“Vorrei sempre essere altrove, dove non sono, nel luogo dove sono or ora fuggito. Solo nel tragitto tra il luogo che ho appena lasciato e quello dove sto andando io sono felice”.
Thomas Bernhard
L’inquietudine è energia.
A volte capita di arrivare a sera con una strana sensazione nello stomaco. Ci fa sentire incompleti, manchevoli, non-quieti, come se fossimo in cerca di qualcosa, ma non sappiamo cosa. È un’emozione che non può non esistere, perché insita nella natura umana. Ha fatto crescere alcune civiltà sino a fare esprimere loro il meglio, ne ha distrutte altre. È un moto che coinvolge lo stomaco, il cuore e la testa. L’inquietudine è una tensione verso che fa diventare gli uomini infelici, oppure eroi.
Secondo il suo significato etimologico (non quieto, agitato, che non si appaga mai), l’inquietudine è energia pura che a volte accumuliamo, finché esplode portandoci ai grandi cambiamenti della vita. Alcuni non sono in grado di controllarla, volano di fiore in fiore seguendo la propria inquietudine e non combinando nulla, altri ancora invecchiano senza averle mai lasciato spazio, morendo da frustrati. È molto difficile trovare il giusto equilibrio tra un sano senso di inquietudine, da soddisfare giorno dopo giorno, ed uno ossessivo.
Seguire l’inquietudine?
Assecondiamola, cerchiamo di capire dove vuole portarci, altrimenti siamo destinati ad essere tristi. Moltissimi (o forse tutti) grandi uomini sono stati inquieti, pensiamo a Gandhi, a San Francesco, a Che Guevara, a Martin Luther King. Il termine inquietudine è senz’altro molto attinente a quello mistico di santità e a quello molto più terreno (che preferisco) di eroicità.
Secondo le filosofie orientali, e anche secondo alcune branche delle religioni occidentali, l’uomo deve eliminare l’inquietudine: è un vizio da combattere. Quindi, se una faccia della medaglia è che fa diventare grandi gli uomini (quando ben veicolata) l’altra è che gli impedisce di provare la gioia della serenità.
È pur vero che in alcuni ambiti l’inquietudine è benefica, ad esempio come spinta alla carriera o al successo, mentre è malefica in altri, come l’equilibrio sentimentale. È ciclica, in quanto in certi momenti la si prova più che in altri. Passiamo a volte molti mesi di serenità, per poi attraversarne altri di forte inquietudine. Porta molto lontano, se ben veicolata, ma bisogna stare attenti a non bruciare il motore: nel percorso a tappe che è la vita, tendiamo sempre verso un obiettivo (la tappa successiva) ma a volte, qualche istante prima di averlo raggiunto, questo non sembra più allettante e ne intravediamo uno qualche chilometro in là… Se il nostro carburante è l’inquietudine, viviamo proiettati nel futuro, rischiamo di non vivere gli attimi per quelli che sono, ma solo in virtù di dove ci porteranno. Il nostro motore, prima o poi, si spomperà.
Poesie di Fernando Pessoa.
Tratto da “Sensazione”.
I miei pensieri e sentimenti si confondono e formano
una vaga e tiepida anima-unità.
Come il mare che prevede una tempesta,
un pigro dolore e un’inquietudine fanno di me
il mormorio di un incalzante stormo.
Tratto da “Ode alla notte”.
Vieni, dal fondo
dell’orizzonte livido,
vieni e strappami
dal suolo dell’angustia in cui io vegeto,
dal suolo di inquietudine e vita-di-troppo e false sensazioni
dal quale naturalmente sono spuntato.
I volti dell’inquietudine.
L’uomo è per sua natura “animale inquieto”, tuttavia occorre distinguere la falsa inquietudine, che proviene dall’esterno, dall’inquietudine autentica che nasce, invece, nell’anima e di essa si alimenta.
Meglio la pace dei sensi e una vita tranquilla o meglio una vita inquieta, arrabbiata e storica? L’inquietudine gioca a nostro favore solamente se sappiamo domarla: porsi sempre nuovi obiettivi è cosa ottima, ma non dimentichiamo di goderci quelli già raggiunti. L’inquietudine repressa, invece, è terribile perché porta ad essere costantemente insoddisfatti di sé stessi. E mentre stai grassamente sdraiato sul divano a guardare la tv, ti sembra che la vita non sia soddisfacente. Il punto sta nelle differenze individuali: ci sono persone più inclini all’avventura, allo sforzo, alla fama, e altre che non desiderano altro se non un po’ di sana tranquillità. I primi, temo che dovranno convivere a lungo con questa sensazione che tanto odiano, imparare ad accettarla e riconoscerla come un forte propulsore. Per i secondi, esistono vari modi per cancellare, o quantomeno ridurre, questo stato d’animo. Riconoscerla è già un passo, ad esempio. Ma il passo più importante è riconoscerne le cause, per quanto nascoste e profonde. La sensazione è che l’inquietudine derivi dalla parte più buia di noi stessi, e se vogliamo contrastarla dobbiamo andare a scavare proprio là.
Anche se a causa del buio non ci vediamo un accidente.
Foto | Flickr
">"Inquietudine… è stato scritto da Andrea Ciraolo.