Magazine Palcoscenico

Insieme da Soli | Spettacolo di teatro acrobatico

Da Riflessialmargine
Due corpi volteggiano nell'aria, nessuna parola, un dialogo silenzioso attraverso una danza aerea di due corpi in continuo avvicinamento/allontanamento. E' andato in scena al Teatro Furio Camillo dal 22 al 24 maggio "Insieme da Soli", spettacolo di teatro acrobatico della Compagnia Materiaviva Perfomance, una compagnia nata nel 1992 da variegate esperienze artistiche, la quale unisce varie forme espressive, dal teatro alla danza, all'arte cincense a quella di strada. La performance artistica di e con Roberta Castelluzzo e Luciano Capasso, racconta la storia - o non storia - di un uomo e una donna, o meglio due entità corporee, sospese a mezz'aria, unite e divise. Due corpi che si cercano ma che tuttavia rimangono sempre soli nei loro virtuosi aneliti verso il cielo. L'acrobatica aerea è una disciplina affascinante, faticosa e, agli occhi di un profano, può sembrare persino molto pericolosa. Una componente di pericolo c'è, ma grazie al duro lavoro, al perfezionamete della tecnica il rischio si riduce progressivamente. Rimane il fascino, il fascino di due corpi equilibrio di nervi e muscoli, tesi eppure eleganti nelle loro aeree rappresaglie. Peccato sia un genere di cui si parli poco, perché il suo potenziale espressivo è davvero notevole e spesso al pubblico mancano gli strumenti essenziali per poter apprezzare nel suo complesso il lavoro. Dunque che resta? Resta l'emozione, quella pura, spogliata dal linguaggio parlato, immersa in una forma più ampia di dialogo, universale, come il corpo. Spesso l'esperienza di questi linguaggi ignoti arriva molto più ad essere apprezzata proprio dai profani, perché la si può cogliere nella sua essenzialità. E proprio di quell'essenzialità siamo andati a caccia, avidi cercatori di un'esperienza che ci aprisse la porta di un sogno proibito. Ma lo spettacolo "Insieme da Soli" si colloca in una posizione ancora distante dal risultato sperato. Si è tentato di raccontare, ma l'emozione non ci ha travolto come un'onda possente, abbiamo sentito un gran boato ma la luce che si è sprigionata era un fuocherello che non è divampato del tutto. L'emozione resta a terra, mentre i corpi agili e forti si librano prendendo le distanze da quella terra ferma su cui è rimasta a languire una storia che non ha preso il volo. La volontà del gruppo di superare il semplice virtuosismo tecnico si è spenta in un'evoluzione troppo ovattata e lenta, c'era la qualità tecnica - notevolissima quella di Luciano Capasso - ma mancava il colore, ed è mancato un punto di contatto concreto tra narrazione e le doti acrobatiche degli interpreti, troppo sfilacciate e slegate, pertanto non si è creata quella sintesi artistica che permettesse al lavoro di sviluppare un'autentica drammaturgia dei corpi. 
Un lavoro certamente non facile se si pensa che certe forme artistiche vanno avanti soprattutto per l'amore di pochi, pertanto in primo luogo viene a mancare lo scambio e confronto artistico sul territorio che sempre permette un arricchimento della ricerca espressiva, e in secondo luogo probabilmente anche le condizioni economiche non consentono una totale devozione al lavoro - ma questo è vero un po' per tutte le forme artistiche nella nostra Italia contemporanea. Anche per questo servirebbe più sostegno da parte di enti pubblici e pubblico, per consentire agli artisti di fare gli artisti a tempo pieno e poter approfondire i propri lavori con sempre maggior minuzia e qualità dei risultati. Per ora affidiamo i nostri cuori a degli artisti solitari, impegnati a scalare l'invisibile corda dei sentimenti popolari/istituzionali distrattamente addormentati con la sola forza del loro impegno, del loro sudore, del loro amore. L'arte e gli artisti meritano più rispetto.
Matteo Di Stefano

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