individuare qual è il personaggio, che in questo caso non è Nikki/Susan, ma è la ragazza che all’inizio del film guarda la televisione, e attraverso ciò che sta guardando filtra la propria esperienza personale, ed ecco che arriviamo al quinto spazio temporale del film: la realtà.
Come avrete capito, gli altri 4 non sono reali, ma sono solo frutto della sua mente, e qui l’associazione di immagini è TOTALE, non siamo in presenza del sogno, come per gli altri 3 film da me recensiti, lei è sveglia, guarda, pensa, associa la sua storia a ciò che sta guardando in televisione; è un esperimento che vedo fare per la prima volta nella storia del cinema, il risultato è notevole, ma a tratti risulta un po’ noioso (come già detto, la durata contribuisce, pensate un po’ a vedere un film per 3 ore, e circa ogni 10 min, senza preavviso, si cambia completamente scena).
La “dimesione” in cui Nikki è un’attrice che deve girare un film è quella in cui appunto c’è lei che è sposata, la vicina di casa che la va a trovare e le parla in metafore (ci tornerò più avanti su queste metafore), sul set conosce Devon (Justin Theroux), tradisce il marito (Harry Dean Stanton) con lui; Nikki è un alter ego della ragazza che guarda la Tv nella stanza d’albergo, la chiameremo Lost Girl, come nei titoli di coda (e anche qui il nome è un grosso indizio sul suo ruolo).
La “dimesione” del film che si sta girando (Il buio cielo di domani) è quella in cui Nikki impersona Susan, sposata, tradisce il marito (Harry Dean Stanton) con Billy (Justin Theroux), rimane incinta, suo marito scopre il tradimento dal momento che lui non può avere figli, la aggredisce, lei abortisce, lui parte con un gruppo di zingari del baltico in giro per l’Europa, lei, distrutta, va a fare la prostituta (su Inland Empire), entra in un locale, parla della sua storia con uno pseudo-analista, quando esce sul marciapiede viene aggredita dalla moglie di Billy con un cacciavite (che è ipnotizzata), si accascia vicino a un gruppo di barboni e muore; Nikki in questa fase non riesce più a distinguere tra se stessa e Susan, il personaggio che interpreta.
La “dimensione” del film polacco 47, numero che porta sfortuna (i 2 attori protagonisti del film sono morti), di cui “Il buio cielo di domani” è il remake, è quella ambientata nella Polonia degli anni 50, in cui non c’è Laura Dern, ma qui è l’unica volta che vediamo la Lost Girl che interpreta un personaggio, il cui ruolo lo spiegherò tra poco.
La “dimesione” di Rabbits è la più facile da capire, e non credo vi serva un aiuto per distinguerla dalle altre..
Ciò che avviene in realtà è semplicemente questo: la ragazza che guarda la televisione è una prostituta polacca (la scena precedente dell’uomo che va con una prostituta, entrambi col volto oscurato, è emblematica, parlano in polacco), lei si è innamorata di un uomo (in 47 è interpretato da Harry Dean Stanton), è rimasta incinta, mentre la moglie di quest’ultimo non può avere figli; vuole che lasci la moglie, probabilmente lui non ha intenzione di farlo, così lei va nel suo appartamento (numero 47) armata di cacciavite, ne nasce una colluttazione con la moglie, che rimane uccisa, probabilmente contro le sue intenzioni; il suo pappone però, avendo scoperto la sua relazione con l’uomo e la sua volontà di lasciare la strada, fa uccidere l’uomo da dei sicari (i vecchi polacchi, probabilmente agganciati alla mafia); lei, sconvolta, abortisce, scappa, va in America, ma anche lì è costretta a fare la prostituta, su Inland Empire, e una notte, mentre guarda la Tv (in lacrime), dalle immagini gli sembra di vedere la sua storia.
Così deduciamo che Nikki è un alter ego di lei (un dialogo sul finale de “Il buoi cielo di domani” dice tutto: “mia cugina…..fa la prostituta…..indossa una parrucca bionda e sembra una star), tutti i personaggi e i dialoghi del film sono da ricondursi alla sua storia: i 2 omicidi di cui parla la vicina (nipote di un attore del cast di 47) a Nikki (uno alle 9.45, che è quello dell’uomo amato dalla Lost Girl in 47, e uno a mezzanotte, della moglie di quest’ultimo, ad opera della Lost Girl), le prostitute (come già detto lei è una prostituta, e qui capiamo anche l’importanza del titolo del film, poiché Inland Empire è una via piena di prostitute), i vari tradimenti di Nikki/Susan al marito (segno che rimarca la sua poca dignità matrimoniale e morale), la moglie di Billy che ipnotizzata uccide con un cacciavite Susan (segno che si è pentita di aver ucciso la moglie del suo amato, e in ciò che vede è proprio la moglie che ammazza Susan, come se uccidesse lei, essendo il suo alter ego).
Il pappone di lei è una figura molto importante, che viene richiamata sia in 47, sia ne “Il buio cielo di domani”, sia nella “realtà” di Nikki, e rappresenta il male: fa uccidere l’uomo che la Lost Girl ama, fa parte del gruppo di zingari con cui parte il marito di Susan, e viene chiamato il Fantasma, o Crumpy, e ipnotizza la moglie di Devon per far uccidere Susan con un cacciavite (nella realtà la Lost Girl ha ucciso la moglie dell’amato con un cacciavite); nella “realtà di Nikki” si vede alla fine, quasi come uno spettro, al quale poi lei spara, lui scompare, ma prima di farlo gli mostra il suo stesso volto ghignante, come riflesso a uno specchio (segno che, si, lui è una persona malvagia, e è chiaro dal lavoro e dalle sue azioni, ma nessuno è esente dal male, è stata lei che ha ucciso la moglie dell’uomo che amava, nessuno è innocente).
Una piccola critica in questo caso sulla rappresentazione del male va fatta: è impersonato da un uomo, il che non rende appieno il concetto, diciamo che il mostro dietro al muro in Mulholland Drive era molto più efficace.
Axxon N è una trasmissione radiofonica, la si vede all’inizio del film, e ogni volta che vediamo la sua scritta, Nikki subisce lo sdoppiamento di personalità, non riesce più a distinguere “la sua realtà” da quella del film che sta girando.
Rabbits poi è fondamentale per l’intento del regista: alcuni dei personaggi mostrati sono collegati alla miniserie, ma diciamo pure tutti, poiché Rabbits non è altro che una rappresentazione della reincarnazione dopo la morte, chiunque (ogni creatura vivente) abbia compiuto il male deve reincarnarsi, e nel frattempo “sostare” in una specie di limbo, sotto forma di conigli antropomorfi; chiunque abbia visto questa mini-serie sa di cosa parlo, in particolar modo la frase finale pronunciata da uno di loro, dopo che la porta della stanza si spalanca ed entra una luce, dice tutto: “Mi domando chi sarò”, metafora della reincarnazione.
Straordinaria è la metafora sul male che la vicina dice a Nikki: il bambino che per la prima volta esce dalla porta di casa per andare a giocare, e appena esce, il male nasce; il bene e il male sono figure frequenti nei film di Lynch (vedi Mulholland Drive e Strade Perdute), ed esistono per tutti, al di sopra dello spazio e del tempo.
Non perdete di vista la linea principale comunque: tutto ciò che ho appena descritto NON E’ REALE, è solo frutto della mente della ragazza che guarda la televisione, per associazione di immagini; il suo nome (Lost Girl, ragazza perduta), il fatto che sta piangendo, tutti dettagli che denotano il suo stato d’animo, è disperata, probabilmente vuole farla finita, c’è una sola via d’uscita: deve perdonarsi, altrimenti si suicida, per cui alla fine del film vede Nikki, il suo alter ego, che guarda verso di lei dalla Tv, compare nella stanza, la bacia, poi scompare; di lì a poco la Lost Girl immagina di riabbracciare il suo amato, insieme al figlio che non hanno mai avuto; cosa accadrà nel suo futuro non ci è dato saperlo.
In questo film l’omaggio che Lynch vuole fare ad Hollywood è lampante, le continue riprese fatte da Jeremy Irons, la televisione che la ragazza guarda dalla stanza d’albergo, Inland Empire che sta a Los Angeles, la fusione dell’attrice (Nikki/Laura Dern) con il personaggio che interpreta, tutti richiami al mondo del cinema.
Come per gli altri film da me recensiti, oltre ai temi del bene e del male c’è anche la morte, la costante paura che caratterizza ogni essere vivente, la paura di ciò che non si conosce, di ciò che non riusciamo a spiegare, e cosa c’è di più ignoto della morte: “E’ tutto ok, stai solo morendo”, la frase alla fine de “Il buio cielo di domani” dice così, e denota proprio il “compito dell’artista” che caratterizza Lynch, ovvero di trovare un senso all’esistenza, di dirti che non devi avere paura, facendolo attraverso parole e immagini, ma ricordandoci comunque (dopo la frase seguita dalla morte di Susan/Laura Dern vediamo le telecamere che zoomano indietro e stanno riprendendo quella che è la scena finale di un film) che, appunto, ciò che stiamo guardando, rimane un film.
“La paura è l’origine di tutti i nostri mali, dunque non abbiate paura” Carl William Brown
EDOARDO ROMANELLA