Magazine Scienze

Inquinamento sonoro danneggia la fauna marina

Creato il 04 giugno 2010 da Zonwu
delfini inquinamento sonoroChe l'inquinamento delle acque metta a rischio la fauna e la flora marina e d'acqua dolce è ben noto, e non dovrebbe mai smettere di preoccuparci. Ma quanti hanno mai pensato che anche l'inquinamento sonoro può essere fonte di danni gravissimi all'ecosistema acquatico?
Sarebbe sbagliato immaginare come le uniche fonti di inquinamento sonoro subacqueo i sonar di navi e sottomarini: c'è il ronzio dei cavi per telecomunicazione, il rumore dei motori delle barche, i pozzi di estrazione off-shore, abbiamo un'infinità di sorgenti di rumore disseminate per i mari di tutto il mondo.
Anche se non è un problema primario come la pesca indiscriminata e l'inquinamento delle acque, è una fonte di preoccupazione per molti biologi.
Ed i pesci, abituati a vivere in un mondo per lo più silenzioso (secondo i nostri canoni), risultano particolarmente disturbati da tutte questo fonti sonore. Il suono infatti esercita un ruolo primario in molte specie acquatiche: ad oggi, la quasi totalità di pesci studiate sono dotate di udito.
Alcuni pesci hanno un udito "normale", mentre altri sono specializzati nel percepire infrasuoni o ultrasuoni, il che rende suscettibili tutte le specie acquatiche al crescente livello di rumore che si sta verificando nei nostri mari. L'influenza che questi disturbi sonori può essere tale da avere gli stessi effetti che l'inquinamento sonoro di superficie ha sugli uccelli e su altri animali.
Per esempio, le aringhe dell'Atlantico ed i tonni pinna-blu mostrano significative modifiche al comportamento se si trovano in ambienti rumorosi. Questo vuol dire che la distribuzione dei pesci può essere modificata dall'impatto umano, dato che tendono ad evitare zone a forte inquinamento sonoro.
Circa 800 specie di pesci appartenenti a 109 famiglie sono noti per produrre suoni; ma la comunicazione tra pesci può essere resa difficile dall'inquinamento sonoro. I pesci comunicano con suoni quando combattono per il territorio, quando competono per il cibo, quando sono sotto attacco da parte di predatori. Senza contare che il suono svolge un ruolo essenziale anche nell'accoppiamento e nella selezione sessuale.
Passando poi ad animali marini noti per i loro richiami sonori, i delfini e le balene, una fonte di pericolo estremo è costituita dai sonar. I delfini ad esempio utilizzano il sonar per la comunicazione e l'ecolocalizzazione, oltre che per trovare cibo, per rimanere in contatto con altri membri del branco e per trovare la giusta direzione negli oceani.
Un suono di potenza migliaia di volte superiore al loro sonar può causare danni devastanti al loro apparato uditivo, danni che possono rivelarsi anche mortali. Se vi è mai capitato di vedere un film ambientato in un sottomarino, vi sarete sicuramente accorti che il sonar è un elemento fondamentale per la navigazione di queste "trappole per topi subacquee". I sistemi attivi di sonar inviano intense onde sonore attraverso l'acqua, e l'analisi del loro "rimbalzo" consente di rivelare oggetti lungo il percorso del sottomarino.
Alcuni di questi sistemi di sonar attivo lavorano con impulsi sonori superiori ai 235 decibel, e producono onde sonore che viaggiano anche per centinaia di chilometri lungo l'oceano. Durante un test di un sonar a bassa frequenza al largo delle coste californiane, ad esempio, il suono è stato percepito nel Pacifico del Nord.
Per le stesse stime della Marina Americana, queste onde sonore possono mantenersi ad una potenza di 140 decibel anche ad una distanza di oltre 500 chilometri. E se consideriamo che un rumore del genere è un centinaio di volte superiore a quello noto per alterare il comportamento delle balene, possiamo immaginare gli effetti che può avere sui mammiferi marini e sui pesci sensibili a quelle frequenze.
Ad aggiungersi ai sonar militari ci sono le prospezioni subacquee per attività di estrazione di petrolio o di gas. Utilizzano infatti suoni ripetitivi ad alta energia e bassa frequenza che, se prolungati nel tempo, hanno dimostrato di provocare danni irreparabili agli apparati uditivi dei pesci.
"Diversi studi hanno dimostrato che rumori intensi possono danneggiare gli apparati uditivi dei mammiferi marini, per cui abbiamo avuto una ragione per pensare che ci potessero essere effetti anche nei pesci" afferma Arthur N. Popper della University of Maryland in un'intervista del 2003. "Ma siamo rimasti sorpresi che il trauma fosse cosi grande ed esteso".


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :