Un tragitto in treno di 14 ore, attraverso monti innevati, laghi ghiacciati e fitte foreste di conifere. Tutto meravigliosamente perfetto: anche il panorama è civile in Norvegia.
Stiamo lasciando Bergen, dove abbiamo trascorso giorni bellissimi passeggiando tra il Bryggen e il mercato del pesce**, navigando tra i fiordi e sui ghiacciai con i nostri amici Kaj e Kristie che non finiremo mai di ringraziare.
Il paesaggio attorno continua a scorrere veloce e ordinato e io fremo dal desiderio di arrivare a Oslo, la città di Harry Hole. Assorta nei miei pensieri decido di leggere un pò. Un noir italiano, giusto per cambiare registro.
Narra di un misterioso prigioniero e il medico che deve convincerlo a parlare. Due vite lontane appese al sottile filo di fumo delle loro sigarette. In poche pagine leggenda (titanic?) e verità si fondono insieme, sfuggendo al tempo, superando il dolore e sfidando la morte in nome dell’amore destinato ad una donna misteriosa.
L’ho letto tutto d’un fiato, mentre il paesaggio attorno scorreva veloce e ordinato, come solo le foreste norvegesi sanno essere.
Ho dimenticato i tossici di StorGata, l’università di Karl Johans Gate, l’hotel Radisson Blu vicino al palazzo reale. Ho dimenticato l’obiettivo del mio viaggio e il senso di questo post… perchè non posso scrivere nemmeno un biglietto d’auguri dopo aver citato Carrisi …
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*Per chi non lo conoscesse, Harry Hole è il miglior detective della polizia norvegese. Un uomo complesso, alcolizzato, dall’animo generoso e dalla mente brillante, che da 4 anni mi fa battere il cuore.
** Come è facile intuire, qui è la natura a farla da padrona, ma una cosa mi ha stupito: scoprire quanti giovani studenti italiani (e spagnoli) lavorano al mercato del pesce. Per farsi un’esperienza, per imparare una lingua, per ragranellare qualche corona … lontani da casa con un lavoro di merda, ma con la speranza di un grande futuro davanti. Alla faccia dei bamboccioni, insomma.