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In un primo momento non sembra nulla di grave, ma il mattino seguente, quando è ora di andare a scuola, il papà si accorge che il bambino è privo di sensi. Arrivati in ospedale i Lambert apprendono la triste notizia: Dalton è in una strana forma di coma e, pur non avendo riportato danni cerebrali, non risponde agli stimoli. Un'anomalia che i medici non riescono a spiegare e che costringerà per i tre mesi successivi Renai e Josh a trasferire il bambino a casa e ad affrontare le costose cure mediche di un'assistenza a domicilio. E' proprio nel momento in cui il bambino torna nella sua cameretta che iniziano ad accadere cose strane: rumori, allarmi che scattano nel cuore della notte facendo balzare il cuore in gola, voci e presenze in giro per la casa che iniziano a terrorizzare Renai durante le giornate che trascorre da sola con i tre bambini. Preoccupato per lo stato mentale della moglie e per la sicurrezza dei bambini, Josh decide che è arrivato il momento di lasciare la casa.
Un nuovo trasloco, una nuova casa ma le cose purtroppo non cambiano. In aiuto della coppia arriva a questo punto Lorraine, la madre di Josh, che comprendendo alla perfezione lo stato d'animo di Renai, decide di chiamare in causa Elise, una sua vecchia amica medium. Dopo aver mandato in ricognizione i suoi due impavidi assistenti, la donna entra in casa comprendendo immediatamente che il problema che affligge la famiglia è da attribuire unicamente al piccolo Dalton.
Ci si lamenta spesso che il cinema, tra remake ufficiali e plagi più o meno velati, non abbia più nulla di nuovo da dire. “Insidious” sembra seguire questa corrente: una casa maledetta (la saga di “Amityville” o quella de “La casa”); fantasmi e strane apparizioni (“The others” e gran parte dell’horror orientale); un bambino tra coma e possessione (“Patrick” e “L’esorcista”). Inoltre, ci sono diversi elementi che legano “Insidious” a “Poltergeist - Demoniache presenze”, cult horror degli anni ’80 diretto da Tobe Hopper, ma vera e propria creatura di Steven Spielberg (soggetto, sceneggiatura, montaggio e produzione). Infine, la natura al principio banale della storia, con riprese che insistono sulle attività quotidiane della famiglia ricordano “Paranormal activity” di Oren Peli, qui nei panni di produttore. Nonostante queste palesi analogie, “Insidious” percorre una strada tutta sua. Il regista James Wan e lo sceneggiatore Leigh Whannell, creatori di “Saw”, stavolta non hanno bisogno di torture gratuite o spargimenti di sangue.
La storia ben progettata che riesce ad andare oltre i cliché dei film di fantasmi e di case infestate, le figure misteriose ben nascoste nell’oscurità, il sonoro inquietante (la voce tra i disturbi del baby control), la presenza dell’intruso che si insidia nella tranquillità familiare, fanno sì che l’atmosfera di “Insidious” sia tesa, angosciante, a tratti agghiacciante. Ogni fotogramma trasuda terrore. In alcuni sono presenti figure che l’occhio umano difficilmente riesce a cogliere, messaggi (quasi) subliminali che vengono comunque percepiti. Quando la mdp avanza lentamente nel buio, è facile immaginare che sia il preludio di un’apparizione improvvisa ma Wan rimuove ogni certezza variando i tempi e i punti delle apparizioni.
E’ inevitabile che la tensione scemi un po’ quando la storia viene svelata, ma l’entrata in scena di nuovi personaggi aggiunge nuovo interesse. Oltre la classica medium, vediamo infatti i maldestri e simpatici “ghostbusters” con le loro curiose apparecchiature. La narrazione, a questo punto, ha una svolta quasi fantasy/horror con rimandi alle visioni oniriche di “Twin Peaks” e “Fuoco cammina con me” di David Lynch e ai sogni delle vittime del celebre “Nightmare”.
Il cast di “Insidious” si rivela molto convincente. James Wan lo dirige con molta cura. L’inspiegabile malattia dei figlio e le continue apparizioni da un lato accrescono la tensione, ma dall’altro sgretolano gradualmente il legame della giovane coppia. Tutto avviene quasi sempre in assenza di Josh, il quale risponde ai problemi allontanandosi dalla famiglia e gettandosi nel lavoro. Renai rimane così sola, incredula e assillata dal timore di non essere creduta. Le interpretazioni di Patrick Wilson e Rose Byrne sono dunque efficaci. Non ci sono comportamenti illogici se non quelli dettati dalla paura e dall’incoscienza. La prova migliore è, tuttavia, quella di Lin Shaye nei panni della medium. Ottime anche quelle di tutti gli spettri, in particolare quelli che non potendo partecipare ai dialoghi incutono terrore con gesti e sguardi raccapriccianti (da notare come uno di questi ricordi il video “Black hole sun” dei Soundgarden).
Una buona prima parte, una seconda interessante ed un finale sorprendente, che ci mostra una versione del tutto inedità dell'aldilà (l'Altrove), fanno di “Insidious” uno dei migliori film horror degli ultimi anni. Da sottolineare il colpo di scena che rincuora tutti i fan del genere e, ovviamente, apre le porte ad un possibile sequel.
FINALE (spoiler) Negli ultimi istanti del film, quando sembra essere giunti al "lieto fine", la medium si rende conto che il corpo dell'uomo (Josh) è sempre stato posseduto dallo spirito di quella donna col velo, fin da bambino; si ricollega infatti alla repulsione che ha sempre avuto per le foto.
Ci sono dei particolari che se ci si ripensa lo confermano, ad esempio verso l'inizio del film si evidenzia la fissazione maniacale di Josh per le rughe intorno agli occhi o per un capello bianco che spunta, un atteggiamento più femminile.
Loro pensavano che erano riusciti a scacciare quello spirito che lo perseguitava quando era piccolo, ed invece se ne era impossessato. Infatti prima di rietrare nel suo corpo lui urla non contro lo spettro della donna velata, ma con la sua immagine riflessa in uno specchio dell'Altrove.
Fonti:
http://www.movieplayer.it
http://www.cinemaeviaggi.com
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