Magazine Cinema
Eccoci di nuovo qui. Lasciatoci alle spalle lo speciale di aprile sui Whispering Corridors, è giunto il momento di guardare oltre, a questo mese di maggio già iniziato e con il quale tutto dovrebbe (deve) tornare alla normalità. Così almeno mi auguro. Il lungo lavoro di scrittura di cui avete appena letto la conclusione è stato difficile da strutturare e portare avanti, passo dopo passo, fino alla fine. Fortunatamente non ho ripetuto l'errore dell'anno scorso e, questa volta, la preparazione è stata anticipata di molti mesi, tanto che alla fine di marzo avevo già scritto tutti i post, eccetto l'ultimo, li avevo già impaginati con le immagini e i video che avete visto e, ovviamente, li avevo programmati per la pubblicazione automatica. Quello che alla fine ho dovuto fare è stato collegarmi di tanto in tanto e rispondere ai commenti che fioccavano in una quantità anche per me inaspettata. È andata anche meglio di quanto sperassi.
Fortunatamente, dicevo, era già tutto programmato, perché altrimenti non sarei mai riuscito a mantenere quei ritmi infernali e a concludere così come ho concluso. E' stato un mese difficile per il sottoscritto, il quale, per giorni interi, non è nemmeno riuscito ad avvicinarsi al computer. Alcune ombre sono scese a turbare la serenità mia e della mia famiglia e la luce del sole, ad oggi, ancora fatica a squarciare le nubi. Ci sono cose a cui pensi di essere preparato, almeno in via del tutto teorica, ma non è mai così. L'alternanza del giorno e della notte non è mai scontata e dietro l'angolo c'è sempre qualche dannata cosa che viene a scompigliare quelle che pensavamo essere le nostre certezze e aprile, al di là dell'apparente serenità che è forse potuta trasparire dal blog, è stato un mese dannato.
Ancora più dannati probabilmente saranno i mesi che verranno, nel corso dei quali la mia presenza sul blog potrebbe a un certo punto rallentare in maniera anche sensibile. I tredici post dell'ultimo mese sono stati un sogno irripetibile che difficilmente si ripeterà, ma anche il classico malloppo di sei o sette post al mese potrebbe venire ridimensionato ulteriormente. Forse non da subito, ma potrebbe accadere. Nel frattempo cerco di scrivere, almeno finché il mio tempo non viene richiesto altrove, scrivo in modo da non lasciare grossi vuoti nella programmazione. Scrivo perché scrivere mi impegna la mente e perché non c'è nulla come il mettere parole nero su bianco che mi aiuta ad organizzare i miei pensieri. Un post brevissimo quello di oggi, diversamente dalle mie abitudini, ma direi che va bene anche così. Vi lascio con un pezzo musicale di una band svedese tra le mie preferite, un brano che ho ascoltato fino alla nausea in queste ultime settimane e che giustamente inserisco in questo punto del blog un po' a sigillare un periodo. È un brano di una tristezza infinita, per cui meglio tenere a portata di mano i fazzoletti.