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Il punto di forza del cinema dei Coen è sempre stato quello di saper raccontare un mondo intero con pochissime parole. Raccontano noi stessi con storie che non sono mai intime. Facciamo sempre autoanalisi con vicende mai personali. Non ci sono confessioni o facili e pretenziose spiegazioni del mondo. Siamo davanti a flussi che s'avvicendano facendoci assaporare le varie condizioni umane per dirci alla fine "fai un po' tu". Ma soprattutto, i Coen ti fanno sentir cinefilo nonostante i loro film siano gli unici che tu abbia mai guardato.
Llewyn è un musicista fallito che non vuole legarsi a nessuno ma che ha comunque la faccia tosta di chiedere prestiti, passaggi, posti letto e favori vari. Llewyn dovrebbe essere un genio incompreso? Ovviamente i Coen non sono così banali. La musica di Llewyn non interessa a nessuno perché non è né innovativa né tradizionale. Llewyn è un coglione ragazzi, e stop. Il punto di forza del film infatti è la mediocrità del personaggio. Il punto di forza del film è che Llewyn è un coglione. Si dice in giro.
Be' ma è un po' troppo facile così, no? Questo è infatti il primo film della loro fantastica filmografia in cui non accade niente. Il primo che non ti fa sentire cinefilo. Manca la forza sotto i dialoghi minimali. Maca la carne che dovrebbe sentir freddo e patire la fame. E il cuore che dovrebbe dipserarsi. Ecco, forse un è un film sull'apatia. Ma mancano i paesaggi, la storia che sa comunicare a tutti e i soliti squisiti personaggi di contorno a cui eravamo abituati. C'è solo tanta musica di merda che per quelche motivo siamo costretti a dire che ci piace. Come questo film d'altronde.
Giuseppe Bonafede