Il groviglio di corpi. Il provocarsi recoproco.
Il tatto, la vista, l'udito, il gusto, l'olfatto.
E' facile la stimolazione, la lascivia, quando percepisco un piccolo feeling di pelle.
E' facile giocare senza implicazioni con, senza dover spiegare che, preoccuparsi di, rendere conto a.
Si, anche per le donne. Abbiamo imparato anche noi. A fare ginnastica orizzontale. E' liberatorio, anti stress (toccasana per umore, pelle e capelli) e regala questa sensazione di consapevolezza mista a indipendenza se entrambe le parti prendono e danno niente di più e niente di meno di quello che si è in grado. Senza promesse, nè aspettative.
Però alle volte riporta al confronto, alla differenza sostanziale con una faccenda di diversa categoria.
Ovvero che.
E' difficile fare l'amore.
L'apertura emotiva. Il coinvolgimento. C'è sempre in sottofondo quella paura di ferirmi. Mi racconto che no, non ne vale la pena. Il che spesso è vero. Ma, appunto, alle volte e' bello raccontarsela. E' comodo.
E' difficile creare quella confidenza e stima e complicità e rispetto e tutto maledettamente insieme con una persona che magari incontro a metà di un cammino che non conosco, che non comprendo, che ha leggi e regole perfettamente estranee e diverse dalle mie. Con un trascorso, idee, pensieri e difese dei quali nulla mi è dato sapere. Mi costringe ad andare per tentativi, ipotesi e interpretazioni - e si sa - le interpretazioni sono sbagliate. Quasi sempre. Perché sono figlie legittime dei miei criteri, appartengono al mio mondo dispotico di insindacabili giudizi e perentori punti di vista.
Una sorta di piccole città diverse e anche lontane magari, che provano a "relazionarsi" quando le basi sono già state gettate, i progetti già delineati, i piani regolatori approvati e i muri eretti. Con cemento e calce. Fatica e sudore. Pazienza, testardaggine e convinzione. Con la giunta comunale eletta, per di più. Pertanto la comunicazione risulta così complicata.
Se fosse così facile conquistare un cervello come conquistare un corpo il mondo sarebbe diverso. Sarebbe bello quasi sempre - anche quando piove tutto Luglio e quando grandina sull' auto, anche quando litigo con me stessa e mi faccio così incazzare - ci sarebbero più creatività, più idee, più empatie, tolleranze, spunti per imparare. Ci sarebbe l'impegno a volersi conoscere, comprendere, ascoltare in un gioco circolare e reciproco di punti di vista e squarci di vita.
Di conseguenza avremmo quel bagaglio prezioso di "cose che contano davvero" che peserebbe sempre di più, giorno dopo giorno, e arriveremmo alla fine dell'esistenza immobili - un po' per il peso e un po' per l'osteoporosi - ma con una ricchezza inestimabile dentro l'anima.
Quella che ci dice chi siamo e che nessuno mai potrà rubare.