Farmaci
Se vi dicessero che anche nell’acqua da bere ci sono residui di farmaci, forse pensereste che sia il solito allarmismo di qualche ecologista estremista, invece è stato affermato in un seminario tenutosi nel luglio 2010 presso la Scuola Internazionale Ambiente Salute e Sviluppo Sostenibile di Firenze.
Nei giorni nostri, uomini e animali assumono farmaci di ogni tipo e in grandi quantità; ciò che pochi sanno è che l’organismo elimina i residui delle medicine con feci e urine e che tali residui sono ancora chimicamente attivi e, pertanto, potenzialmente dannosi per l’ambiente. La rete fognaria purtroppo non trattiene questi residui - per farlo i depuratori dovrebbero essere dotati di particolari filtri molto costosi – così le molecole attive dei farmaci vanno a inquinare laghi, fiumi, falde acquifere, mari, provocando anche mutazioni genetiche negli organismi acquatici e misteriose morie di animali.
Se pensiamo a tutti gli allevamenti intensivi che esistono e alle tonnellate di farmaci usati per evitare patologie infettive in uno stato di sovraffollamento; se consideriamo che le deiezioni degli animali cariche di residui farmaceutici, spesso, concimano i terreni agricoli e che frutta, verdura e cereali li assorbono, ci rendiamo conto di quanto l’inquinamento da farmaco sia diffuso e pericoloso.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha lanciato un allarme inquietante: alcuni batteri stanno diventando sempre più resistenti ai farmaci, cosicché le malattie da loro provocate rischiano di non essere più curate con efficacia. Gli antibiotici hanno salvato molte vite in passato, ma ora si rischia di ritornare all’epoca in cui non esistevano ancora e tornare a morire di nuovo di malattie che credevamo di aver sconfitto una volta per tutte.
L’OMS sostiene che la resistenza agli antibiotici, ma anche agli antiparassitari e agli antivirali, è in aumento soprattutto a causa dell’uso eccessivo che se ne fa nei paesi ricchi e per l’uso incompleto e improprio (cioè a dosi inadeguate, per poco tempo o con somministrazioni irregolari) nei paesi poveri. Il consumo involontario e inconsapevole di residui di farmaci e antibiotici contenuti nelle carni e altri alimenti rischia, dunque, di selezionare batteri resistenti ai farmaci stessi, con la conseguenza che non potremmo più servircene per curarci, nel caso che quegli stessi batteri fossero causa di malattia. L’OMS è stata costretta ad appellarsi ai medici dei paesi sviluppati affinché riducano le prescrizioni di antibiotici ai casi veramente necessari evitandone l’uso, per esempio, nelle sindromi da raffreddamento o influenzali.
L’omeopatia s’inserisce a pieno titolo in questo contesto in quanto i medicinali omeopatici sono privi di residui ed ecosostenibili. Molti studi scientifici sono stati fatti sull’efficacia del trattamento omeopatico sia sull’uomo sia sugli animali. Negli articoli della rubrica “Granuli sotto esame” de il granulo, dal numero 8 in poi, troverete i riferimenti scientifici di studi effettuati comparando antibiotici e omeopatia: potete leggerli sul sito www.fiamo.it cliccando su “rivista per pazienti”.