Se siete come me, quindi sognate tanto, vi piace anche raccontare i vostri sogni al malcapitato di turno. E inserirli nei vostri romanzi. Ma, considerando le facce che fanno le persone di fronte alle storielle oniriche, non sempre è buona idea.
Il punto è questo: i sogni raramente in un romanzo fanno progredire la storia. Costituiscono per lo più un intermezzo, una digressione, e come tali vanno dosati per non indispettire o annoiare chi legge. Tuttavia, ci sono delle eccezioni. In alcuni casi un sogno (o una visione) è parte integrante della trama o contribuisce a rendere più efficace la narrazione.
Devo ammettere che i miei primi tentativi di scrittura erano infarciti di sogni e affini. Con il tempo sto cercando di ridimensionare queste intrusioni, infatti nel romanzo attualmente in corso, in cui i sogni hanno una parte importante nella storia, ne ho inseriti appena due. Ne approfitto per fare alcune considerazioni.
Prima di tutto andrebbe considerato il genere che stiamo scrivendo. Va da sé che in una storia fantasy o simile i sogni, gli incubi e le visioni hanno un peso non indifferente. Prendete un libro come Le nebbie di Avalon, cosa sarebbe senza le visioni di Morgana? Ci sono poi tipi di storie in cui l'atmosfera onirica costituisce una parte integrante e fondamentale, come in un certo tipo di fantascienza o nei racconti del mistero genere Lovecraft. In queste tipologie, le scene dedicate a sogni e visioni devono inserirsi in modo naturale con la storia e il più delle volte la portano avanti.
Qualsiasi sia il genere di romanzo che state scrivendo, i sogni che inserirete - come qualsiasi altro intermezzo - devono essere sempre funzionali. Quindi, piazzarli qua e là come riempitivo è una pessima idea, è una deviazione che annoierà inevitabilmente il lettore. Dovremo chiederci prima di tutto: cosa voglio dire con questo sogno? In linea generale, contiene un messaggio essenziale alla trama?
Motivi validi per inserire un sogno possono essere:
- mostrare paure, desideri e intenzioni del protagonista
- anticipare un evento futuro
- rivelare un'ossessione, una fantasia, un sogno a occhi aperti in palese contrasto con la realtà
- far scoprire qualcosa sul passato del protagonista, su un trauma per esempio (incubi, sogni ricorrenti)
- mostrare il futuro (premonizioni, visioni)
- far comprendere qualcosa di importante al protagonista (sogno rivelatore)
Se inseriamo un sogno dobbiamo tener presente che lo stacco tra realtà e sogno deve essere comprensibile. In alcuni casi può essere utile formattare la parte del sogno in corsivo per una distinzione a colpo d'occhio tra realtà e sogno. Oppure chiarire subito che il personaggio sta sognando/fantasticando/avendo una visione o quello che vi pare.
Come per altri elementi, è bene non inserire dei sogni nelle prime pagine, men che mai come incipit. Peggio ancora è far credere che una scena sia reale per poi lasciar scoprire al lettore (magari solo alla fine del capitolo) che non lo era. E' una cosa che fa venire voglia di buttare il libro dalla finestra. Un simile espediente - quello di lasciare la scena nell'ambiguità e far pensare a qualcosa di reale anche se non lo è - è usato sempre più spesso in film e serie tv, e può essere accettabile solo in specifici casi. In un romanzo, secondo me, è meglio non farlo.
D'altra parte il sogno all'inizio di una storia può essere un espediente narrativo utile, nel caso si voglia introdurre il lettore in un mondo di fantasia o surreale. Esempi che mi vengono in mente a questo proposito sono la Divina Commedia e Le avventure di Alice nel paese delle Meraviglie.
Inoltre, lo spazio dedicato al sogno deve essere breve (a meno che ovviamente la storia non appartenga a un genere di fantasia). Dilungarsi con i dettagli è fuori luogo, dobbiamo comunque tenere presente che si tratta di una scena non-reale: quanto può dunque interessare al lettore com'era fatta la moquette della stanza d'albergo in cui il personaggio si trova nel sogno? I particolari ambientali o di altro genere devono più che mai essere limitati all'essenziale, per dare un quadro, un'idea e niente più.
Va tenuto conto che il modo in cui percepiamo la realtà e quello in cui sperimentiamo in sogno sono diversi. Dal momento che non possiamo usare tecniche cinematografiche per "sfumare" le immagini, un effetto bianco e nero, e cose simili, dobbiamo fornire al lettore un'impressione onirica con le parole, accentuando magari determinati particolari sensoriali per renderli molto intensi e lasciare sullo sfondo cose meno importanti, proprio come accadrebbe in un sogno vero. Anche i dialoghi nei sogni hanno un aspetto diverso, sono molto più "sospesi nel nulla" rispetto alla realtà.
Il sogno, poi, ha sempre una forte componente simbolica. Gli elementi che usiamo devono richiamare qualcosa d'altro rispetto all'evidenza, devono evocare e trasmettere più che dire, mostrando una grande affinità con la poesia.
Infine, il conflitto all'interno di un sogno può contribuire a tener viva l'attenzione, molto più che in altre scene. Se raccontate un sogno idilliaco del vostro personaggio, mentre cammina a piedi nudi su un prato e si mette a cogliere le margherite, l'interesse del lettore calerà inesorabilmente, anzi probabilmente sarà tentato di saltare il brano infastidito. Quale che sia lo scopo della scena di sogno, un pizzico di pepe non deve mancare.
E a voi piace raccontare sogni all'interno delle vostre storie? Come li usate?
Anima di carta