Pochi giorni fa mi raccontavano di una bimba di quasi 6 anni che non riesce a parlare. Non tanto, o non solo, per problemi che stanno cercando di risolvere con il logopedista, ma soprattutto perchè, pare, nessuno le ha insegnato le parole, il linguaggio.
Mi è venuta una paranoia terribile e sono 3 giorni che continuo a dire il nome delle cose a Cigolino, che mi guarda tra il divertito e l'attonito.
Mi sono chiesta come si insegna a parlare a un bambino.
I bambini imitano e questa è la prima fonte di apprendimento, sostenuta dall'osservazione e dalla loro voglia innata di sperimentare. Ma basta? Ci vogliono momenti di vera e propria didattica?
Pare di no. Cioè non è il caso di fare delle lezioncine (noiose per tutti), ma è bene focalizzarsi su alcune parole e quelle scandirle, ripeterle, amplificando il movimento delle labbra e guardando il bimbo mentre si pronunciano.
Il movimento delle labbra affascina il bambino e quindi presterà attenzione a questo "gioco". Cigolino non perde occasione per infilarmi la mano in bocca, credo cerchi la fonte delle parole.
E' bene imitare anche il loro modo di parlare, per evitare che si sentano incompresi o frustrati. Rispondere a un loro dedè, con un'altro dedè di approvazione li aiuta molto a lanciarsi nel rutilante mondo della comunicazione.
Attenzione però a non scambiare i ruoli: non è il pargoletto che deve insegnare, nè noi finire nel tunnel di una regressione infinita. Quindi, quando a parlare iniziamo noi, usare parole chiare, reali e ben scandite.
Altra cosa fondamentale è premiare i progressi, festeggiando ogni piccolo successo, ogni accenno di parola imparata.
Leggere una favola, ma anche altro, mostrando figure e cercando di coinvolgerlo è molto utile e stimola la fantasia.
In questo periodo ci stiamo concentrando su: acqua, papà, pappa, sonno/nanna, ciao. Il kit di sopravvivenza fondamentale, insomma.
Per il momento abbiamo ottenuto: gnamgnam per la pappa, dadà per papà, mugolio basso e continuo per acqua, mugolio infastidito per voglio andare a dormire. Mamma lo dice benissimo, spesso e con toni diversi a seconda delle circostanze (son soddisfazioni!). Comincia anche ad essere chiara la parola "no".
Siamo lontani dalla formulazione di parole vere e proprie, ma almeno ci capiamo.
Ho trovato anche le tappe di sviluppo del linguaggio, giusto per avere una mappa.
Più o meno, ci siamo. Ovvio che adesso le tappe le dimenticherò, trovo fuorviante confrontarsi con classifiche e tabelle: i bambini sono essere umani, con i loro tempi, le loro abilità e anche le loro priorità.
Cigolino, per esempio, ha iniziato a gattonare (a stile libero) per cui è molto, ma molto occupato a individuare: prese di corrente, oggetti pericolosi da mettere in bocca, polvere più o meno nascosta, il gatto, le ciabatte di famiglia, il cavo del pc, per avere anche l'energia per chiacchierare in modo appropriato.
La paranoia si è in parte placata. Però ci tengo che impari a dire acqua, perchè quando si sveglia di notte io sono troppo rimbambita per indovinare subito che di sete si tratta.
Acqua e tutto diventa più semplice, no?