Per quanto mi riguarda, anche avendo sorpassato i 30 anni, sono sempre convinto che l’interno del nostro corpo funzioni come ci veniva mostra su “siamo fatti così”, il bellissimo cartone educativo sul funzionamento del corpo umano. Ebbene sì, sono convinto che le piastrine che fanno cicatrizzare le ferite siano vestite da cowboy, che gli anticorpi siano dei poliziotti ciccioni vestiti di bianco e che quando invio un impulso dal mio cervello alla mia mano per scrivere al computer, parta una sorta di ibrido da Majin Bu e un puffo con una pergamena in mano. Potete dire quello che volete: per me il corpo funziona così, dopotutto lo diceva anche il titolo.
Ma ecco che a circa 20 anni di distanza da quelle immagini, la Disney Pixar tenta di replicare il successo dando di nuovo forma all’interno del nostro corpo. Più precisamente al nostro cervello: comandato dalle cinque emozioni principali (Gioia, Disgusto, Rabbia, Tristezza e Paura) chiuse in una sorta di centro operativo – praticamente lo stesso posto dove stava il vecchio con la barba del cartone di prima – che a seconda della loro influenza ci spingono a fare questa o quest’altra cosa. Protagonista della pellicola è la piccola Riley e le sue cinque emozioni, capeggiate da Gioia che vuole sempre che la sua piccola sia felice. Un’impresa difficile in un mondo non sempre ricco di spunti per la felicità. Alcune situazioni “interne” poi fanno scoprire a Gioia e Tristezza il mondo all’esterno della loro control room, fatto di ricordi archiviati o gettati, immaginazione e pensiero. Per giungere, infine, a una nuova consapevolezza di quello che possono davvero fare le emozioni per gli essere umani…o gli altri esseri viventi.
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