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"Inquieto Novecento" vista da Antonio Leo

Creato il 07 aprile 2014 da Roberto Milani

Da un inviato "speciale", l'amico Antonio Leo, orami lanciatissimo nel mondo bizzarro dell'arte, una lettura della mostra allestita al Lu.C.C.A. "Inquieto Novecento" (vedi ad esempio http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2014/03/allanteprima-di-inquieto-novecento.html), curata Maurizio Vanni e da Stefano Cecchetto.
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Inquieto 900 - visita @ Lu.C.C.A. del 05/04/2014

 Inquieto 900 / Inquieto Leo Mi spingo oltre Warhol

Non conoscendo il percorso artistico di molti degli autori presenti, spazio solo alle emozioni che mi ha dato questa visita. Avevo già apprezzato eventi del Lucca Center of Contemporary Art, confermando l’eccellenza di questa realtà. Colpi di pennello, schietti, irriverenti, Georges Mathieu si presenta con ondessonk, solo un assaggio del capolavoro l’éloge démesurée, tela anarchica, fantastica, impulsiva e inquieta in rosso-giallo-nero-rosa che orienta il nome dell’intera mostra. Persino il nero prende luce. Nero che continua in uno studio di figura di Emilio Vedova, un 30x21, che lo rende purtroppo molto meno incisivo del grande Vedova recentemente visto a Verona alla Galleria dello Scudo, “De America - paintings 1976-1977”, implosione senza freno di un caos disarmante e totale. Frammenti della recentemente scomparsa Carla Accardi. Mimmo Rotella si regala una parete, ed un piccolo ritaglio, buono. Roberto Crippa un landscape del 1964. Con il second floor arrivano segnali dalle avanguardie, e continua il nero con Agostino Bonalumi. Una pantera rosa pink love di Jak Espi ti da il benvenuto nella sala. E ti ci fai una foto.
Poi Mario Schifano, Sandro Chia, Christian Balzano (piccola installazione-spia telecamera-specchio-cablaggi, modernità in contrapposizione alla cornice oro decorata-intagliata), un black cube di Gianfranco Meggiato, un Robert Combas a tratti tribale, molto colorato, Tano Festa con bunny, Hans Hartung e una superficie lunare fine anni 60 di Giulio Turcato. Max Papeschi e Erique LaCorbeille (ciao Erique!) nel video di Francesco Attolini. Maurizio Cattelan ingiudicabile, schiavo delle sue comode, ormai (sempre!) politicamente corrette provocazioni. Solo un nome x attirare. Le due peggiori opere esposte. Finalmente …Damien Hirst !!!! Dopo aver visto For the love of god nello studiolo di Francesco I de’ Medici Palazzo Vecchio/Firenze 2011 in una location che lo rendeva una reliquia di platino-diamanti-denti umani eccolo in stampa su plexiglas 3d: ti segue illuminando i diamanti con le luci della sala, non puoi averli ma li stai indossando, ti avvicini, resti accecato, vedi il tuo riflesso ma in quel momento e (x fortuna!) solo in quel momento, senti che sei te il morto. La seconda opera, the hours spin skull, teschio di plastica porta-cd: il tempo passa x portarti alla morte con quadranti di orologi nello spazio degli occhi, per finire con la terza, beautiful Shiva delirium painting, teschio nero su colori pop accesi. Ti inchini a Christo. Un gigante. Con project for valley courtain (project for Colorado) del 1971, progetto realizzato! e wrapped walkways del 1970. Tecniche miste, due interventi su spazio ambientale, opere stupende! Da amante di Robert Smithson (grazie ai 32min di sperimentazione di Lee Ranaldo in Amarillo ramp) sono rimasto incastrato nelle pieghe arancioni di queste onde di tessuto/collage/colore. Proiezioni e sogni su carta di land art. Visione.

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