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Innamoramento e amore: viaggio nei sapori dell'altro

Da Carosella

Innamoramento e amore: viaggio nei sapori dell'altro.

ill. di Rebecca Dautremer


Prima c'era l'innamoramento.
Non c'erano i difetti, ogni aspetto dell'incontro era impetuosa fame irrazionale dell'altro, incapacità di giudizio, respiro sospeso.
Probabilmente il nostro innamorato è in quel momento ai nostri occhi una torta millefoglie che non perde una briciola.
Poi passa.
Passa sempre, per definizione.
E' come un antipasto. Non si chiamerebbe anti pasto, se non fosse seguito da un pasto.
Il pasto c'è sempre.
Ma non sempre soddisfa il palato. Del resto puoi saziarti anche di antipasto, ci sono dei ristoranti in cui ti servono dei piatti enormi di assaggini, che ti basta quello (e avanza) . Conosco anche persone che ordinano più antipasti, eliminando dalla comanda primo e secondo piatto. Eventualmente, in finale, ci infilano un tiramisù.
Se il clou del pasto continua a soddisfarti di gusto, sei sulla buona strada per trasformare l'innamoramento in amore. Certo va considerato che l'appetito iniziale con il quale ti sei seduto a tavola non può ovviamente esistere nella seconda  metà del piatto di lasagne. Farfalle e brontolii nello stomaco si sono calmati, non mangi ancora per inerzia, ma neanche per una voragine nello stomaco che ti dilania.
Gli esperti dicono che è questo il momento in cui puoi gustare realmente il sapore della pietanza. Quando non è la fame a guidarti, ma il gusto, il piacere, la soddisfazione consapevole.
Certi piccoli difetti dell'altro allora emergono, in modo proporzionale sia alla reale qualità del cibo, sia all'attenzione che riponi nel contenuto del tuo piatto. Puoi infatti accorgerti che la pasta è troppo poco cotta, e puoi considerare il fatto come parte del tutto, come una particolarità della ricetta.
Altro è se incontri un risotto stra lungo, come fosse stato abbandonato nel suo amido per ore. O degli spaghetti completamente sciapi: aggiungerci sale con il salino da tavola può forse attutirti la nausea, ma non renderà mai il piatto sublime. Alcune volte i cibi senza sale, o cotti male, li ingurgiti quando hai tanta fame, mettendo in secondo piano la reale qualità, a discapito della foga di riempirti lo stomaco.
Altre volte ci sono casi di persone che giunti lì, non hanno più fame, e li vedi perder tempo in punta di forchetta, spostare un pisello da una parte all'altra, fare melina con un'oliva, sospirare sommessamente tra un boccone e un'altro, cincischiando con tocchetti di spezzatino che non vorresti infilare mai.
Infine ci sono i casi in cui quello che troneggia nel piatto della seconda o terza portata, non lo puoi proprio mandar giù. Carne stopposa, sapore di rancido, troppi nervi, sapori insulsi.
Così scoprire di aver abbandonato la sponda dell'innamoramento e trovarsi sulla sponda dell'amore diventa una delusione, un sapore amaro. Un odore di bruciato. Non vorresti mai averlo scoperto. Preferiresti esserti fermato ai primi bocconi dell'antipasto, in cui tutto sembrava possibile, un convivio da mille e una notte si srotolava nel mondo dell'immaginato amore, come un sogno sempre sognato.


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